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Bergamo chiede giustizia per le vittime del Covid!

Nella mattinata dell’ 8 luglio una folta delegazione composta da una cinquantina di parenti delle vittime del Covid a Bergamo ha consegnato al Tribunale civile di Roma un atto di citazione in cui si chiede la condanna della Presidenza  del Consiglio, del Ministero della salute e della Regione Lombardia a un risarcimento di 100 milioni di euro per le omissioni, gli errori e le gravi responsabilità nella gestione della pandemia nella bergamasca.

Le accuse del Comitato parenti delle vittime, contenute  in un esposto redatto da un gruppo di legali coordinato dall’avv. Consuelo Locati, comprendono in particolare il mancato aggiornamento del piano pandemico, come era stato indicato dall’OMS e dal  centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive, la vicenda della mancata chiusura del pronto soccorso dell’Ospedale di Alzano Lombardo e il rifiuto di  dichiarare la Valseriana “zona rossa”  sin dall’inizio della pandemia.

Sulla gestione degli ospedali nella bergamasca, la zona più colpita in Italia  nella prima ondata della pandemia, sono emersi nelle ultime settimane nuovi inquietanti dettagli, grazie alle dichiarazioni dell’ex direttore dell’ospedale di Alzano Lombardo e dei parenti del primo malato di Covid ricoverato ai Riuniti di Bergamo.  Il primo, oggi in pensione, ha confermato di avere dato l’ordine di chiudere il pronto soccorso non appena avuta notizia del primo caso di Covid, ma di avere ricevuto dalla Regione Lombardia l’ordine perentorio di riaprirlo. Il secondo testimone ha dichiarato che dopo il ricovero del suo congiunto, diagnosticato come ammalato di Covid, la famiglia fu invitata a chiudersi in casa, senza avere altra indicazione se non di tacere con chiunque per “non allarmare la popolazione”. Esattamente il contrario di ciò che si doveva fare, cioè lanciare l’allarme assumendo le dovute misure di prevenzione.

I cittadini ora chiedono attraverso la magistratura quella giustizia che è stata loro negata dalla politica. Non parliamo solo dell’ignobile giunta lombarda, sostenuta da una maggioranza che pochi giorni fa ha abbandonato la commissione d’inchiesta del consiglio regionale sulla pandemia, bloccandone forse definitivamente i lavori. Ci riferiamo anche alle massime cariche istituzionali, ricordando come il presidente Mattarella, durante la sua visita a Bergamo nel giugno scorso, rifiutò di incontrare i parenti delle vittime, come era stato esplicitamente chiesto dall’avv. Locati.

Contemporaneamente alla causa civile, si sviluppa l’inchiesta penale che vede indagati Ranieri Guerra, dirigente italiano dell’OMS che chiese la cancellazione del rapporto sulla gestione italiana della pandemia, e l’ex direttore del welfare lombardo Cajazzo, sacrificato come capro espiatorio per salvare Gallera e Fontana a favore del formigoniano Marco Trivelli, sostituito pochi mesi dopo da Giovanni Pavesi, un pluricondannato per reati ambientali e corruzione che l’assessore Moratti è andato a cercare sino in Veneto, dove faceva parte dello staff dell’ex presidente Galan.

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1 Commento


  • Stefano De Stefano

    Il Comitato parenti delle vittime del covid rappresenta tutta l’Italia onesta e lavoratrice. Purtroppo credo che la Ministra di Comunione e Liberazione non si lascerà sfuggire l’opportunità di insabbiare tutto e lo si capisce bene dallo scarso rilievo che la stampa sta dando a questa notizia. Si può ben dire che tutto, ma proprio tutto il Parlamento, da Speranza a Meloni passando per i 5S, è contro questo Comitato e noi dobbiamo assistere all’ennesima violenza contro la verità dei fatti. Fa molto bene Contropiano a dare rilievo all’azione del Comitato di Bergamo!

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