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Operazione Condor. Confermati in Cassazione gli ergastoli ai militari latinoamericani

Sono stati confermati oggi alla Corte di Cassazione di Roma i quattordici ergastoli a carico di ex militari latino-americani coinvolti nell’Operazione Condor e ritenuti responsabili dell’eliminazione di detenuti politici in tutta l’America Latina. Altri sette militari condannati in primo grado e appello sono risultati nel frattempo deceduti.

Durante il Piano Condor, un accordo negli anni ’70 tra le dittature di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Perù, i sequestrati o i detenuti politici venivano trasferiti da un paese all’altro, torturati, assassinati e fatti sparire senza il paese a cui appartenevano apparisse come responsabile. L’operazione era stata apertamente sostenuta dagli Stati e dai loro apparati controinsurrezionali in nome della “lotta al comunismo in America Latina”.

Anche in questo è stata la complessità del cosiddetto processo “Condor” apertosi da pià di venti anni in Italia.

Esprime soddisfazione Cristina Mihura, attivista storica dei familiari delle vittime italiane dell’Operazione Condor che, insieme ad altri familiari dei desaparecidos, presentò la denuncia iniziale nel lontano 9 giugno 1999. Già dal 1998, il pm Giancarlo Capaldo aveva in corso un’altra istruttoria, per le vittime italiane della dittatura di Pinochet. Anni dopo i due processi stati riuniti pur conservando le specificità dei due tronconi distinti di responsabilità.

Dopo anni fu accorpato al processo il caso dell’ufficiale della Marina dell’Uruguay Nestor Troccoli (unico accusato residente in Italia e con cittadinanza italiana) sotto processo per torture ed omicidio di cittadini italiani e non italiani.

La giustizia italiana procede nei suoi confronti anche in base ad un fascicolo giudiziario dell’Uruguay per le vittime uruguaiane di Troccoli, anche perché l’Italia non ha concesso la sua estradizione in Uruguay. E’ stato così applicato il principio secondo cui il Paese che non concede l’estradizione deve procedere in base alle accuse della magistratura del Paese richiedente l’estradizione.

Delle 43 vittime, 4 erano cileni rapiti in Cile, 13 uruguaiani rapiti in Argentina, 6 argentini rapiti in Argentina, Bolivia, Paraguay e Brasile.

A questi vanno aggiunti altri 20 uruguaiani rapiti in Argentina ma la cui scomparsa è attribuita ad uno solo degli imputati, Jorge Nestor Troccoli, che era un membro del servizio di intelligence della marina militare uruguaiana (FUSNA) e vive in Italia.

Cristina Mihura era la moglie di Bernardo Arnone, militante della sinistra, uruguayano di origine italiana, sequestrato a Buenos Aires dove era fuggito dopo il golpe militare in Uruguay e desaparecido dopo il colpo di stato in Argentina.

“In questi più di 22 anni ho collaborato durante anni all’istruttoria del pm Capaldo, insieme a circa 20 volontari in 12 Paesi” – afferma Cristina Mihura  – “ho assistito personalmente a tutte le udienze davanti al Giudice per le Indagini preliminari Alessandro Arturi, davanti alla Terza Corte d’Assise di Roma e davanti alla Prima Corte d’Appello di Roma. In queste circa 100 udienze sono stata assistita dall’avv. Paolo Angelo Sodani che ringrazierò sempre”.

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