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Ma davvero il problema dell’Inps è solo lo stipendio di Tridico?

Premesso che è vergognosa l’operazione di aumento spropositato dello stipendio di un dirigente pubblico fatta da un decreto del governo Lega-5 Stelle. Specialmente da parte di quest’ultimi che in campagna elettorale tuonavano contro gli stipendi altissimi dei manager pubblici, mentre appena arrivati al potere hanno attinto a piene mani dalle casse pubbliche per distribuire incarichi agli amici e alzare gli stipendi.

Rimane tuttavia da chiedersi: è davvero lo stipendio di Tridico il problema più grave del nostro sistema di previdenza sociale?

Ovviamente no. Proprio oggi (ieri, ndr)  il governo ha affermato che quota 100 non verrà rifinanziata dimostrandosi per quello che era, una manovra elettorale spot per capitalizzare il consenso nel breve senza nessuna visione del futuro del sistema pensionistico del nostro Paese. La riforma Fornero, votata anche dal PD, così torna a riaffacciarsi all’orizzonte nella sua integrità.

Il reddito di cittadinanza si è dimostrato un’arma spuntata per far fronte all’enorme emergenza sociale che viviamo.

Le conseguenze delle controriforme sul lavoro, tutte tarate sulla flessibilità contrattuale e salariale hanno peggiorato le condizioni di vita di milioni di lavoratori e lavoratrici e hanno messo in serio pericolo la stabilità del sistema di welfare pubblico.

Le politiche di austerità hanno fatto il resto, relegando la previdenza sociale ad un “lusso che non possiamo permetterci“, mentre i governi in questi anni hanno sperperato miliardi in incentivi a fondo perduto per le imprese.

Per una vera svolta delle politiche sociali allora non basterà tagliare lo stipendio di Tridico, che tra l’altro ha rinunciato al suo aumento solo quando è stato reso pubblico, ma guardare da un’altra prospettiva il welfare e il lavoro, ridando centralità ad un lavoro stabile e degnamente retribuito, alla redistribuzione della ricchezza attraverso una tassazione fortemente progressiva così da garantire a tutti e tutte.

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