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La “bella democrazia occidentale” che piace a Burioni

In questi  giorni, sta impazzando un tweet di Burioni che “confuta” la validità del vaccino cubano sulla base di idiozie “occidentalistiche” normali per un Vittorio Feltri e non, invece, per un autorevole virologo che dovrebbe attenersi ad una valutazione scientifica, nel rispetto – almeno formale – del codice deontologico.

Ma Burioni, sui media, presenta spesso un comportamento bipolare. Invece di parlare da scienziato si straccia il camice di dosso, sciorinando luoghi comuni fuori da ogni professionalità. Fino a chiudere il suo tweet con un fideistico elogio alla “democrazia occidentale”.

L’esempio di professionalità, invece, gli viene mostrato da Fabrizio Chiodo – ricercatore italiano del CNR di Pozzuoli, nonché unico straniero attualmente impegnato nello sviluppo dei vaccini cubani – che sacrifica qualche attimo del suo tempo per ricordargli sorridendo quali siano le priorità della scienza e qual è approccio che dovrebbe avere uno scienziato.

Smentire le battute di Burioni non è particolarmente avvincente, ma dà l’occasione per aprire un discorso più generale che sfata il mito burioniano della “democrazia occidentale”; anche questo, un prodotto di laboratorio, ma sicuramente meno utile di un vaccino.

Per esempio, la “democrazia occidentale” di Burioni è la stessa che durante tutta la scorsa estate ha permesso all’ospedale privato “San Raffaele” – quello dove lavora Burioni – di mandare i suoi esimi professori Zangrillo e Clementi in tutti i talk show a dire che “ormai il Covid è clinicamente morto” (s’è visto, no?).

Ma sono solo due esempi. Proprio in quel periodo, a reti praticamente unificate, sfilavano quotidianamente decine di medici raccolti attorno alla polarizzazione creata a tavolino: “Il Covid è ancora pericoloso” versus !Il Covid non è più pericoloso”.

Un giochino criminale, che doveva servire a dare il via libera all’imminente stagione turistica (come s’è visto, no?).

Nella “democrazia occidentale”, attenta alla libertà delle imprese e molto meno alla salute della popolazione, quei talk show hanno accuratamente scelto gli argomenti da trattare quotidianamente, orientandoli sull’”ok alle vacanze”, fino ai consigli su dove poter andare al mare (la domanda che Gruber, ogni sera, faceva ai suoi ospiti, medici e giornalisti compresi).

Minimizzando così nella percezione pubblica – le gravissime problematiche socio-economiche preesistenti, aggravate dalla pandemia, distogliendo l’attenzione dalle vere necessità della stragrande maggioranza della popolazione – che non sembrano essere le vacanze a Porto Cervo o a Cortina.

Un chiacchiericcio allegrotto e disinvolto motivato da un solo interesse, spesso espresso chiaro e tondo: stimolare i telespettatori al consumo, in modo da “far ripartire l’economia” riaprendo ogni tipo di attività, visto che “il pericolo” – come garantito da certi professori della sanità privata – “era ormai alle spalle”.

E’ “andato tutto bene”, in quel clima estivo di disinformazione, per chi ha potuto riempirsi le saccocce fino a un attimo prima della prevista risalita dei contagi.

Si potrebbe ricordare il ruolo giocato in questo senso dalle Regioni, completamente prone agli interessi dell’imprenditoria locale (discoteche balneari in Sardegna, industria in Lombardia, ecc) O quello del Governo che, in piena pandemia, ha pensato bene di stanziare circa due miliardi di euro per il “Bonus vacanze”, incentivando così la nascita di numerosi focolai epidemici anche in quelle regioni del Centro e del Sud Italia – come Campania, Sicilia, Sardegna, ecc – che, fino ad allora se la stavano scampando. Salvo poi meravigliarsi della risalita dei contagi e procedere con l’espediente della colpevolizzazione dei “giovani irresponsabili”.

Come risultato, migliaia di persone hanno poi sperimentato sulla loro pelle (spesso fino alle estreme conseguenze) quanto fossero errate le fantasie dei quei professionisti della mistificazione “in camice bianco”.

All’inizio della pandemia, sempre nella nostra “bella democrazia occidentale” si è volutamente tardato a chiudere le fabbriche e le attività non essenziali, rimandando a quando la carneficina – che è stata ed è ancora prettamente di classe – non era più evitabile. Numerosissime attività “non essenziali” erano rimaste aperte nel mese di febbraio, e poi anche nel mese di marzo, quando le conseguenze non potevano lasciare dubbi.

