Ce la siamo voluti andati a vedere con i nostri occhi la conclusione della campagna elettorale di Potere al Popolo in Campania. In queste settimane abbiamo cercato di seguire con attenzione quella che è diventata una sfida politica a tutto campo in una regione strategica per il paese.
Nel computo della partita tra Pd e destra, la Campania appare l’unico risultato sicuro per il primo. Ma il prezzo è già stato e sarà salato.
Intorno al conducator De Luca si è aggregata una trasversalità di interessi che ha messo insieme personaggi e forze di sinistra, centro, destra, perfino diversi “impresentabili”. Quello della Campania è diventato un modello di potere. Che possa diventare modello di sopravvivenza e magari di affermazione del Pd non può che inquietare chi ha mantenuto un minimo di coscienza.
La coraggiosa sfida aperta da Potere al Popolo a questo modello merita la dovuta attenzione e, dove possibile, il massimo sostegno. E allora siamo andati a vedere e sentire che aria tira, dovendo però limitare il nostro viaggio all’area metropolitana di Napoli. Non ci sfugge la consapevolezza che la regione Campania è anche altro: ci sono le vastissime e contraddittorie province di Salerno e di Caserta, ci sono i piccoli centri dell’Irpinia e del beneventano che alla fine peseranno sui risultati. Ma è evidente come le aree metropolitane continuano ad essere i luoghi dove quantità e qualità delle contraddizioni aprono spazi di conflitto sociale e di progetto di consistenza strategica,
Abbiamo cominciato da Giugliano (rischiando di rimanere chiusi sul treno perché alla stazione di Aversa le porte non ne volevano sapere di aprirsi).
Giugliano è nella Terra di Lavoro. Così veniva chiamata l’immensa area agricola e fertile che dal nord di Napoli arriva fino al basso Lazio. Ma adesso è più conosciuta come la Terra dei Fuochi, e terra di camorra. Un intreccio palese, noto a tutti e incistato profondamente in quel territorio devastato dall’inquinamento dell’aria e del terreno, da una urbanizzazione selvaggia e totalmente deregolamentata e da un sistema politico/affaristico strettamente connesso con la criminalità.
Si entra e si esce dai paesi senza accorgersene se non per i cartelli. E’ un continuum edilizio congestionato dal traffico nelle ore di punta. E spesso si tratta di comuni grandi come città. Giugliano ha 120mila abitanti (un capoluogo come Vicenza, per dirne una a caso, ne ha 112mila).
Giugliano
Il comizio finale di Potere al Popolo si svolge in piazza Matteotti, una piazza piena di gente seduta nei bar e sede di quasi tutti i comitati elettorali dei candidati sindaci. Su uno dei balconi stavolta c’è anche uno striscione anomalo: quello di Potere al Popolo. Una novità assoluta per questo territorio.
Il candidato sindaco di Potere al Popolo a Giugliano è Arianna Organo, tre figli, attivista storica delle lotte dei disoccupati e contro le devastazioni ambientali. L’unica donna a candidarsi come sindaco in un comune dove le liste esistono sulla base di “filiere familiari” note a tutti.
Arianna parla alla piazza con serenità e determinazione. Conosce a menadito i problemi di questo territorio ma inaugura il suo intervento esprimendo solidarietà agli attivisti No Tav portati in carcere. Dalle sue parole emerge la possibilità di poter coniugare finalmente le vertenze territoriali con un progetto politico generale come Potere al Popolo. La stessa cosa si rileva dal tono e dai contenuti dell’intervento in piazza di Giuliano Granato il candidato di Potere al Popolo per la Regione Campania.
E stavolta il messaggio “arriva” anche alla gente normale e non solo alla compagneria.
Negli interventi si sente la consapevolezza ma anche la forza di aver messo in campo finalmente una alternativa all’esistente, cioè quel blocco politico/affaristico del tutto trasversale che devasta e imbriglia territori, condizioni di vita, aspettative.
Inutile dire che il morale è alto. Stavolta non si è stati ai margini né in posizione subalterna in una contesa politica, si è ridato strumenti e contenuti ad una autonomia di classe che da troppo tempo era stata offuscata dal politicismo, noioso e inefficace da troppi anni.
“Comunque vada ci siamo presi il nostro spazio politico e adesso le nostre istanze hanno una cornice politica più completa che prima mancava”. Insomma il risultato sarà importante, ma il solo fatto di aver ingaggiato la sfida ha creato una condizione nuova, diversa e utile per il futuro.
E proprio il futuro, anzi la Campania del futuro, è stato il tema della campagna elettorale di Potere al Popolo per le regionali.
