Il governo Draghi ha definito la nuova squadra di governo.
Alla vigilia, il Financial Times pubblica un articolo firmato Brancaccio e Realfonzo, professori di economia all’Università del Sannio e di Benevento. Draghi, che secondo la “narrativa tecno-keynesiana” sarebbe stato chiamato a gestire in modo ottimale la “enorme” somma di denaro che verrà dal Recovery Plan europeo, si appresta a posizionare l’Italia ad un punto di non ritorno.
Ricordiamo che nella storia recente dell’Italia l’avvento dei “tecnocrati” ha sempre svolto un ruolo volto all’indebolimento della dialettica parlamentare “per aumentare l’autonomia del governo nella gestione delle poche risorse disponibili nel mezzo di gravi crisi economiche”.
Dei 209 miliardi di euro che il Recovery Plan stanzierà all’Italia per i prossimi sei anni “127 sono prestiti che prevedono solo un risparmio sullo spread tra tassi di interesse nazionali ed europei: anche con previsioni pessimistiche sui tassi italiani, non più di 4 miliardi all’anno”.
Rispetto ai restanti 82 miliardi di euro di risorse “a fondo perduto”, “l’importo netto dipenderà dal contributo dell’Italia al bilancio europeo. Considerato che un accordo su rilevanti imposte pan-europee appare improbabile, i paesi membri dovranno contribuire come di consueto in relazione al PIL nazionale, il che implica che l’Italia dovrebbe pagare non meno di 40 miliardi. La sovvenzione europea netta è quindi di soli 42 miliardi, o 7 miliardi all’anno. Infine, se si considera che nella prossima sessione l’Italia contribuirà alla parte restante del bilancio UE per circa 20 miliardi, il trasferimento netto totale scende a meno di 4 miliardi all’anno”.
I “soldi che ci dà l’Europa”, insomma, sono soldi nostri, ma spesi secondo criteri decisi altrove…
Nel complesso “l’Italia riceverà molto meno di 10 miliardi all’anno dall’Europa per i prossimi sei anni: una somma modesta se paragonata a una crisi che ha distrutto oltre 160 miliardi di PIL solo lo scorso anno, molto più delle passate recessioni”.
Anche alla luce del nuovo governo Draghi, “lo sforzo dell’UE per la ripresa non aumenterà, la politica di Draghi non si rivelerà non troppo diversa dall’austerità dei ‘tecnocrati’ che lo hanno preceduto”.
Anche di questo, si parlerà oggi pomeriggio, al forum della Rete dei Comunisti “Malattia Nazionale. Distorsioni di un capitalismo piccolo piccolo“.
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