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A Roma la prima piazza di opposizione al futuro governo Draghi

La luna di miele tra il futuro governo Draghi e il paese, costruita ad arte in questi giorni da tutta la stampa nazionale, ha visto ieri mattina un primo momento di forte contestazione politica.

Mentre a Montecitorio andava in scena l’inchino del Movimento 5 Stelle e della Lega all’ex Presidente della Banca centrale europea (Bce), a pochi metri di distanza un centinaio di attivisti e attiviste aprivano il microfono in piazza San Silvestro e raccontavano una storia diversa verso il nascente governo.

Il presidio è stato organizzato da Potere al Popolo e ha visto la partecipazione di altre strutture legate al mondo dell’istruzione, della formazione, della lotta per la casa, del lavoro, del sociale, dell’intervento nelle periferie.

Dalla piazza, i vari interventi hanno motivato il rifiuto all’accozzaglia che si presta a governare il paese, riunitasi magicamente tutta sotto uno stesso cappello dopo settimane di apparente incompatibilità reciproca.

Un dato emerge infatti con forza: da Fratelli d’Italia a Liberi e Uguali, passando per la Lega, M5S, Pd e “costruttori” vari, c’è stato un apprezzamento unanime verso la figura di Mario Draghi, sposandone dunque il progetto europeista anche senza la necessità di votare la maggioranza formale nei prossimi giorni, eventuale astensione per esempio di Giorgia Meloni motivata da opportunismo politico (“mai con la ‘sinistra’“, mica mai con Draghi…), e non dal rifiuto del progetto.

Un fronte europeista – la cosidderra “maggioranza Ursula” – dunque compatto, pronto a mettere le mani sulla torta miliardaria del Recovery Fund e, di conseguenza, eseguire come sempre i vincoli di spesa e i diktat che arriveranno da Bruxelles e Francoforte, stavolta facendo riferimento direttamente a un “uomo dell’Europa”, e non passando attraverso il “disponibile di turno”.

In questo contesto, le manovre di palazzo dell’ultimo mese palesano il fallimento della classe politica di questo paese – hanno denunciato gli interventi in piazza –  che di fatto (anche se non de iure) subisce l’ennesimo commissariamento da parte dell’Unione europea.

Una classe politica che da trent’anni segue pedissequamente le linee di intervento richieste dal processo di integrazione europeo, prima tagliando spesa sociale, bloccando i salari, precarizzando il lavoro e consegnando fette sempre più consistenti di intervento pubblico all’interesse privato. e adesso adeguandosi ad una fase più espansiva che magari vedrà più Stato… ma per il mercato.

I risultati però sono sotto gli occhi di tutti ed è l’aumento costante delle diseguaglianze tra una borghesia arricchitasi sul taglio del costo del lavoro, e una fetta sempre più consistente di popolazione in difficoltà ad arrivare a fine mese.

Il Covid ha esacerbato queste differenze, ed ha messo in luce l’inadeguatezza del modello sociale ed economico attuale, sancito ad oggi da 90mila morti per Covid e un tessuto produttivo dilaniato e sottoposto ad una selezione economica e sociale durissimo.

La dipartita del Conte-bis è funzionale al tentativo dell’Ue di giocare la propria partita nell’incalzante competizione interimperialistica tra blocchi, dove il “polo europeo” gioca le sue carte anche attraverso il Recovery Fund e la nascita di campioni industriali europei. Avere Draghi a Palazzo Chigi (e perché no, magari al Quirinale) assicura che “i compiti casa” saranno svolti con obbedienza anche dall’Italia.

“E ar popolo”, si direbbe a Roma? Niente o poco altro, se non la vendita di un sogno europeo che puzza tanto di sogno amerikano. Sarà poi la competizione feroce a decretare il vincitore.

Sarà lotta di classe dunque, senza se e senza ma, alla quale rispondere con l’organizzazione dei settori popolari, dei lavoratori, delle nuove generazioni e del piccolo commercio, indebitato e a rischio impoverimento a causa del modello mercantilistico tedesco.

Questo la risposta che sale da piazza San Silvestro. Indipendenza e autonomia rispetto allo scempio che emerge dai “palazzi”, dal popolo, con il popolo, per il popolo.

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