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Il degrado di tutta una classe politica

Una crisi di palazzo che è ulteriore segno del degrado di tutta la classe politica. In questi mesi di terribile crisi pandemica e di crescente crisi economica e sociale, tutte le decisioni rilevanti sono state prese all’unanimità dalla maggioranza di governo. Anzi, spesso hanno avuto il consenso anche della destra parlamentare e di quella che governa direttamente ben 15 regioni italiane.

Quasi alla unanimità il Parlamento si è rifiutato di tassare i ricchi, di tagliare le spese militari, di ricostruire la sanità pubblica mettendo in discussione la sua privatizzazione, di aumentare le risorse necessarie alla scuola. Quasi alla unanimità le forze politiche hanno accettato di gestire la pandemia mettendo al primo posto gli interessi del sistema delle imprese. Nessuno mette in discussione le condizioni e le regole con le quali vengono concessi gli aiuti europei, ma tutti sono pronti a scontrarsi sulla gestione dalla marea di miliardi.

C’erano tanti temi sui quali uno scontro politico sarebbe stato giustificato e comprensibile. Invece la crisi di governo esplode per uno scontro di ruoli e potere, per la spartizione di risorse sempre e solo interna alle classi dominanti. C’è questo dietro alla retorica sugli interessi del paese.

Intanto ci sono leader che riescono a comunicare solo la paura di andare al voto, altri che chiedono un governo di unità nazionale, altri che chiedono di votare, tutto in un teatrino insopportabile.

Il nostro paese ha affrontato la crisi peggiore dal dopoguerra con la classe politica peggiore. La “soluzione” che si appresteranno a trovare per questa crisi – la troveranno, perché si tratterà concretamente si sedersi al tavolo e spartirsi fondi, risorse, possibilità di profitto per le lobby che rappresentano, e nessuno di loro vuole rinunciarvi – non darà nessun beneficio concreto alle classi popolari.

Potere al Popolo non è oggi rappresentato nelle istituzioni, ma di fronte a questo spettacolo vergognoso è ancora più convinto che questo sistema politico sia fallimentare e che il suo radicale cambiamento sia necessario. Affinché quei bisogni sociali e popolari radicali, a cui nessuno dei partiti in oggi Parlamento dà ascolto, siano finalmente riconosciuti e rappresentati.

 

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2 Commenti


  • amerigo

    forse sono un vecchio, ma mi sembra un’analisi un po’ troppo semplicistica. Viene infatti trascurato convinzione che il lavoro, la fabbrica siano strumenti di riscatto e di crescita culturale. Sono illusi che la furbizia e lhttps://msngr.com/tvluaxnsepefa tosta possano sostituire la conoscenza e la capacità di analisi.


  • antonio

    Analisi(ovviamente!)condivisibile. Poi credo si debba allargare l’orizzonte,entrare nelle contraddizioni politiche(crisi dei pentastellati)e nella società(encicliche papali,sensibilità di una parte del mondo cattolico e del terzo settore). La situazione a mio avviso non ha prodotto i segnali di lotta che si potevano auspicare,se non in singole lodevoli situazioni locali. La confusione e l’intossicazione da social e mass media prevalgono purtroppo nelle masse;dunque sarebbe necessario uno sforzo di adeguamento,di rinnovamento di prospettive,progetti,alleanze per far uscire dal minoritarismo un’idea di trasformazione,giustizia sociale,libertà. Anche per la proposta di una nuova configurazione dello stato,del debito pubblico, della spesa sociale:cose inattuabili fino a un anno fa ma che la”pandemia”ha riproposto all’ordine del giorno(per chi si occupa attivamente o meno di politica,purtroppo non per la maggioranza della società). Seguo nel mio piccolo con interesse il progetto ALBA e le iniziative del gruppo di economisti di Brancaccio. Parliamo più di Cuba e meno della Cina che è un campo delicato e contraddittorio(molto molto) e terreno infido.Inoltre ,la logica dei paesi guida è ormai estranea anche a settori più avvertiti e che hanno un’idea di partecipazione politica. Grazie Antonio Tarsitano

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