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Giustizia. Il governo impone la fiducia, deputati occupano la Camera

Il governo ha posto la fiducia alla Camera, su ciascuno dei due articoli della riforma della giustizia. Si voterà nella serata con due chiame successive a partire dalle 22.30.

I deputati di Alternativa c’è – gli ex grillini recentemente usciti dal movimento – hanno occupato i banchi del governo come gesto di protesta contro la riforma della giustizia.

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Nel pomeriggio la Camera aveva bocciato le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni alla riforma del processo penale con 357 voti contrari. I voti favorevoli sono stati 48. La riforma, firmata dalla ministra Marta Cartabia e considerata uno degli snodi principali della road map dettata dal Recovery Plan, è arrivata domenica 1 agosto in Aula.

Dopo l’accordo trovato nella maggioranza, il governo ha blindato il testo con l’obiettivo di procedere rapidamente al voto, atteso per martedì. Prima perciò della pausa estiva. Il provvedimento sarà all’esame del Senato a settembre con la ripresa dei lavori parlamentari.

All’interno della maggioranza non dovrebbero esserci sorprese nell’allineamento dopo la lunga mediazione che ha evitato lo strappo con il M5S, prima molto critico su alcuni punti del provvedimento. I parlamentari M5S si sono riuniti con Giuseppe Conte per fare un punto sul testo e sugli esiti del confronto dei giorni scorsi. “Qualcuno dice che abbiamo accettato un compromesso al ribasso: questa è una rappresentazione assolutamente falsa” ha detto Conte ai parlamentari.

L’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, si è detto d’accordo con il testo del governo: “Con tutte le difficoltà che ciascuno di noi può vivere, io dico a chi mi chiede cosa farò: io voterò la fiducia, darò il mio voto favorevole orgoglioso di far parte di un gruppo che ha deciso di contare su una questione importante come la giustizia».

Oltre ai parlamentari di L’Alternativa c’è, l’unico “no” sulla riforma della giustizia è stato quello di Fratelli d’Italia che ha annunciato il suo voto contrario.

Contro la nuova legge sulla giustizia piovono le critiche di diversi ambiti del giurismo democratico. Ad esempio contro l’improcedibilità del processo per superamento dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione. Il presidente del Coordinamento per la Difesa della Costituzione, Massimo Villone, su questo punto concorda con le critiche avanzate dai pm antimafia Gratteri e Cafiero De Raho: «Questa soluzione – sostiene Villone – non solo non risolve il problema ma provoca effetti paradossali. Crimini anche gravi, compresi quelli di natura mafiosa, diventeranno non punibili, anche se non sono maturati i termini di prescrizione”.

In un lungo documento il Cdc sottolinea che: “È evidente che se prevarrà il partito dell’impunità, nascosto nelle pieghe della riforma, crescerà nella società il livello di sopraffazione e violenza”.

Il secondo motivo di allarme riguarda “la perenne aspirazione dei poteri politici a mettere le mani sul PM che “ha trovato eco nella riforma con la norma che assegna al Parlamento di predeterminare con legge i criteri di priorità per l’esercizio dell’azione penale”.

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