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I Riva condannati per disastro ambientale all’ex Ilva

Impossibile dar conto di tutte le reazioni a seguito della sentenza della Corte d’Assise di Taranto. Qui vi diamo quelli che ci sembrano più significativi, sul piano politico e sindacale.

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Processo Ilva per disastro ambientale: arrivano le condanne in primo grado

Taranto è una città violentata, e la storia dell’ex Italsider è l’emblema dei disastri provocati dall’interesse privato, perseguito senza alcuno scrupolo nei confronti della collettività.

Questa prima sentenza conferma che quando il puro guadagno deve farsi largo tra vincoli ambientali e normativi, i capitani d’industria ricorrono a qualsiasi strumento. A cominciare dalle forti “pressioni” sulla classe politica perché tenga a freno gli enti di controllo. Senza guardare in faccia né la salute dei lavoratori, né quella dei cittadini della comunità circostante; ossia di chi ha fatto la fortuna di quella azienda.

Per ora questa verità si è imposta anche in un’aula giudiziaria. Non sempre ci riesce. Di fronte alla possibilità che venga a galla anche in cento altri casi, del tutto simili, c’è sempre il rischio che si mettano in moto manovre distorsive.

Nelle vicende legali intorno alle tante stragi che costellano la storia di questo paese, la giustizia è in genere lontana dall’essere conquistata. Proprio nelle ultime 24 ore abbiamo assistito alla “strana” decisione del Gip sulla strage del Mottarone – che ha rimesso in libertà il titolare e il direttore dell’impianto – e all’allargamento delle indagini ai lavoratori incaricati dell’esecuzione materiale degli ordini provenienti dall’alto.

È come se a Taranto, per il disastro ambientale, si fosse indagato sugli operai degli altoforni…

Marta Collot, Portavoce Nazionale di Potere al Popolo

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Ex Ilva, i condannati dovranno risarcire USB: riconosciuta la nostra battaglia in difesa di Taranto, dei cittadini e dei lavoratori

La Corte d’Assise di Taranto, presieduta da Stefania d’Errico, giudice a latere Fulvia Misserini, oltre a infliggere pene durissime agli imputati nel processo Ambiente Svenduto, ha disposto una serie di risarcimenti alle parti civili, tra le quali figura l’Unione Sindacale di Base nelle sue articolazioni nazionale, di categoria e territoriali.

A USB, assistita dall’avvocato Francesco Nevoli, sono state riconosciute provvisionali immediatamente esecutive per un totale di 25mila euro, oltre al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede, e al pagamento delle spese legali.

I risarcimenti a USB sono a carico di 23 del 47 imputati: tra loro Fabio e Nicola Riva (condannati a 22 e 20 anni); l’ex direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso (21 anni); l’ex responsabile delle relazioni istituzionali Ilva, Girolamo Archinà (21 anni e 6 mesi); l’ex avvocato dei Riva, Francesco Perli (5 anni e 6 mesi); i cinque fiduciari Gianfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino ed Enrico Bessone, tutti condannati a 18 anni e 6 mesi; l’ex consulente della Procura, Lorenzo Liberti (15 anni e 6 mesi); l’attuale direttore generale di Acciaierie d’Italia, Adolfo Buffo (4 anni); i manager Ivan Di Maggio, Salvatore De Felice e Salvatore D’Alò (17 anni); l’ex presidente della Regione Nicola Vendola (3 anni e 6 mesi); l’ex presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Florido (3 anni); l’ex assessore provinciale all’Ambiente, Michele Conserva (3 anni).

Al di là del valore delle cifre che saranno stabilite, conta più di tutto il riconoscimento della battaglia che USB ha condotto e continua a sostenere contro un’industria che sotto tutte le varie denominazioni ha massacrato Taranto, i suoi abitanti, il suo territorio.

USB Confederazione nazionale

USB Lavoro Privato

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Sentenza ex Ilva, USB: condannato un sistema che ha barattato salute e ambiente con il profitto, ora il governo inverta la rotta

La sentenza del Tribunale di Taranto sull’ex Ilva, con pesanti condanne soprattutto ai Riva e ai vertici dello stabilimento siderurgico, rappresenta un momento di straordinaria importanza perché condanna un metodo tutt’altro che virtuoso utilizzato da chi ha gestito in passato la più grande acciaieria d’Europa e dalla politica che non ha saputo imporsi.

I giudici intervengono per colmare lacune della politica e riparare i danni fatti dalla stessa, che mai come in questa circostanza ha mostrato tutta la sua inadeguatezza. Da qui deve ripartire il governo, interpretando e leggendo la sentenza odierna soprattutto attraverso il grande bisogno di cambiamento della città di Taranto.

Oggi non possiamo che prendere esempio dal passato per evitare di fare gli stessi errori che puntualmente ricadrebbero sulla pelle dei cittadini, dei lavoratori e delle relative famiglie. Il lavoro e l’impresa vanno intesi mettendo al primo posto la persona e la vita stessa.

Per questo motivo il governo è chiamato a invertire immediatamente la rotta e a prendere finalmente in considerazione la piattaforma stilata dall’USB che va nella chiara direzione della riconversione economica del territorio attraverso un accordo di programma. Taranto vuole voltare pagina.

Franco Rizzo

Coordinatore provinciale USB Taranto

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