Nel pomeriggio di venerdi Potere al Popolo chiude in piazza a Napoli una campagna condotta al cardiopalma. Con le firme da raccogliere in pieno agosto, con convalida fatte il 16 agosto mentre la gente scappava al mare. E poi con le limitazioni imposte dalle misure anticovid che su attiviste e attivisti abituati alla piazza, ai rapporti sociali, se volete ad una certa fisicità solidale, sono state un vero e proprio tormento.
Le ferie saltate e la corsa continua a cercare di riempire e creare tutti gli spazi possibili, le vedi sulle facce delle compagne e dei compagni. Stanchissime ma belle, con l’entusiasmo che deve mediare con la scaramanzia, con l’idea di aver fatto e dato tutto il possibile per farla vedere questa alternativa all’esistente.
All’ora di pranzo, insieme a Mimmo, Maria Pia e Gina, candidati di Potere al Popolo, ce ne siamo andati ai cancelli della FCA/Fiat di Pomigliano D’Arco al cambio turno degli operai. Alle 13.30 centinaia di operai escono e altrettanti ne entrano. Due anni fa molti di questi operai hanno votato il “compaesano” (Di Maio). Oggi non ne saremmo così sicuri. E’ vero, il reddito di cittadinanza in questi territori ha dato sostegno concreto a migliaia di famiglie in difficoltà, e le campagne contro questo strumento continuano ad apparirci ignobili.
Pomigliano, i cancelli della Fca/Fiat
Ai cancelli chi esce ha facce che non incontri nel centro storico di Napoli. Portano la stanchezza di otto ore di produzione con i ritmi imposti dal modello Marchionne, E chi entra sa che questo è ciò che lo aspetta per le prossime otto ore.
Dare volantini elettorali in questa condizione qualche disagio te lo crea eppure, diversamente che in altri contesti, la maggior parte degli operai i volantini se li prende, forse per abitudine o per curiosità. Più facile parlare con chi è in attesa di entrare condividendosi la poca ombra disponibile sotto il sole. Più difficile parlare con chi ha staccato ed ha fretta di allontanarsi da quello stabilimento situato in una landa.
Ma il candidato di Potere al Popolo stavolta non è un marziano o un prestigioso professionista, è un giovane operaio come loro, licenziato per motivi sindacali, insomma una bella differenza e questo rende un po’ più facile la comunicazione.
Arriva la sera e l’appuntamento finale di Potere al Popolo a Napoli è in piazza del Gesù. Scende la sera e la piazza si riempie. Altrettanto stanno facendo a Cava De’Tirreni e Giugliano con i candidati sindaci di Potere al Popolo. A Cava lo stesso candidato Davide Trezza mostra una evidente e piacevole sorpresa di fronte ad una piazza piena. A Giugliano, dopo la chiusura in piazza di giovedi si è scelta un’ultima sera più conviviale. E poi si riparte con il “corpo a corpo” sui territori.
Cava De’ Tirreni
Lo stesso sta accadendo anche più a Nord: ad Aosta, a Senigallia, a Macerata, a Faenza, Potere al Popolo ha presentato i propri candidati a sindaco per dare un segnale di rottura e alternativa a tutto campo.
Alle regionali in Toscana la scelta è stata quella di contribuire alla lista unitaria Toscana a Sinistra con i propri candidati in lista. Un esperimento che sta facendo i conti con il consueto ricatto del voto utile messo in campo dal Pd su una regione storica la cui dipartita segnerebbe indubbiamente un trauma.
Napoli
A Napoli dal palco viene srotolato nella piazza un tappeto rosso, un “red carpet” del tutto anomalo, sul quale le candidate e i candidati di Potere al Popolo – dopo aver spiegato rapidamente il senso e gli obiettivi del proprio impegno – sfilano e si prendono l’abbraccio della piazza, ma stavolta non per dare lustro a un lussuoso vestito ma alla meraviglia di un esperienza che ha posto al centro il futuro di una regione massacrata da contraddizioni irrisolte da decenni.
C’è tutto il senso di una sfida e di una credibilità che è venuto crescendo con l’esperienza e l’internità ai conflitti e alle sofferenze sociali. Potere al Popolo ha dato materialità ad una necessaria rottura di sistema e con il sistema. Lo spazio politico per ridare visibilità ad una alternativa è stato conquistato, magari a gomitate, ma è stato conquistato. E questo risultato appare già acquisito. Adesso ci sarà la verifica delle urne, terreno impraticato e spesso impraticabile che non sempre corrisponde alle aspettative. Ma un passaggio importante sul piano della rappresentanza politica è stato fatto, e da questo non si torna indietro
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