La notizia rimbalza sulle prime pagine di mezza Europa: la Francia ha autorizzato l’estradizione di dieci italiani appartenenti negli anni ’70 ad organizzazioni extraparlamentari della sinistra rivoluzionaria.
Macron ha risposto positivamente alla richiesta della Ministra Cartabia di consegnare “200 ex terroristi”, estradando i primi dieci.
Parliamo di donne e uomini ultrasessantenni, anziani, alcuni con problemi di salute, rifugiati politici in Francia per la dottrina Mitterand che contestò metodi e procedure processuali dell’Italia. Parliamo, più precisamente, dell’arresto di uomini e donne per cui non sussiste nessun allarme di attuale pericolosità, alcuni prossimi alla prescrizione (parliamo di settimane o mesi), persone che hanno abbondantemente scontato la loro “rieducazione”.
I fatti di ieri sono stati recepiti dalle maggiori personalità politiche e istituzionali di questo paese – a partire da Mario Draghi – con dichiarazioni e parole da cui traspare un accanimento disarmante. Lo stesso orrido spettacolo a cui ci costrinse l’allora ministro Salvini per l’arresto di Cesare Battisti.
Per la Costituzione Italiana la pena deve sempre tendere alla rieducazione del condannato e non deve discostarsi da trattamenti umani. Evidentemente, a 50 anni di distanza, non è questo il caso.
Non è esercizio della Giustizia, è esercizio di una vendetta istituzionale.
Una vendetta che chiama in causa ancora gli scheletri nell’armadio della Democrazia, le questioni politiche irrisolte, la rimozione collettiva di un periodo storico che va dai fatti dei primi anni ‘60 in Piazza Statuto alla metà degli anni ‘80 nel quale si combattè una guerra a tratti assai violenta: dal terrorismo stragista delle bombe nelle piazze da parte della destra eversiva insieme ad apparati dello Stato, alla lotta armata di diverse formazioni politiche.
A differenza di quanto è accaduto agli eversivi responsabili delle grandi stragi di Stato, la persecuzione sui militanti delle organizzazioni della sinistra radicale è stata, e continua ad essere, irrefrenabile. Non a caso, un dibattito serio sull’amnistia per i reati politici e sociali di quegli anni (ne sono state fatte eccome in Italia precedentemente) resta ancora un incredibile tabù.
Non è Giustizia, sono le vite di dieci persone trasformate in trofei da esporre. Di questo francamente nessuno ha bisogno.
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