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Cariche a Trieste, l’ennesima scelta repressiva dello Stato

No Green Pass Trieste

I portuali di Trieste, che insieme ad un gruppo di “No Green Pass” presidiavano il porto del capoluogo friulano, sono stati sgomberati a suon di idranti e cariche della polizia. 

La cronaca: una parte dei lavoratori del porto di Trieste, insieme ad un gruppo di No Green Pass, sono stati sgomberati dal presidio al porto che era stato istituto da qualche giorno.

Un’azione di protesta contro il “certificato verde” voluto dal governo come ulteriore risorsa per incentivare la vaccinazione, che all’inizio era stata annunciata come la volontà di “bloccare il porto”, e che poi si era ridimensionata in un semplice sit in al varco 4 dell’infrastruttura portuale.

Una manifestazione che – unita allo sciopero – stava creando comunque rallentamenti alle normali attività dell’importante scalo marittimo friulano.

D’altronde a cosa servono gli scioperi? A creare un problema ed attirare l’attenzione della società e della politica su una questione sindacale o sociale. E per i lavoratori del porto di Trieste, o almeno per una buona parte di loro, l’obbligo di Green Pass è una questione sindacale e sociale: un’imposizione discriminante che impedisce ad alcuni di lavorare. Questo per descrivere fatti ed intenzioni.

Ieri mattina, e poi nel corso di tutta la giornata, lo Stato ha risposto alla protesta decidendo di non poter tollerare un prolungarsi del “blocco” – se pur attenuato – e ha deciso di sgomberare il sit in.

Idranti prima, e poi cariche anche abbastanza violente: immagini note a chi negli anni si è impegnato in lotte politiche, sindacali e sociali contro lo sfruttamento, la messa a profitto dei beni comuni, le ingiustizie che costellano la storia dei rapporti tra le istituzioni e la gente nel nostro paese e nel mondo a trazione ultra capitalista.

Un pò meno note, forse, a chi per la prima volta o quasi si confronta con il potere repressivo dello Stato: e nel movimento “No Green Pass” sono tanti, a scendere in piazza per opporsi a quella che è una ingiustizia percepita.

E dunque idranti, lacrimogeni, cariche, manganellate: questo è, quando lo Stato decide che la tua protesta ha superato il limite dell’accettabilità. Si chiama repressione, ed è sempre la stessa, anche quando viene attuata nei confronti di chi, da un certo punto di vista, “se la merita”.

Va sottolineato che lo sgombero è stata una decisione politica governativa, accettato e preteso anche da CgilCislUil, non una “risposta ad atti di violenza”. Anzi, la brutalità dell’intervento ha a sua volta innescato risposte simili da parte dei “no vax”, non dei portuali, che hanno hanno opposto resistenza passiva.

E’ un discorso spinoso e difficile, questo, ma riteniamo che sia doveroso affrontarlo: le immagini di ieri a Trieste, quello che è avvenuto nel capoluogo friulano, è violenza di Stato esattamente come quella subita da tante/i militanti/attiviste/I in tantissime occasioni e di cui magari nessuno ha parlato.

Il fatto che il “movimento no Green Pass” – a Trieste declinato esplicitamente come “novax” (ricordiamo che alle comunali la lista “3V” ha raccolto oltre il 4%) – presenti caratteristiche assolutamente discutibili da mille punti di vista non deve distogliere dall’evidenza del processo in atto, sempre lo stesso: la repressione violenta di qualunque cosa “disturbi il manovratore”.

Che oggi è il governo Draghi impegnato a fare quello per cui è stato incaricato, e cioè gestire i soldi del Recovery Fund e “far ripartire l’economia” ridisegnando gli equilibri del paese in senso socialmente reazionario.

E dunque chiunque sia d’intralcio a questo percorso politico e sociale, per ragioni ottime o sballate, deve essere “rimesso in carreggiata”.

Un modello di gestione del dissenso sociale che conosciamo bene, e che tante volte è stato utilizzato nei confronti delle “nostre” battaglie: la lotta per la casa, per i diritti sul luogo di lavoro, per la difesa dei beni comuni, contro lo sfruttamento dei territori, per la difesa dei diritti dei migranti… Quante lotte represse a suon di manganellate.

Ora abbiamo avuto di fronte una protesta “nuova”, portata avanti da un fronte sociale composito, in cui si parte da assunti spesso surreali (no mask, no vax), che appare una battaglia di retroguardia che distoglie da questioni socialmente e politicamente più rilevati, ma che sta subendo una repressione sempre più violenta e decisa.

