Una proposta su istruzione, lavoro e nuovo ruolo dello Stato
Negli ultimi decenni il processo di espropriazione di risorse economiche e umane delle regioni meridionali, che è un carattere strutturale della storia del nostro Paese, ha favorito una forte crescita delle disuguaglianze ed un drammatico impoverimento.
Il divario socio-economico si è ulteriormente ampliato nei mesi della pandemia e la realizzazione del PNRR non solo ripropone l’idea del Mezzogiorno come area subalterna e bacino di manodopera più o meno qualificata, ma prepara un futuro di ulteriore abbandono e arretramento per tutto il Sud, all’interno di un contesto europeo sempre più penalizzante per l’Italia.
Il G20 su Istruzione e lavoro che si terrà a Catania il 22 e 23 giugno, pur attraversato da contraddizioni tra i soggetti statali coinvolti, non segnerà certo per il nostro Paese l’avvio di una fase di ripensamento di un modello sociale basato su precarietà, sfruttamento ed esclusione sociale, utilizzando l’avanzamento tecnologico nel mondo del lavoro come guida indiscutibile nella formazione delle giovani generazioni e come ulteriore sbilanciamento nei rapporti fra le classi.
Emigrare sembra essere una delle poche alternative per migliaia di giovani meridionali, mentre per chi resta il lavoro ha per lo più le caratteristiche dello sfruttamento, del precariato cronico e dell’assenza delle tutele. Soprattutto per le donne, per i giovani e per i migranti, spesso utilizzati in forme semischiavistiche.
A tutto questo si aggiungono l’utilizzo selvaggio del territorio, l’inquinamento dei suoli, l’abbandono delle aree interne e la speculazione come tratti caratteristici della questione ambientale al Sud che il PNRR evita di affrontare.
È una descrizione esagerata? Oppure esistono tutti gli ingredienti per riproporre con urgenza la questione meridionale, sia pure dentro condizioni storiche completamente nuove, e di farlo in una prospettiva né indipendentista né piagnona, ma capace di immaginare un nuovo ruolo dello Stato, spinto dal protagonismo di lavoratori, studenti, lotte sociali, come elemento di superamento di un modello sociale marcio e produttore di diseguaglianza?
C’è bisogno di mettere in discussione il modello produttivo e di un cambio di rotta nello sviluppo dei territori e delle aree metropolitane meridionali. Come c’è bisogno di un piano straordinario di assunzioni pubbliche e di un forte rilancio dei servizi e dell’economia pubblica. E di un piano per il lavoro in cui al primo posto ci siano la sicurezza, la tutela dell’ambiente, i diritti e il salario per chi lavora.
Ma c’è bisogno soprattutto di costruire una nuova rete di relazioni e condivisioni tra le tante battaglie e vertenze che animano il Sud: un movimento che dia risposta alla sete di giustizia e di cambiamento che il Sud reclama da tanto tempo e che sappia parlare alla classe sfruttata delle altre aree del Paese.
Ne parleremo con Luciano Vasapollo (Attualità della questione meridionale), Guido Ortona (Assumere un milione di giovani nella P.A.), Dafne Anastasi (Il PNRR e il Sud), Luigi del Prete (Il sud come laboratorio di sfruttamento: abbandono scolastico, disoccupazione, emigrazione), Alessandra Corrado (Migrazioni, lavoro e trasformazione agroalimentare nel sud Italia), delegati sindacali e attivisti e associazioni del territorio.
Catania, 22 giugno, ore 11.00
Cinema King
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