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15 anni dalla liberazione di Venaus. E un’altra attivista finisce ai domiciliari

A 15 anni dalla liberazione di Venaus, la lotta in Val di Susa continua più dura che mai.

I governi che si sono succeduti hanno perpetrato il tentativo di costruzione dell’alta velocità, e i valsusini hanno continuato tenacemente la loro trentennale resistenza, di cui l’8 dicembre segna una gloriosa ricorrenza.

All’appuntamento di quest’anno tuttavia ci si avvicina in una situazione in pericoloso smottamento, con un mondo sconquassato dalla pandemia e vecchi equilibri geopolitici in via ridefinizione.

In questo quadro, l’Ue prova a giocare la sua partita di polo imperialista scommettendo su parole d’ordine e investimenti che “guidino” l’Unione verso un’accelerazione in termini di sviluppo tecnologico, digitale e infrastrutturale.

Non è un caso che la Torino-Lione torni alla ribalta (se mai fosse andata in secondo piano) in quanto uno dei progetti indicati dal governo tra le voci di spesa per i soldi, se e quando arriveranno, del Recovery fund, ribattezzato nel tempo NextGeneration-EU.

Già questa priorità basterebbe a indicare il vero indirizzo degli investimenti che si aggireranno come spettri per tutto il territorio europeo, “a solo beneficio – come denuncia il Movimento No Tav – e profitto di potenti settori imprenditoriali”.

Di seguito riportiamo dunque la lettera dei No Tav indirizzata alle più alte cariche del governo italiano e di stanza a Bruxelles, dove si indicano priorità di spesa, e quindi di modello di società, alternative.

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8 dicembre 2020

15 anni dalla liberazione di Venaus

Lettera Aperta del Movimento No Tav al Governo italiano e all’Unione europea

Nel ricordo sempre vivo del glorioso 8 dicembre 2005 anche quest’anno il Movimento No Tav sarà in piazza, secondo le regole imposte dalla Pandemia Covid-19, per confermare nel presente e nel futuro la lotta alla Torino-Lione, vero e proprio Crimine Climatico.

I quattro appuntamenti previsti, a partire dal 4 dicembre, a Chiomonte, a Giaglione, a Torino e San Didero, e il proseguimento del presidio dei Mulini testimoniano la vitalità e la forza del movimento, pronto a denunciare ancora una volta lo spreco delle risorse economiche pubbliche e la devastazione ambientale che la realizzazione della Torino-Lione provoca.

La devastazione si annuncia con la prossima costruzione del nuovo autoporto della A32 su un terreno a San Didero – zona Baraccone – sotto il quale sono stati fraudolentemente interrati rifiuti pericolosi e sul quale, per decenni, si sono depositati diossine e PCB diffusi dai camini della limitrofa acciaieria.

Lo spostamento dell’attuale autoporto situato a Susa è motivato dalla necessità di voler costruire su quell’area una faraonica quanto inutile stazione “internazionale”, nonché di adibirla ad area di servizio e stazionamento treni: inoltre vorrebbero farla diventare anche il deposito temporaneo dello smarrino estratto a Chiomonte, con ulteriori conseguenze per la salute degli abitanti.

Serve un Piano nazionale garantito da un processo decisionale democratico

Il Governo ha già annunciato le Linee Guida per l’utilizzo dei 209 miliardi di euro del pacchetto NextGeneration-EU destinati all’Italia (la Torino-Lione è compresa), ma non ha attivato alcun dibattito democratico nel Paese in grado di rispondere con equità ai bisogni delle cittadine e dei cittadini.

Siamo di fronte al rischio di una “macedonia” di progetti priva di strategia

Negli anni l’Italia si è dimostrata incapace di utilizzare i fondi europei per la realizzazione di progetti di pubblica utilità: oggi, di fronte alle gravissime conseguenze umane ed economiche della Pandemia Covid-19, questo non dovrà più accadere.

Avvertiamo il grave rischio che le ingenti risorse previste dal pacchetto NextGeneration-EU possano essere utilizzate privilegiando i piani di Confindustria, che da tempo reclama la realizzazione di grandi opere infrastrutturali inutili, con la conseguente devastazione dei territori, l’emissione di enormi quantità di CO2, a solo beneficio e profitto di potenti settori imprenditoriali.

Sono indispensabili eque politiche di sostegno e di vero cambiamento

Noi, Movimento No TAV, in questa situazione di drammatica emergenza sanitaria, affermiamo che è urgente utilizzare tutte le risorse disponibili per le seguenti finalità per il benessere collettivo:

-sostenere le persone in difficoltà economica

-potenziare il sistema sanitario pubblico con adeguate strutture e personale

-rafforzare il sistema educativo e formativo pubblico

-potenziare il servizio di trasporto locale e realizzare una mobilità sostenibile

-ricostruire i territori devastati dalle alluvioni, dalle frane e dai terremoti

-accelerare la transizione ecologica creatrice di veri posti di lavoro

Crediamo che vi sia l’obbligo etico di utilizzare tutte le risorse disponibili per dare urgenti risposte adeguate alle vere necessità della cittadinanza, tra le quali quelle derivanti dalla Pandemia Covid-19 e dall’emergenza climatica.

Siano fermati gli sprechi e la realizzazione delle Grandi Opere Inutili e Imposte come la Torino-Lione.

Questa Lettera Aperta è stata inviata a:

  • Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei ministri
  • Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia
  • Paola De Micheli, Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti
  • Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente
  • Ursula von der Leyen, Presidenta della Commissione europea
  • Paolo Gentiloni, Commissario all’Economia
  • Adina Vălean, Commissaria europea ai Trasporti
  • Virginijus Sinkevičius, Commissario europeo all’Ambiente
  • David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo

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E intanto un’altra attivista NO Tav finisce agli arresti domiciliari per un volantinaggio

Da oggi anche #Stella sarà privata della sua libertà. Questo pomeriggio le sono stati notificati gli arresti domiciliari per il processo “Oggi Paga Monti”, lo stesso per cui Dana è ancora in carcere, Nicoletta lo è stata prima, Fabiola è ai domiciliari e altr* 9 No Tav hanno ricevuto altre misure restrittive.

In quella giornata Stella distribuiva volantini che spiegavano le motivazioni del perché del rallentamento al casello della Torino-Bardonecchia.

Non ci stupisce che la Procura di Torino si sia accanita tanto per un volantinaggio, l’intento come sempre non è di punire per il reato commesso, bensì colpire le idee. Anche perché le misure indicano esplicitamente che le è vietato ogni contatto con chi fa parte del movimento.

Aspetteremo di leggere le motivazioni del Tribunale di Sorveglianza, ma già si può notare la solita strategia criminalizzante nei confronti della resistenza contro l’inutile grande opera e della Val Susa.

Mandiamo a Stella tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà e continueremo a lottare anche per lei.

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