Ecco la mappa delle piste ciclabili nei paesi dell’Europa del nord. Quanto ci costa non averne di simili in salute, mobilità, spese sanitarie e qualità della vita soprattutto nelle “nostre” aree metropolitane soffocate da traffico ed inquinamento?
A novembre 2020 la Corte UE ha condannato condanna l’Italia: “Limiti Pm10 sistematicamente superati“.
Uno studio pubblicato il 29 gennaio 2021 su The Lancet Planetary Health stimava il tasso di mortalità legato all’inquinamento da particolato sottile (PM2.5) e biossido di azoto (NO2) in 1000 città europee. Lo studio è stato condotto dal Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), in collaborazione con l’OMS.
I dati mostrano che moltissime città della Pianura Padana subiscono il più grave impatto a livello europeo per la cattiva qualità dell’aria, prima fra tutte l’area metropolitana di Milano, 13esima in classifica quanto ad impatto del particolato sottile, dove si potrebbero evitare ogni anno 3967 morti premature – pari a circa il 9% del totale.
La classifica pone inoltre Brescia, Bergamo e Vicenza rispettivamente al primo, secondo e quarto posto a livello europeo quanto a rischio di morire a causa dell’inquinamento da particolato sottile.
Secondo la ricerca se Napoli e Roma rispettassero a loro volta i limiti dell’OMS per il PM2.5 ogni anno si risparmierebbero, rispettivamente, 1352 e 1029 vite umane.
I ricercatori evidenziano che la maggiore mortalità da PM2.5 si verifica dove al particolato che proviene da scarichi e abrasione di freni e pneumatici si aggiunge quello dei combustibili solidi, utilizzati per riscaldare le case.
A livello europeo fra le prime 100 città per rischio da esposizione al PM2.5 ben il 37% è sito in Italia. Torino e Milano sono anche al top della classifica europea – rispettivamente 3ae 5a – quanto ad incremento di mortalità da biossido di azoto, gas che deriva principalmente dal traffico e in particolare dai veicoli diesel.
La ricerca ha anche classificato e paragonato l’impatto subito dalla popolazione delle città più inquinate con quello molto inferiore che si verifica alle concentrazioni misurate nelle città più pulite, per la maggior parte in Nord Europa. Se per esempio Milano avesse i livelli di NO2 di Tromso (Norvegia) si eviterebbero ogni anno 2271 morti premature (circa il 6% del totale). Ben 18 fra le prime 100 città nella classifica del biossido di azoto sono italiane.
Eppure, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza trasmesso dal governo Draghi al Parlamento gli investimenti per il futuro del paese in mobilità sostenibile sono stati addirittura ridimensionati rispetto al già misero piano di Conte.
Rispetto ad un fabbisogno stimato di 2 miliardi necessari ad implementare una rete ciclabile minimamente degna di questo nome, il PNRR ne concede 200 milioni per realizzare 570 km di reti ciclabili urbane (1000 km nel piano Conte), più 400 milioni per 1.200 km di percorsi ciclabili cicloturistici (1626 km nel piano Conte)
E le cose non andranno meglio nemmeno per il trasporto pubblico locale: nel prossimo quinquennio, l’Italia nel suo complesso dovrebbe realizzare 11 km di metropolitane, 120 km di filobus, 85 km di reti tramviarie e 15 km di funivie. Si tratta di numeri che da soli basterebbero appena a migliorare la situazione di Roma.
Altro che Green New Deal…
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