A Roma il trasporto pubblico è al collasso, mancano investimenti e conducenti di autobus, costretti a caricarsi di straordinari e a rinunciare a ferie e malattie pur di garantire la circolazione, comunque largamente insufficiente, dei mezzi in una città attraversata ogni giorno da milioni di pendolari, studenti e turisti.
Ma a parte qualche condivisibile ma episodico intervento sulla zona dei Fori e del Colosseo, a qualche mese dal suo insediamento l’amministrazione di centrosinistra presieduta da Ignazio Marino sembra in grado di far peggio anche del pessimo Gianni Alemanno.
E non è solo una sensazione dei romani, metà dei quali hanno preferito non andare alle urne tra fine maggio e inizio giugno.
Basta scorrere il bilancio del Comune, appena approvato dalla Giunta capitolina imperniata su PD e SEL.
Ben 200 milioni i tagli su 816 complessivi di manovra. Poco, si dirà, su un bilancio da più di 6 miliardi. Peccato che i tagli si concentrino quasi tutti sui comparti mobilità e trasporti, quelli più disastrati e già pesantemente tagliati negli anni scorsi dalla giunta di centrodestra. Marino taglia 60 milioni alla mobilità, 3 alle politiche abitative e altri alla cultura. Altro taglio consistente quello ai 15 municipi che perdono ben 27 milioni e il famoso e tanto decantato decentramento va a farsi benedire. In termini amministrativi il dipartimento ai Trasporti prende l’8% in meno dei finanziamenti rispetto al 2012; il Dipartimento Ambiente, Verde e Protezione civile perde addirittura il 55%, quasi 40 milioni in meno. Gli uffici Cultura avranno 4 milioni, 2 li perderà l’ufficio per il Turismo e 3 quello per le Politiche abitative.
Per indorare la pillola l’amministrazione di centrosinistra rivendica di non aver aumentato l’importo della tassa di soggiorno per i turisti e l’aliquota Irpef di competenza locale. Che però secondo alcuni maliziosi commentatori potrebbe aumentare, e di molto, tra pochi mesi.
L’unica nota positiva sembra essere il maggiore stanziamento per l’edilizia scolastica e per le infrastrutture.
Questo almeno nelle intenzioni della giunta, visto che tra una quindicina di giorni, dopo esser passata per i Municipi – sul piede di guerra contro i tagli ma con scarso potere di intervento sul bilancio – la manovra affronterà il vaglio dell’Aula Giulio Cesare. I tempi sono obbligati perché se entro il 30 novembre il Campidoglio non farà i compiti scatterà il più volte minacciato commissariamento.
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