Un’altra buona notizia, peraltro registrata stavolta anche da un’agenzia di stampa certamente non “alternativa”, come l’AdnKronos. Fa seguito a quella che anche noi vi avevamo proposto qualche settimana fa.
Dopo oltre 40 anni si silenzio totale, sotto la cappa minacciosa della “dietrologia del potere” ha dominato il discorso pubblico, quello mediatico, e anche l’accademia. “dietrologia del potere” è un ossimoro, o una contraddizione in termini, che dovrebbe aiutare a capire come e perché la moltiplicazione dei “misteri” non sia mai stata una “ricerca della verità”, ma il suo opposto.
Ma cattedre universitarie, contratti di consulenza con le commissioni di inchiesta parlamentari, opinioni retribuite da pubblicare sui principali giornali, compensi televisivi per i talk show, sceneggiature cinematografiche o serial televisivi… tutto quel che costituisce un “riconoscimento sociale”, ed anche economico, è stato controllato e distribuito secondo le regole della politica dominante.
Di questa politica il Pd – erede squacquerato del peggiore Pci – è stato dominus assoluto e anche invidiato. Tanto che anche la destra ha provato a costruire una propria “dietrologia”, con lo scomparso parlamentare Fragalà e qualche pessimo giornalista frettolosamente riverniciato da “storico”.
La serietà dello sforzo si può misurare dal “metodo” usato: là dove la dietrologia “di sinistra” metteva la Cia (nel tirare i fili di qualsiasi evento), la destra metteva il Kgb. Tutto lì.
Ma i tempi cambiano, e dopo 40 anni l’interesse a mantenere “blindata” la ricostruzione storica sugli anni ‘70 e dunque anche sulla lotta armata è molto scemato. Anche a livello economico, non garantisce più “entrate facili e sicure”, né folgoranti carriere universitarie.
E dunque normali storici e ricercatori possono ora “esporsi” nel definire fake news questo o quel “mistero” sulla base della documentazione e delle testimonianze acquisite, secondo il metodo proprio della storiografia (fonti e documenti).
Speriamo ovviamente che questa piccola frana diventi valanga. Seppellendo nella vergogna i dietrologi (la parte della “sinistra” che se ne è nutrita è già stata seppellita dalla Storia e nelle urne) e resituendo al Paese la possibilità di guardare alla propria stessa evoluzione senza i paraocchi disegnati da un potere di merda.
Qui di seguito il lancio dell’agenzia AdnKronos, diramato ieri.
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In meno di un mese i firmatari “contro la dietrologia” sul sequestro Moro sono più che raddoppiati. A quei 23 tra storici, ricercatori, studiosi indipendenti e giornalisti che lo scorso 17 agosto avevano reso noto il loro circostanziato dissenso “sulle fantasie di complotto” (in modo particolare sulla vicenda di via Gradoli), si sono aggiunti altri 28 analoghi firmatari e portato a 51 il numero totale.
L’obiettivo è “spazzare via una volta per tutte la ‘fake news’ che vuole esistente un legame occulto tra il Sisde e le Br”: legame, in realtà, “sempre smentito dalle ricerche storiografiche e dalle risultanze processuali”, si spiega nel documento.
“L’attività giudiziaria e delle diverse commissioni d’inchiesta ha accertato che Moro non è mai stato tenuto sotto sequestro nei locali di via Gradoli, che fungevano invece da base per due brigatisti, Mario Moretti e Barbara Balzerani“, scrivono i firmatari, sottolineando che “l’ultima Commissione Parlamentare d’inchiesta sul caso Moro ha addirittura effettuato un’indagine Dna sui reperti sequestrati nell’appartamento di via Gradoli, constatando l’assenza di tracce genetiche riconducibili ad Aldo Moro“.