Attenzione: il Green Pass, così come è stato disegnato e applicato, è una enorme (ennesima) furbata del governo, che scarica la gestione del problema della vaccinazione sulla presunta “libera scelta” dei cittadini e ha prodotto pericolosissimi fenomeni discriminatori sul posto di lavoro (ogni azienda lo sfrutta come meglio crede).

Per cui non c’è solo delirio, ingenuità, strumentalizzazione fascista, ignoranza: c’è un pezzo di società che percepisce in modo confuso di stare subendo una enorme ingiustizia, in molti casi “la più grave” della loro vita (anche se certamente lo sono di più cento altre, che non avvertono chiaramente).

E sono le manganellate, la repressione, la violenza dello Stato.

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8 Commenti


  • augusto paris

    il green pass è anticostituzionale, non si deve pagare il pizzo per lavorare, e basta la Vs collusione., come scrivi
    “da un certo punto di vista, “se la merita”, ma chue nesai tu del perchè uno non vuole vaccinarsi, pesni che siamo tutti scemi, pensi che non ci stanno discriminando, ma fatemi il piacere…………


    • Redazione Roma

      Come abbiamo scritto più volte, le argomentazioni a favore del vaccino contro un virus pandemico sono maggiori di quelle del suo contrario. Ormai ognuno ha consolidato i propri convincimenti, inutile far polemica su questo


  • filippo

    noi militanti attivasti ne sappiamo qualcosa delle manganellate,…….ma ancora non avete capito che non rappresentate più nessuno in questo paese e che se le piazze vengono occupate dai nazi-fascisti un motivo ci sarà…..continuiamo pure a prendere le distanze, con la nostra superbia di ortodossia comunista, da un movimento sorto spontaneamente e che ha coinvolto milioni di italiani, i quali stanno presidiando pacificamente le piazze, un movimento che ha proclamato lo sciopero politico contro uno dei governi più reazionari e più violenti dell’ultimo trentennio della storia d’italia….


    • Redazione Roma

      Sul chi rappresenta chi e che cosa ci sarebbe molto da discutere, sbagli ad arrivare a conclusioni affrettate


  • gianni

    si puo’ anche essere d’accordo nel vautare di retroguardia l’opposizione al green pass (ennesimo vocabolo in inglese) anche se a volte viene motivato propriamente. a volte pero’ anche lotte di retroguardia o su contenuti sovrastrutturali sono insopportabili per il potere costituito: e questo e’ uno dei casi.ho letto degli articoli “governisti” su questa testata e non me lo aspettavo. e’ comunque un movimento reale non solo limitato aTrieste dove potrebbe avere motivazioni legate alle elezioni locali oppure di provocazione (Pappalardo) o strumentalizzazione di gruppi di destra:mi risulta che anche tra i portuali di Genova,anche se in forma minore c’e’ del malcontento.purtroppo i mezzi di cosiddetta informazione dibattono se il tal arbitro e’ incapace o meno e delle realizzazioni (?) di regime e non e’ dato spere di piu’,un po’ come l’ultimo sciopero generale. non sono vaccinato ma non sono no vax (altra parolaccia come in tempi passati erano gruppettaro o autonomo,anzi vorrei vaccinarmi con un vaccino a sub unta’ che ritengo piu’ sicuro. ce ne sono due : uno cubano(ma non verra’ mai riconosciuto e autorizzato) l’altro e’ statunitense ma temo che fara’ la fine dello sputnik russo,tutto si fermera’ all’EMA (organismo sanitario o politico ?) .forse quando no ci saremo piu’ si verra’ a sapere che c’e’ stato un vorticoso giro di mazzette a livello europeo non limitatamente all’italia. bisognerebbe capire se questa pandemia reale e’ peggio dell’uso che se ne fa. per esempio la famosa immunita’ di gregge che e’ lievitata al 90% non significhera’che la potenziale popolazione del 10% e’ il limite massimo di impegno della sanita’ pubblica compatibile con la piu’ feroce competizione sui mercati. quanto c’e’ di produttuvismo,economicismo e politicismo,cosi’ fa rima) nella gestione di questa emergenza e quanto di realmente sanitario.insomma l’avversario di classe prende determinate misure di politica sanitaria,ma sono neutre o di classe,appunto.se il green pass e’ una misura burocratica non sara’ perche’ proprio per non molestare il conduttore ti devono abituare a fare quello che dicono (anche gli idranti e i lacrimogeni di Trieste rientrano nella fattispecie.).e poi mi domando e vi domando questo schema di gestione emergenziale e’ replicabile in altri campi come quello ambientale ,per esempio.come vediamo la lobby nucleare sta uscendo allo scoperto molto felpatmente e sponsorizzata da noi addirittura dal ministro alla transizione ecologica.e se se ne uscissero con argomentazioni TINA in nome della salute,in questo caso del pianeta. mi sembra che sia il ricorso ai vaccini,come e’ stato fatto,sia potenzialmente al nucleare non si pongano minimamente il problema del rischio sociale (nemico del profitto).che ne pensate.scusate l’eccessiva lunghezza.


