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“Prima la salute!” Un anno fa lo sciopero generale, il 21 maggio lo urleremo al G20 di Roma

Il 25 marzo 2020, un anno fa, USB chiamò allo sciopero generale per dire “Prima la salute!”. Mentre il Covid mieteva vittime a migliaia tra i lavoratori costretti da un sistema cinico e infame a continuare a produrre nonostante fosse chiaro a tutti che proprio nei luoghi di lavoro la pandemia si espandeva, la USB chiamava i lavoratori a far sentir la propria voce e a respingere senza mezzi termini la logica di mercato secondo cui il mercato e i profitti venivano prima della vita delle persone.

È trascorso un anno esatto da quel giorno. USB è stata condannata a pagare multe salatissime per aver avuto il coraggio di convocare lo sciopero anche nella sanità, chiamando le lavoratrici e i lavoratori alla fermata simbolica di un minuto, per non interrompere l’assistenza e le cure a chi in quei giorni, come oggi del resto, affollava i pronto soccorso e le corsie degli ospedali.

La Commissione di garanzia ci comminò le sanzioni affermando che non avevamo dimostrato l’imminente pericolo per la salute dei lavoratori, unica motivazione che avrebbe consentito di utilizzare una specifica norma della legge antisciopero che consente di scioperare anche senza rispettare il preavviso canonico dei 15 giorni per espletare uno sciopero e che noi invece avevamo utilizzato.

È trascorso un anno e quelle multe USB non le ha pagate.

È trascorso un anno esatto da quel giorno. La situazione nel Paese e negli ospedali non è purtroppo migliorata di molto, la salute delle lavoratrici e dei lavoratori continua ad essere in pericolo, lo dimostrano le recenti statistiche pubblicate dall’INAIL che raccontano esplicitamente di un raddoppio delle morti sul lavoro rispetto agli anni precedenti e di un’impennata tra il personale sanitario sia nel 2020 che nei primi mesi del 2021.

È trascorso un anno ma, nonostante oggi al governo ci siano tutti, anche coloro che prima erano sulle barricate dell’opposizione, pressoché nulla è cambiato. Le imprese continuano a fare la voce grossa e a chiedere che la parte più consistente delle risorse disponibili vadano a loro nonostante i dati ufficiali della produzione certifichino una riduzione della produzione e del fatturato assolutamente risibile rispetto al disastro che invece ha colpito altre categorie di lavoratori, soprattutto autonomi, partite IVA, precari, stagionali ecc.

La sanità pubblica continua ad essere in enorme affanno mentre nessun ripensamento fattivo è avvenuto sui disastri compiuti dalla regionalizzazione del sistema sanitario nazionale, dalla privatizzazione, dallo smantellamento della presenza della sanità pubblica sui territori, dalla chiusura di centinaia di ospedali e presidi sanitari

È trascorso un anno e nel frattempo l’Italia è la nazione ospite del G20, il meeting globale che raccoglie le 20 grandi potenze mondiali e che vedrà a Roma il 21 maggio la riunione del G20 salute. Si vedranno i capi di governo di questi grandi Paesi proprio qui, dove la cura della salute è stata ed è terreno di mercanteggiamento, di spoliazione delle risorse, di distruzione delle tutele, di accaparramento privatistico delle risorse che ne dovrebbero sostenere la funzione pubblica e sociale.

È trascorso un anno e in occasione del G20 sarà necessario tornare a farci sentire, di tornare a gridare forte “Prima la salute!”.

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