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Basta con l’occupazione. Il messaggio dalla piazza per la Palestina

Nel pomeriggio di sabato, Piazza San Giovanni si è piano piano riempita di bandiere palestinesi e di striscioni di denuncia dell’occupazione israeliana della Palestina.

A tre settimane dalla entusiasmante e spontanea solidarietà popolare che ha riempito le piazze di decine città italiane in solidarietà con il popolo palestinese, ma anche  per riscattare la vergogna dell’intero arco della politica italiana schieratosi a sostegno dei bombardamenti israeliani su Gaza, le comunità e le associazioni dei palestinesi in Italia hanno chiamato ad un momento ulteriore di incontro e mobilitazione.

Più di migliaio di persone, tra palestinesi di varie generazioni e attivisti solidali italiani, si sono concentrate in piazza San Giovanni per l’intero pomeriggio ascoltando i numerosi interventi che si sono succeduti dal palco allestito su un camion.

Era prevedibile che superata la fase di emergenza dei bombardamenti su Gaza la partecipazione non avrebbe potuto contare sulla forte spinta emotiva manifestatasi tre settimane fa, ma le organizzazioni palestinesi hanno fatto bene a non mollare la presa in un momento in cui la questione palestinese – pur pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane – è riuscita a tornare nell’agenda politica internazionale.  E questo era il denominatore comune che ha dato il senso di questa convocazione di diverse Comunità e Associazioni della diaspora palestinese ma che, purtroppo, ha visto associazioni significative come l’Udap non aderire all’iniziativa ed altre come l’Associazione Palestinesi in Italia decidere invece di partecipare rivedendo la precedente decisione di non aderire.

La piazza si è ben presto animata, anche per la presenza di nuove generazioni sia di palestinesi che di attiviste/i italiani. Un segno che la questione della liberazione della Palestina non è ascrivibile a quella della nostalgia ma a quella di una contraddizione tuttora agente e mobilitante.

Dal palco, dopo che nell’aria erano state diffuse le note dell’inno palestinese,  si sono alternati molti interventi di organizzazioni e personalità. Padre Alex Zanotelli e Miryam Marino della Rete ebrei contro l’occupazione, sindacati come Fiom e Usb, e poi i segretari e i rappresentanti di forze politiche come Prc, Pc, Potere al Popolo, Rete dei Comunisti, Pci, Stefano Fassina, organizzazioni studentesche come Cambiare Rotta e Osa, i musicisti di E’Zezi di Pomigliano D’Arco e varie associazioni di solidarietà. In piazza si è visto anche Alessandro Di Battista. Dal palco sono stati ringraziati particolarmente i portuali che si sono rifiutati di caricare le armi sulle navi israeliane.

Le voci dei palestinesi sono state affidate a militanti storici come Bassam Saleh, Youssef Salman, Mohammed Anoun e ai giovanissimi Karam e Maya, esempio di una nuova generazione di palestinesi che si appresta a dare un nuovo impulso alla conoscenza e alla crescita della solidarietà con la causa palestinese in Italia.

Alcuni interventi hanno richiamato la necessità di intensificare la campagna Bds (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) come formidabile – e temutissimo – strumento di pressione popolare e internazionale sulle autorità israeliane per costringerle a rivedere radicalmente la loro politica di apartheid e pulizia etnica contro i palestinesi. Qualcuno ha evocato la liberazione dei leader palestinesi in carcere come Marwan Boarghouti e Ahmed Saadat per restituire al popolo i dirigenti capaci di riprendere e spingere in avanti le soluzioni che portino al riconoscimento dei diritti storici palestinesi. Tutti hanno condannato il servilismo e la complicità degli apparati politici e istituzionali italiani con quelli israeliani.

Un passo avanti è stato fatto. Adesso si tratta di procedere a tutto campo, sia su quello politico mettendo fine alla complicità politica, economica e militare tra Italia e Israele, sia su quello delle scelte concrete a cominciare dal riconoscimento pieno dello Stato di Palestina.

Ma in queste settimane si è visto un valore aggiunto che merita di essere coltivato: la conferma e il rinnovamento dell’empatia e della solidarietà tra consistenti settori della società italiana e la causa palestinese. Non era scontato e invece si è dimostrato ancora un fattore decisivo e dirimente.

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