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Torino. Potere al Popolo: “Nessuno sconto al “sistema Torino” e al nuovo sindaco Pd

Chissà se saranno fischiate le orecchie al sindaco neoeletto di Torino, Stefano Lo Russo!

A ventiquattr’ore dalla sua vittoria nel ballottaggio contro il candidato di centro destra, Paolo Damilano, Potere al popolo (Pap) ha organizzato un’assemblea sotto la tettoia dell’orologio di Porta Palazzo e vari relatori hanno commentato le prime dichiarazioni dell’esponente dello schieramento di centro sinistra.

Al tavolo, coordinano i lavori Luca Bardino e Maria Grazia Tesse. «Le due forze in campo che si contendevano il governo di Torino sono componenti del medesimo comitato d’affari», esordisce Bardino. Il “Sistema Torino” orienta le direttive di sviluppo lasciando indietro i soggetti più deboli, le nuove generazioni che non hanno prospettive in una città in declino. In base al rifiuto della logica del “meno peggio” e del voto utile, Pap non esita a sottolineare come centrosinistra e centrodestra siano accomunate per blocco di interessi.
Occorre un’opposizione sociale, un progetto politico basato sul rifiuto netto di politiche contro i diritti dei lavoratori (“austerity”, privatizzazioni), la costruzione di un soggetto che rappresenti gli interessi delle classi popolari.
Stefano Lo Russo ha affermato che la città rientrerà nell’Osservatorio per l’Asse ferroviario Torino – Lione da cui era uscita la giunta Appendino sotto la pressione dei militanti No Tav. La caratteristica principale delle elezioni amministrative, l’astensionismo, mostra come le classi popolari rifiutino questo modello bipolare.

Lo sciopero dello scorso 11 ottobre ha visto convergere il sindacalismo conflittuale dimostrando l’alternativa esistente a partire dal bisogno di lavoro.

Lorenzo Giustolisi, Esecutivo nazionale USB (Unione Sindacale di Base) approva il gesto di rottura di Pap rispetto alla richiesta di aderire ad una falsa unità antifascista, un atto di lucidità politica, rivendicando una posizione di indipendenza e autonomia. L’assalto alla sede di Roma della CGIL ha di fatto preparato il terreno alla vittoria del centro sinistra.

Occorre un progetto di intervento in città che colga i punti critici, da trent’anni la città è priva di un modello di sviluppo, il blocco di potere della borghesia non possiede strumenti né lungimiranza politica. «La questione della povertà è un terreno di intervento imprescindibile, non si può fare politica a Torino senza affrontare la questione della casa, della salute». Lo Russo nelle prime dichiarazioni ha evocato «con faccia tosta» il binomio al centro delle critiche, il Sistema Torino.

Con voce tonante interviene Maria dell’Associazione Antimilitarista e le fa eco un ciclista che s’aggira intorno all’assemblea. Il nuovo sindaco ha ottenuto gli stessi voti con cui il candidato precedente aveva perso contro l’Appendino. Nei quartieri popolari di Torino la stragrande maggioranza non si è recata a votare, naturalmente non è automatico per tutti i non votanti il riconoscersi in un soggetto di trasformazione sociale. Lo Russo intende essere “il sindaco della costruzione”, frase pronunciata in senso metaforico ma si prospetta sicuramente una nuova «colata di cemento sulla città». Punta il dito sul prospiciente “Mercato centrale” dove un panino con la mortadella costa sette euro, la stessa mortadella in vendita tra i banchi di Porta Palazzo. Combo è un ostello di lusso e la Cavallerizza, nonostante i tentativi di sottrarla alla speculazione, vedrà la gestione a cura della Compagnia San Paolo, «un soggetto forte nel Sistema Torino».

Con Chiamparino che nella seconda elezione aveva ottenuto il 66% dei consensi, la città ha regalato al San Paolo un terreno di pregio su cui è stato costruito il grattacielo. Si punta sull’industria aerospaziale di guerra che pone al centro la questione della vendita degli armamenti. A fine novembre si svolgerà una mostra mercato (“Aerospace & Defense meetings”) che l’anno scorso ha totalizzato 7500 transazioni (droni, cacciabombardieri) per un fatturato complessivo di 4,3 miliardi di euro. Il 20 novembre si organizzerà un corteo di protesta.

Cosimo Scarinzi per la CUB (Confederazione Unitaria di Base) ricorda come lo scorso 11 ottobre sia sceso in piazza «un pezzo importante di opposizione sociale», un gruppo di lavoratori della logistica, scuola, industria, servizi insieme a precari e studenti. Si è dimostrata l’esistenza di «un segmento di minoranza importante e attivo che si riconosce in una rottura radicale col sistema corporativo dominante» di cui il “Sistema Torino” è un’applicazione territoriale. Evidenzia il nodo della povertà, della spesa militare, della casa, del reddito. In Comune la nuova giunta continuerà nella politica delle giunte precedenti, con tagli al welfare e una gestione «ostile agli interessi delle classi popolari». La CUB pone l’attenzione sulla “partita complessa” dei tagli alla scuola comunale, sul lavoro precario, “deregolamentato”. L’obiettivo consiste nella stabilizzazione del personale precario, investimenti per una scuola
comunale pubblica di qualità.

