Società classiste producono persone classiste, che poi magari finiscono nei consigli di istituto di un liceo della zona centrale di Milano, e deliberano requisiti di ammissione nella scuola degni della più elitaria delle società.
È quanto successo in questi giorni al Manzoni, liceo classico milanese, dove per rimediare al sovrannumero di iscrizioni per il prossimo anno, si è pensato bene di individuare due criteri: avere almeno la media del 9 in italiano, matematica e inglese, ed essere residenti nel centro di Milano (zona 1).
Due criteri tanto stringenti quanto dai connotati decisamente di classe, e dunque contrari a ogni principio di “scuola pubblica” come includente e solidale con e per tutti gli studenti – principio peraltro sotto attacco non certo da oggi.
La protesta degli studenti, almeno di quelli che non accettano di sentir silenziata la propria voce, non si è fatta attendere, producendo l’immediata sospensione (ma non ancora revoca) della delibera “in attesa di un ulteriore confronto”, fanno sapere dalla scuola.
Troppo grossa e troppo sfacciata la scelta dell’istituto, anche per un paese addormentato sugli ideali neoliberisti della competizione sfrenata e dell’esclusione sociale, di cui il Covid si è rivelato terribile detonatore.
Di seguito, riportiamo il comunicato dell’Opposizione Studentesca d’Alternativa (Osa) precedente alla scelta del consiglio, che ben inquadra la natura profonda della visione di scuola perpetrata nel paese.
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Ieri a Milano il liceo classico Manzoni ha comunicato che dal prossimo anno saranno ammessi solamente studenti usciti dalle scuole medie con una media pari o superiore al nove e che abitano nella zona centrale di Milano, mentre tutti gli altri non vi potranno accedere.
La dirigenza ha spiegato che questa decisione nasce dalla necessità di prendere delle misure di controllo e contenimento del coronavirus.
Tutto ciò è inammissibile ed emblematico della criminale volontà di sfruttare l’emergenza portata dal Covid per accelerare quel progetto europeo che da trent’anni a questa parte viene portato avanti da tutti i governi con il fine di trasformare la scuola in senso neoliberista, rendendola sempre più elitaria ed escludente.
Ma non solo, ribadiamo infatti che la scuola pubblica dovrebbe mettere al centro la sua funzione inclusiva di emancipazione sociale, ma da trent’anni a questa parte abbiamo visto come invece rappresenta la sempre più maggiore divisione classista della società, andando anzi ad aumentare ancora di più il divario sociale tra studenti e scuole di serie A e di serie B.
È infatti evidente come le scuole di serie A siano più finanziate, con l’intento di formare studenti privilegiati, più preparati e appartenenti alla futura classe dirigente, mentre gli studenti delle scuole di serie B vengono costantemente trascurati e istruiti a diventare futuri precari, facilmente ricattabili e loro servi.
Perciò, in nome dell’infame modello di scuola neoliberista promosso in primis dall’Unione europea milioni di studenti vengono ogni giorno lasciati indietro ed emarginati. Ma questa non è scuola.
La scuola non deve escludere ed emarginare gli studenti, la scuola oggi più che mai deve mettere al centro la sua funzione di emancipazione sociale, deve garantire il diritto allo studio a tutti senza lasciare indietro nessuno.
Per questo continueremo a lottare per una scuola che non sia fonte di aumento di disuguaglianze ma che sia realmente pubblica, inclusiva e accessibile a tutti, verso un nuovo modello di scuola che non risponda alle logiche spietate e antisociali dell’UE e del governo, che ne rappresenta le volontà e le politiche nel nostro paese.
GLI STUDENTI VI SMASCHERERANNO E SI RIPRENDERANNO TUTTO CON LA LOTTA!
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La pandemia rivela il classismo del Liceo Manzoni. Atto incostituzionale approvato dal Consiglio d’Istituto
La situazione di difficoltà legata alla diffusione del Covid mostra il vero volto di una scuola di classe: una scuola che applica selezioni sugli studenti in entrata, violando palesemente l’art. 34 della Costituzione “La scuola è aperta a tutti”, una scuola che si fa portatrice di un concetto di “merito” completamente distorto dalla propaganda degli ultimi decenni.
Il liceo classico Manzoni di Milano chiude le porte agli studenti che, negli ultimi due anni delle scuole di I grado, abbiano meno di 9 e 10 in alcune discipline (italiano, inglese, matematica) e a chi risiede in zone esterne a quella in cui si trova il liceo, una zona di Milano non certo tra le più popolari.
Tale decisione esula dalle competenze del Consiglio di Istituto, che può definire i criteri per accettare gli studenti in caso di numeri troppo alti, sempre comunque attenendosi al principio di inclusività della scuola e al diritto delle ragazze e dei ragazzi di scegliere l’indirizzo di studio più vicino alle proprie inclinazioni.
Chi viene escluso da queste decisioni? Le ragazze e i ragazzi delle periferie innanzi tutto. Quei giovani pendolari tra le zone di Milano che si spostano per frequentare la scuola che hanno individuato idonea alle loro inclinazioni. E non è forse questo il compito della scuola? Aiutare le studentesse e gli studenti a perseguire le proprie aspirazioni ed inclinazioni?
Ancor più grave il fatto che questa scelta arrivi dopo decenni di marketing delle scuole, determinato dall’autonomia scolastica e dall’eliminazione del bacino d’utenza che ha determinato la divisione tra scuole del centro, di serie A e scuole della periferia, di serie B: i ragazzi della periferia per svolgere un percorso scolastico di buon livello spesso devono spostarsi lontano da casa, ma ora glielo vogliono impedire.
Ma la scuola non è un luogo in cui si insegna l’esclusione, l’elitarismo, la separazione. È un luogo di inclusione, di conoscenza, di commistioni tra le mille sfaccettature della società in cui viviamo.
Per salvaguardare il diritto allo studio di tutte e tutti “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Cost. art. 3), per rendere concreto il principio dell’uguaglianza sostanziale per cui “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” (Cost. art. 3), Repubblica di cui la Scuola (quella con la S maiuscola) è primo e principale riferimento nella vita di ognuno, USB Scuola Lombardia agirà concretamente, chiedendo di verificare gli atti del CdI e impugnando, nelle sedi necessarie, l’illegittimità e l’incostituzionalità di scelte che mirano a snaturare la reale funzione della Scuola e dell’Istruzione Pubblica Statale.
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Consolato
Vergognoso, bisogna intervenire urgentemente!!!!