    • Redazione Contropiano

      La risposta, per tutti, arriva con un articolo di analisi, questa mattina…


  • Romoletto

    Vedo due ordini di problemi in cui, scusate il tono di dissenso (e non è bello dover fare queste premesse per imbastire una dialettica), rischiate di continuare ad avvitarvi oltremodo. Non sono d’accordo che non rappresentate proprio nessuno. Comunque avete voce in capitolo ideologico nella USB e la USB ha dimostrato di poter portare in piazza allo sciopero non pochi lavoratori (purtroppo non i proletari in generale). E la ragione sociale della USB è la sua alterità dai confederali collaborazionisti e ruffiani, in generale, e dalla CGIL in particolare. Pertanto mi permetto di porre in evidenza questi due rilievi:
    IL PRIMO problema fondamentale, nella storia pandemica, è di ordine epistemologico riguardo alla scienza. A mio parere è evidente una lacuna culturale di tipo scientifico nel vostro gruppo dirigente. La scienza non può essere considerata come una produzione umana di tipo “positivo”, nel senso che essa viene posta e codificata dall’alto delle gerarchie sociali erga omnes. Questo aspetto caratterizza la religione, l’ideologia, la propaganda, non la scienza. E’ infatti una contraddizione di base concepire la scienza come positiva, ignorando ingenuamente (?) che la scienza è un processo produttivo che avviene per logiche deduttive, induttive e confutazionali. La confutazione è il meccanismo essenziale che rende la scienza tale e altra da sfere umane come la religione o l’ideologia. Una teoria non è una ideologia. La gravità in questa immanenza pandemica, diciamo, sta nel fatto che un’avanguardia minoritaria, come dovrebbe o vorrebbe essere la vostra esperienza esistenziale e umana, non può mangiarsi e bersi pari pari tutto quanto escreto e defecato dalle alte gerarchie delle classi dominanti. E mi riferisco proprio al nucleo scientifico riguardante l’origine del virus emergenziale, la negazione degli approcci terapeutici plurali e il monolitico approccio vaccini sta e soprattutto l’imposizione di tecnologie sperimentali fatte passare sulla pelle del proletariato cavia come “vaccini” a scapito persino di altri tipi di vaccini. Questo riduce molto l’autonomia e l’alterità delle classi subalterne classe verso le classi dominanti.
    IL SECONDO problema, conseguente dal primo basilare, è un approccio al conlfitto sociale di tipo riformista e “pompieristico”. E’ evidente la vostra totale incapacità di saper prendere spunto dai fuochi nell’arsa steppa e dalle crepe nel monolite del dominio per allargare il conflitto sapendo fare il gioco delle collana, infilando le perle in un filo rosso di attacco alle basi del sistema di dominio che esprime una ferocia sempre più grave nell’estrazione di valore in Italia e altrove (e qui entrano in gioco le analisi dei conflitti inter-imperialistici, come ben fatto notare da altri e anche da voi). E’GRAVE l’approccio di dileggio non solo non collaborativo, ma distruttivo, verso le altre anime del proletariato apparentemente non allineate sullo stesso vostro intendere fenomenico. Mancate clamorosamente il noumeno (il filo rosso) che lega e catalizza le lotte e le fa confluire in una “grande marcia” o “grande onda” proletaria contro il monolite imperial-capitalistico mondiale. In definitiva un comitato comunista non può ridursi all’espressione di un Barontini sempre medesima a sé stessa. Si vede da lontano che non vi è dialettica, proprio per mancanza di carburante dialettico. Non ve la prendete troppo con me, vi auguro buona dialettica e buone discusisoni intrerne. Ma vi esorto a mollare il riformiso della sinistra e tutti i loro apparati. Sganciatevi totalmente da Prodi, D’alema e tutto sta robaccia che 50 anni fa ci affossò, ci mise nella fossa.


    • Redazione Roma

      La risposta è nell’editoriale di domani su Contropiano

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