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Taranto. L’Ilva fa discutere a tutto campo


L’Unione Sindacale di Base ha convocato per domani, sabato 6 ottobre, un’Assemblea pubblica a Taranto sull’ILVA. L’Assemblea si svolgerà presso il Park Hotel Mar Grande di Taranto, in Viale Virgilio 90,  dalle ore 10.00 alle 14.00. L’USB, organizzazione sindacale presente all’ILVA, vuole discutere dei problemi dei lavoratori e dei cittadini di Taranto partendo da alcuni elementi prioritari: “Riva deve ottemperare a quanto disposto dalla Magistratura.
Se ciò non accadesse deve intervenire lo Stato, attraverso un esproprio senza indennizzo e la nazionalizzazione dell’azienda, il risanamento ambientale, la bonifica del territorio e la ristrutturazione ecologicamente compatibile della fabbrica; la giustizia deve comunque fare il suo corso e nessuno deve in alcun modo condizionare i procedimenti in atto e fare pressioni sulla magistratura; il lavoro ed i salari dei lavoratori dell’ILVA e di quelli dell’indotto devono essere salvaguardati, qualsiasi sia il tipo di intervento predisposto sugli impianti. Per questi motivi” afferma l’Usb “è indispensabile che la lotta e la mobilitazione si estenda e che si porti la protesta anche a Roma. I lavori dell’assemblea saranno introdotti da Francesco Rizzo, lavoratore dell’ILVA e componente il Coordinamento provinciale USB di Taranto. Tra gli interventi previsti anche quello di Gabriele Buttinelli, ricercatore sanità pubblica. I lavori saranno conclusi da Paolo Sabatini dell’Esecutivo nazionale USB.

Sulla vicenda dell’Ilva si segnala intanto una precisazione polemica tra la storica associazione ecologista tarantina Peace Link e la Fiom.
Francesca Re David, responsabile organizzativa della FIOM, nella puntata televisiva di Ballarò di martedi scorso 2 ottobre, ha dichiarato che “il caso Ilva nasce da una denuncia che abbiamo fatto noi in tribunale rispetto agli effetti sulla salute”.
In una lettera inviata proprio alla direzione di Ballarò, il presidente di PeaceLink, Alessandro Marescotti, intende precisare invece che “L’attuale caso Ilva nasce dopo l’esposto alla Procura della Repubblica presentato da PeaceLink il 27 febbraio 2008 che comunicava alla magistratura la presenza di diossina oltre i limiti di legge in un campione di pecorino locale, analisi commissionate e pagate da PeaceLink (vedere http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/25341.html ). Dopo c’è stato l’abbattimento delle pecore e da quel momento la famiglia di Vincenzo Fornaro (allevatore a cui erano state abbattute le pecore) si è costituita come parte offesa tramite l’avv. Sergio Torsella nell’ambito dell’incidente probatorio producendo una perizia del dott. Stefano Raccanelli che ha indicato negli elettrofiltri del camino E312 Ilva  la fonte prevalente delle polveri che avrebbe contaminato i terreni e i pascoli. L’inchiesta, dapprima contro ignoti, si è pertanto orientata verso l’Ilva. Così sono andate le cose. Non ci risulta che la Fiom abbia dato un contributo a tali indagini” sottolinea Marescotti nella lettera.

Infine, secondo quanto ricostruisce il settimanale Il Mondo, qualche giorno fa, davanti al notaio lussemburghese Joseph Elvinger, si è tenuta un’assemblea straordinaria della Utia, una società lussemburghese amministrata da Adriano Riva – fratello di Emilio, patron dell’Ilva – che detiene il 39,9% di Riva Fire, holding che a sua volta controlla l’impianto di Taranto. L’assise ha deliberato un aumento di capitale di 3,6 milioni di franchi svizzeri (2,7 milioni di euro, ndr), da 30 a 33,6 milioni, mediante l’emissione di 600 nuovi titoli del valore nominale di 6mila franchi e con un sovrapprezzo complessivo di 20,4 milioni.
La famiglia Riva piange miseria per bonificare l’impianto di Taranto ma a quanto pare ha parecchi soldini da investire in obbligazioni.

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