Nella “bella democrazia occidentale”, il Garante degli scioperi (che si occupa, appunto, di garantire a Confindustria che non ci siano scioperi) aveva poi minacciato di sanzionare l’Unione Sindacale di Base quando quest’ultima ha indetto lo sciopero generale del 25 marzo 2020, a causa dell’attendismo del Governo per far chiudere le suddette attività non essenziali, in cui milioni di lavoratrici e lavoratori sono stati costretti a recarsi, rischiando di contrarre il Covid e di infettare i loro familiari. È andata a finire che l’USB non si è fatta intimorire da quelle minacce, ha scioperato ugualmente e poi si è beccata davvero la multa.

Sempre in quel periodo, i lavoratori che manifestavano la loro preoccupazione per la mancanza di dispositivi di protezione individuale, e per il mancato rispetto delle misure anti-Covid nei luoghi di lavoro, sono stati licenziati.

Il caso più clamoroso è stato quello dell’Arcelor Mittal. Quest’ultima, a seguito del licenziamento, ha poi ricevuto una visita dei commissari, intervenuti per eseguire un’ispezione. La società si è addirittura permessa di impedire l’ingresso ai commissari del Governo e così l’ispezione è saltata.

Sfidiamo a trovare questa notizia nei media della “bella democrazia occidentale”…

Sarebbe necessaria anche una valutazione sullo stato comatoso del nostro Servizio Sanitario Nazionale, sacrificato sull’altare dell’austerità europea, ma a vantaggio delle società bancario-assicurative che oggi hanno la strada spianata per la stipula delle polizze sanitarie (qualcuno lo chiamerebbe “welfare aziendale”), e a vantaggio anche del già citato Ospedale San Raffaele, “patria” dei Burioni e dei Zangrillo.

Argomento che richiederebbe analisi più lunghe e approfondite, comunque trattate periodicamente.

Andrebbe inoltre messo in chiaro che, mentre Cuba – sotto un feroce blocco economico da ben 62 anni – sta portando avanti diversi progetti di vaccini che la renderanno totalmente indipendente per la somministrazione, in Italia, invece, siamo completamente in mano alla Pfizer, che ha disatteso gli impegni presi e ci sta tagliando le forniture, facendo saltare il nostro piano nazionale di vaccinazioni.

Solo ora – dopo un anno! il governo (dimissionario) sembra si sia deciso a supportare anche economicamente il vaccino ReiThera, prodotto in Italia, comunque in una “partecipazione pubblico-privato” (per non farsi criticare dalla UE?).

A Cuba va dato inoltre il merito di aver avuto, dall’inizio della pandemia, solo 204 vittime per il Covid-19. Un primato mondiale. Il dato fa ancora più riflettere se consideriamo che il numero di abitanti dell’isola (11 milioni) è molto simile a quello dei lombardi (10 milioni), con la differenza che in Lombardia le vittime sono state ben 27mila.

Com’è possibile che a Cuba il contenimento dei contagi sia stato così efficiente? La risposta ce l’ha data proprio Fabrizio Chiodo, un mese fa, nell’intervista al Settimanale di Contropiano: “Nei Paesi a capitalismo avanzato bisogna fare un continuo bilancio quotidiano tra la salute del cittadino e gli interessi di Confindustria, e quindi i cicli epidemiologici erano davvero prevedibili. Invece, nei Paesi con un diverso modello economico come Cuba, è stata priorizzata la salute del cittadino”.

Le 86 mila vittime italiane per Covid erano vittime in gran parte evitabili, insomma. Ma sono il frutto di una ferocissima guerra tra classi che si sta svolgendo sulla base di chiarissimi interessi: da una parte quello a veder tutelati salute e reddito, dall’altra l’interesse a far profitto, a ogni costo, anche a quello della vita.

Con questi dati, cade nel fango il mito della “bella democrazia occidentale” di Burioni ed esce rafforzato il modello cubano. Perché la vera democrazia non sarà raggiungibile fin quando ci sarà Confindustria di mezzo – che addomestica i vari Zangrillo affinché vengano garantiti esclusivamente i suoi interessi e che manda i lavoratori al macello, noncurante della vita umana – e fin quando per farsi un vaccino bisogna aspettare che sia la Pfizer a “concedercelo” (dopo averlo già pagato…).

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2 Commenti


  • enrico

    senza considerare.che è, a quel che leggo, tutt’altro che affidabile!!! quello della Pfizer, intendo.


  • Luz

    Quello che temo è anche peggio. Che il teatrino serva anche a incrementare le ondate di infezione utili a tenere il pubblico davanti alla tv in attesa del messia che dia notizie? In modo da non pensare che forse qualcuno non fa quello che sarebbe giusto fare?

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