Hanno atteso il clima distratto della vigilia di Natale, hanno lasciato scemare l’indignazione per il brutale omicidio di Regeni ma infine lo scorso 23 dicembre la Fincantieri ha consegnato la fregata militare multiruolo classe Fremm agli ufficiali della Marina Militare dell’Egitto. La cerimonia presso i cantieri del Muggiano a La Spezia non è stata pubblicizzata, come avviene di solito e con tanto di fanfare. L’imbarazzo deve essere stato pesante ma, come vediamo, superato con estremo cinismo.
Da quanto risulta nessun rappresentante del governo ha partecipato alla cerimonia, né pare rintracciabile alcun comunicato ufficiale da parte dei vari Ministeri in qualche modo coinvolti (Ministero della Difesa, degli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico) o sul sito della Fincantieri.
La fregata multiruolo Fremm Spartaco Schergat, verrà ora ribattezzata dai militari egiziani “al-Galala”. Ma è solo la prima di due navi militari vendute all’Egitto. C’è infatti anche la fregata Emilio Bianchi.
Le due navi originariamente erano destinate (e quasi prossime alla consegna) alla Marina Militare italiana, ma poi sono state invece vedute all’Egitto senza alcuna comunicazione ufficiale al Parlamento, che negli anni scorsi aveva approvato lo stanziamento dei fondi per la loro produzione e fornitura alla Marina Militare nell’ambito del programma pluriennale di co-produzione con la Francia gestito dal consorzio internazionale OCCAR.
La Rete italiana Pace e Disarmo rammenta che lo scorso 16 dicembre il Parlamento Europeo ha approvato una specifica Risoluzione che denuncia l’aumento delle esecuzioni in Egitto, il ricorso alla pena capitale e le sistematiche violazioni alle libertà di espressione e dei diritti di difesa e nella quale, si esortano gli Stati membri dell’Unione Europea a sospendere la vendita di armi all’Egitto chiedendo “una revisione profonda e completa delle relazioni dell’Ue con l’Egitto”, ivi compresa la possibilità di misure restrittive nei confronti di alti dirigenti responsabili di violazioni dei diritti umani.
Eppure risulta che l’Italia si appresta a vendere alle forze armate egiziane altre quattro fregate, 20 pattugliatori, unitamente a 24 caccia multiruolo Eurofighter e 20 aerei addestratori M346 ed altro materiale militare del valore tra i 9 e gli 11 miliardi di euro.
E’ amaro constatare come l’indignazione non costi niente, così come poco o nulla valgono le vite sottoposte o uccise dalla brutalità di alcuni regimi piuttosto che di altri. Quando c’è di mezzo il business e soprattutto quello degli armamenti cala una coltre di silenzio e consenso bipartisan che mette i brividi, anzi mette rabbia.
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