“Dal punto di vista culturale, e politico, mi sembra che il nostro pacatissimo intervento sia stato un fatto significativo“, commenta lo storico Marco Clementi, uno dei primi a sottoscrivere il documento. “È stata una presa di posizione rilevante per molti motivi, mi limito a citarne uno: richiama tutti, ma proprio tutti, a misurarsi con il principio di realtà e per esempio con la cronologia dei fatti. In breve, è la rivincita del punto di vista storico sulle dietrologie raffazzonate che hanno mistificato le narrazioni successive al sequestro“.
I firmatari sono storici universitari, ricercatori indipendenti, giornalisti dedicati al tema. Molti tra loro hanno pubblicato saggi di ricostruzione sulla lotta armata e più in generale sui bellicosi anni Settanta.
E ci sono anche studiosi stranieri, come Richard Drake, professore di storia alla University of Montana, autore di “Il caso Aldo Moro” (Tropea). Da segnalare le firme di Monica Galfrè e Massimo Scavino e di autori come Aldo Grandi e Massimiliano Griner, mentre si preannunciano altre firme che potrebbero ulteriormente ampliare il numero.
“Tanto da rendere esplicito – spiega Matteo Albanese, ricercatore presso l’università di Padova – un bisogno ormai diffuso: quello di processare criticamente le tante congetture, amplificate da molta e disattenta stampa come verità acquisite. Vere e proprie fake news, diciamolo. Stiamo ragionando sull’opportunità di intervenire più spesso, se e quando necessario“.
Ai precedenti 23 firmatari (Matteo Antonio Albanese, Gianremo Armeni, Andrea Brazzoduro, Frank Cimini, Marco Clementi, Andrea Colombo, Silvia De Bernardinis, Christian De Vito, Italo Di Sabato, Eros Francescangeli, Mario Gamba, Marco Grispigni, Davide F. Jabes, Nicola Lofoco, Carla Mosca, Paolo Persichetti, Giovanni Pietrangeli, Francesco Pota, Ilenia Rossini, Elisa Santalena, Vladimiro Satta, Giuliano Spazzali, Davide Steccanella, Ugo Maria Tassinari) si sono aggiunti altri 27 tra storici e ricercatori.
Ecco i nuovi firmatari: Luca Alteri, Sapienza Università di Roma e Istituto di Studi Politici “S. Pio V”. Sociologo, studia la questione urbana e la partecipazione politica non convenzionale; Alessandro Barile, ricercatore in Storia contemporanea, Sapienza università di Roma; redazione Zapruder; Mario Ayala, storico, professore associato Universidad Nacional de Tierra del Fuego, Antártida e Islas del Atlántico Sur; Chantal Castiglione, scrittrice e studiosa dei movimenti sociali; Francesco Catastini, ricercatore all’Università di Padova; Fabio de Nardis, professore associato di sociologia dei fenomeni politici, Università di Foggia e Università del Salento; Paolo De Nardis, ordinario di Sociologia presso Sapienza Università di Roma, dirige l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”; Monica Galfrè, professore associato di Storia contemporanea, Università di Firenze; Aldo Grandi, giornalista e saggista; Massimiliano Griner, storico, sceneggiatore, autore televisivo e radiofonico; Guillaume Guidon, dottore in Storia Contemporanea all’Université Grenoble Alpes e ricercatore indipendente; Antonio Lenzi, PhD in storia dei partiti e dei movimenti politici, Università di Urbino; Ottone Ovidi, ricercatore presso l’università Paris 10 Nanterre, fa parte della redazione di “Storie in movimento/Zapruder”; Francesco Pota, ricercatore, redazione “Storie in movimento/Zapruder”; Alberto Prunetti, scrittore e traduttore; Tommaso Rebora, dottorando in Studi storici dal Medioevo all’età contemporanea, Università degli studi di Teramo; Susanna Roitman ricercatrice e docente dell’Universidad Nacional de Villa María, Argentina e direttrice dell’Osservatorio sul lavoro e conflitti di Cordoba; Marco Scavino, ricercatore di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino; Chiara Stagno, dottoranda in storia all’università di Torino.
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