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La “moral suasion” di Draghi e l’eugenetica delle regioni

Nella #Lombardia di Confindustria, si vaccinano prima i produttivi e si lasciano morire gli “improduttivi” anziani.

Nella #Toscana della Massoneria, si vaccinano avvocati e magistrati, e solo dopo, gli anziani.

In altre regioni si vaccinano prima i politici, gli amministratori e gli amici degli amici.

Gli anziani sempre dopo.

21 piani vaccinali diversi: un giungla in cui sta accadendo di tutto.

D’altronde l’autonomia delle regioni nella gestione delle competenze in materia sanitaria consente una discrezionalità molto ampia. Oltre i limiti dell’arbitrio. C’è un limite a tutto questo? Si, c’è e si chiama “potere sostitutivo dello Stato“.

Gli artt. 117, quinto comma, e 120, secondo comma, Cost. – come novellati dalla l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3 («Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione») stabiliscono rispettivamente che:

– “Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza“;

– “Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali. La legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione“.

Ecco, nemmeno Re Mario Draghi sembra voler usare quel fondamentale potere sostitutivo davanti alla pandemia più grave degli ultimi 100 anni e 106.000 morti. Ad oggi.

La gestione fallimentare della seconda ondata della pandemia, che ha polverizzato il già pessimo risultato della prima fase – anche all’interno della folle scelta strategica dell’Occidente neoliberista: “convivere con il virus” –  è ascrivibile quasi interamente al corto circuito causato dal riparto di competenze tra Stato e Regioni.

Sono state queste ultime a rendere vano qualsiasi piano di tracciamento dei contagi (con le nuove varianti del virus sarebbe ancora più necessario); a cedere alle pressioni dei potentati locali; a non adeguare strutture e personale medico e paramedico all’emergenza pandemica; a non implementare un piano dei trasporti adeguato; a fare da patetico ed inutile palcoscenico all’istrionico protagonismo dei governatori regionali.Se le regioni sono in mano ai gruppi di interesse ed alle caste, andrebbero – in permanenza di emergenza pandemica – commissariate. Dopo, a pandemia conclusa, andranno finalmente abolite ed i responsabili della strage andrebbero processati per crimini contro l’umanità.

La rappresentazione plastica di questo caos è quell'”Italia a colori” in cui il virus ha continuato a contagiare in lungo ed in largo, preferita ai lockdown intensi ma brevi che, altrove, hanno prodotto ben altri risultati.

ll j’acccuse di Draghi di ieri, rivolto a Lombardia e Toscana, è più orientato a una tanto roboante quanto sterile “morale suasion”.

Di più, ne può né vuole.

Primo, per non aprire un conflitto con i partiti che sostengono il suo governo e che, da “mani pulite” in poi, traggono linfa vitale dai sistemi di potere regionale, formatisi proprio attorno alla gestione clientelare dei miliardi del fondo sanitario, assegnati e gestiti dalle regioni.

Secondo: le regioni sono servite proprio a smembrare la medicina territoriale, in esecuzione dei sanguinosi piani di rientro avviati dal governo Monti (e precedenti), in adesione ai dettami improntati alla più fanatica austerity, imposti al nostro paese dalla UE e da quella BCE che, all’epoca, era presieduta proprio da Mario Draghi.

E mentre si tagliavano ospedali, posti letto e strutture territoriali, ampie quote dei fondi del Servizio Sanitario Nazionale venivano dirottate in favore delle strutture sanitarie private “in convenzione”, che puntano alla più profittevole ospedalizzazione e mai alla prevenzione.

Ma se si subordina sistematicamente la salute pubblica agli interessi dei privati, la conseguenza è la fine del diritto universale in favore dei servizi a pagamento. Il sistema non funziona più, se non nelle “isole” dove si paga, e tanto.

Se le regioni sono in mano ai gruppi di interesse ed alle caste, andrebbero – in permanenza di emergenza pandemica – commissariate. Dopo, a pandemia conclusa, andranno finalmente abolite ed i responsabili della strage andrebbero processati per crimini contro l’umanità.

In primis, quelli della regione Lombardia.

Tra l’11 giugno 1940 e il 1 maggio del 1945, a Milano, sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, perirono 2 mila civili, in 5 anni. In un anno, in Lombardia, per il coronavirus e per l’arrogante criminale ignavia associata ad evidente inettitudine dei loschi figuri che occupano la Regione, sono morte 30.000 persone.

Se fossimo un paese serio, avremmo già una nuova Norimberga ed alla sbarra un’intera classe politica responsabile di questa strage di massa.

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