C’è uno spettro che si aggira in Italia sui fondi PNRR ricerca. Ed è uno spettro negativo. Per spiegarci meglio possiamo analizzare la vicenda del vaccino italiano, quello della società reithera, fino a fine 2020 partecipata dalla GlaxoSmithKlein, una delle big Pharma, ovviamente svizzera.
Il vaccino italiano era stato strombazzato da Zingaretti e, congiuntamente, dallo Spallanzani, dal Ministro Manfredi e in genere dal codazzo giornalistico. Una vicenda che ha visto una conclusione triste, per i proprietari della Reithera di cui, però, si è saputo poco. Questa vicenda, il partenariato tanto pubblicizzato tra pubblico (che paga) e privato (che spende) è amaramente fallito.
Ora non possiamo che preoccuparci per i circa 8 miliardi di euro che il ministero dell’università gestirà nei prossimi mesi. Perché a grande richiesta non saranno investiti nella ricerca di base, quella che torna certamente ai popoli, ma a quella partenariata, quella trasferita, quella che crea profitto al privato.
Riassumiamo brevemente la vicenda Reithera, pressoché ignorata dalla stampa.
Nell’ambito della lotta contro la privatizzazione la proprietà intellettuale ad inizio 2020, USB PI ricerca chiedeva al ministro Manfredi di verificare la proprietà del brevetto basato sui vettori adenovirali.
Il sospetto era che IRBM e Reithera avessero sviluppato i rispettivi brevetti (tutti originati dalla ricerca della vecchia IRBM, una compartecipazione ‘andreottiana’ con la Merck) utilizzando fondi pubblici. In realtà, eravamo solo all’inizio. Infatti, a maggio del 2020 la nostra organizzazione veniva a conoscenza di un accordo scientifico tra la società Reithera e lo Spallanzani.
Verificando le condizioni con cui quest’accordo era stato stipulato USB rintracciava gli atti di una riunione svoltasi il 17 Marzo 2020 (figura 1) in cui l’attuale candidato per Il Pd A Napoli, allora ministro dell’università, e il presidente della Regione Lazio identificavano nel vaccino adeno-virale contro il COVID-19, allora in fase di sperimentazione estremamente embrionale, come il candidato di vaccino nazionale ideale.
Il principale dato politico che correla quella riunione all’attuale identificazione dei progetti che riceveranno finanziamenti PNRR può essere riscontrato nel coinvolgimento del privato attraverso l’intermediazione di un autorevole ente pubblico, lo Spallanzani (per altro successivamente coinvolto anche con il vaccino Sputnik).
Infatti, ben 2 decisori politivi, Mur e Regione Lazio, assegnarono senza alcun bando pubblico i finanziamenti che erano dei necessari a Reithera, società allora sicuramente Svizzera, per sviluppare completamente il vaccino commerciale (figura 2).
Il ministro Manfredi usò per tramite economico il CNR. Il principale ente di ricerca italiano fungeva semplicemente da ente pagatore per tre milioni di euro, assegnati dal ministero all’ente per essere ‘donati’ al privato.
La Regione Lazio usava 5 milioni per contribuire ai bisogno del privato per circa la stessa cifra del CNR. Quindi con questi 8 milioni, Reithera poteva, a totale spesa dei contribuenti italiani, sviluppare il vaccino che rimaneva di totale proprietà della società privata.
Ma a Reithera non potevano essere sufficienti e cosi presentava il conto allo stato italiano e otteneva un accordo con INVITALIA di ARCURI per ricevere ulteriori 80 milioni e più della metà del profitto (figura 3).
Ma la Corte dei Conti contestava vari punti dell’accordo (ad esempio il pressoché nullo impatto occupazionale: -40 posti entro il 2024-), l’acquisto della sede già occupata da Reithera sulla base di valutazioni immobiliari incomplete, la ricaduta economica della produzione vaccinale anche rispetto agli accordi commerciali già operativi al momento, ossia maggio 2021, che vedevano gli altri vaccini in piena produzione mentre quello Reithera era solo all’inizio della sperimentazione. E l’accordo veniva bocciato.
Nel frattempo, dopo le tante copertine in cui ministro e/o presidente della Regione Lazio si mostravano orgogliosi del vaccino italiano, come veniva definito, sono sparite. La stampa ha dimenticato e non ha più verificato a che punto sia il vaccino italiano.
La vicenda pone due aspetti che caratterizzano fortemente il finanziamento alla ricerca con soldi pubblici: innanzitutto, lo scippo che l’attuale sistema di brevettazione permette rispetto a migliaia di pubblicazioni scientifiche prodotte da fondi pubblici a totale favore del profitto.
Uno scippo che potrebbe essere evitato solo abolendo la stessa brevettualità su tutti gli aspetti della vita (genoma, proteine, in genere sostanze biologiche). Secondariamente l’intervento della politica che si appropria della fase di valutazione scientifica, anche competitiva, per destinare i finanziamenti a progetti applicati che gli vengono proposti e che possono essere strumentalmente utilizzati in maniera propagandistica.
Come cittadini, come ricercatori dobbiamo aver ben presente che i finanziamenti alla ricerca nel regime attuale determinano sempre un profitto e pretenderne il ritorno alla collettività. I fondi del PNRR condizioneranno la nostra vita non solo per gli eventuali sviluppi che determineranno con gli investimenti ma anche perché ci verranno richiesti.
Farli accaparrare ai soliti noti significa dirigere la ricerca su argomenti di che non sono di interesse collettivo. Come per i fondi donati a fondazioni private, i fondi pubblici debbono essere controllati e vigilati.
La vicenda che vi abbiamo descritto, invece, dimostra come i decisori entrino a gamba tesa sulle decisioni scientifiche, favorendo giocatori che non rischiano ma pretendono i fondi pubblici a fondo perduto.
Lo spettro della vicenda Reithera pesantemente ci pone questo problema. Ovviamente le richieste e le diffide USB PI Ricerca contro questa vicenda non hanno ricevuto risposta dal CNR. Eppure, quello che appare chiaro che qualcosa deve essere trapelato, forse attraverso i magistrati della corte dei conti presenti al CNR.
Non possiamo esserne certi, ma rimane il fatto che solo il sindacato di base ha tenuto l’attenzione sulla vicenda. E solo USB PI Ricerca sta denunciando la possibilità che il PNRR sia volano di sprechi e di profitto privati. Dobbiamo, invece, essere tutti coscienti che proprio da queste vicende discende l’arricchimento futuro dei pochi. Per questo denunciamo e ci opponiamo negli Enti di Ricerca pubblica alla privatizzazione del Settore.
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