Nicoletta Dosio (No Tav) spiega come la Val di Susa sia «minacciata dallo stesso sistema che da sempre devasta Torino, la crisi vogliono farla pagare a chi non ne è responsabile». Utilizza la metafora del frigorifero a cui attingere e lasciare vuoto per indicare la natura come luogo di profitto, alla stregua della città urbanizzata. Parla di acqua da prendere e rivendere a caro prezzo là dove l’acqua esisteva ma è stata inquinata da scarichi industriali. «Lo sfruttamento della natura è l’altra faccia dello sfruttamento dell’uomo». L’attacco inferto alla valle per le Olimpiadi del 2006 ha fruttato una quantità di soldi ai soliti noti, il “buco” nel bilancio comunali ammonta a due miliardi. La valle è stata devastata nelle foreste, «nei luoghi più belli per costruire quelle strutture poi abbandonate a se stesse. Il vero “business” era costruirle, non mantenerle». La favola della ferrovia che toglie traffico dalle strade «non l’abbiamo mai creduta!». L’autostrada porta inquinamento, l’Autoporto di San Didero costerà milioni di soldi pubblici. Il sindaco, luminare del Politecnico, dovrebbe sapere cosa hanno trovato nei maxi sondaggi della Maddalena. Il partito trasversale degli affari ha avuto un ruolo nella progettazione del cantiere. Lo Russo dovrebbe sapere che si lavora a stretto contatto con amianto e uranio, materiale che diventa volatile e si respira. Prima di essere eletto ha continuato a dichiararsi paladino della Tav, addirittura chiedendo l’espansione a Savona, Genova per collegare Torino a tutto il mondo. Invece, il sindaco di Lione è contrario, consapevole di cosa significhi «morire di elefantiasi».

Il tono si fa accorato, «i poveri li ho trovati in carcere, il buco nero del buco nero della città». Ci sono nel CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio), una vergogna che tocca tutti, anche quanti «fanno finta di non vedere o si disinteressano». Cita i Senza fissa dimora, anche i Sinti e i Rom che ha trovato in carcere, «se escono non sanno dove posare il capo». «Il luogo degli ultimi è il punto da cui ripartire per costruire una società che sia decente». Lo Russo se la prende con i lavoratori al cantiere di San Didero, a momenti investiti dai camion. Invoca violenza per farli portare in tribunale, un modo per mettere «una palata di terra sulla tomba della verità».
Andrea del Partito dei Carc apre il foglietto del suo intervento e invita a «coordinarsi per obiettivi comuni, la politica di lacrime e sangue del governo Draghi è davanti agli occhi di tutti». Il Green Pass rappresenta la ciliegina sulla torta, «devo pagare per andare a lavorare!». Ricorda la GKN di Firenze, gli operai della Maserati trasferiti a Mirafiori. «In fabbrica per esperienza personale non si parla solo di calcio, c’è una rabbia tale che si può tagliare col coltello». Ci sono colleghi a casa, privi di Green Pass e le agenzie interinali raccolgono «un esercito di lavoratori ricattabili». E’ necessario «andare davanti alle fabbriche, nei quartieri popolari per guadagnare la fiducia dei lavoratori persi in questi trent’anni di sfacelo».

Francesca (“Cambiare rotta”) interviene ricordando il sostegno dato alla campagna elettorale di Pap, «l’unica forza che riesce a farsi portavoce per le istanze dei giovani e degli studenti che hanno di fronte un futuro di precarietà lavorativa». I candidati di destra e sinistra definiscono Torino capitale degli studenti ma la realtà è diversa. Si sono promossi partenariati con aziende private, l’Università si muove secondo un modello aziendalistico. Nel CdA siedono imprenditori privati che decidono le sorti dei fondi finanziari. E’ stata promotrice del Parco della Salute, voluto dalla giunta precedente, un accorpamento dei principali poli ospedalieri con la conseguente chiusura degli ospedali di prossimità e la riduzione di posti letto. Sottolinea il problema della residenzialità pubblica studentesca. 3500 studenti considerati idonei non hanno trovato strutture Edisu peraccoglierli. Al loro posto ci sono Combo, “Camplus Apartments” accolte a braccia aperte dalla giunta, «un rilancio edilizio privato di lusso per studenti che se lo possono permettere».

Lorenzo di ASIA (Associazioni Inquilini e Abitanti) USB ricorda come la destra governi la presidenza dell’Agenzia territoriale per la casa (ATC), gli inquilini delle case popolari «vivono sulla loro pelle» i problemi. Torino è la capitale degli sfratti, sono tremila le richieste di esecuzione di sfratti solo nella Provincia di Torino, ottomila in Regione per il periodo sino al 31 dicembre 2019. «Le periferie non potevano andare a votare il “meno peggio”. Sono sessantamila le case sfitte, si assiste ad un aumento degli affitti specie a Porta Palazzo, Barriera di Milano, Aurora. Occorre un’edilizia residenziale pubblica per almeno un milione di case popolari.

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