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Per la Nababbo Tax

Salvini e la destra insistono continuamente per la “Flat tax” narrando, falsamente, che sia a favore del popolo comune, quando invece è solo una ulteriore modifica a favore dei ceti ricchi (già il Berlusca aveva tagliato le tasse dirette a lui e a quelli come lui).

Perché è chiaro che chi ha bassi redditi più di tanto non ne benificerebbe, tra “no-tax-area” e fascia al 23%, e la conferma la porta la modifica che propone Draghi-UE: mentre per i redditi bassi il taglio delle tasse darebbe in più al mese in busta paga poco più di 10 euro, per i redditi alti e altissimi il guadagno sarebbe più consistente.

L’ideologia, falsa, che sta dietro è quella liberista, di un “Keneysismo” al contrario: invece di operare per dare reddito ai ceti popolari, che sono il motore reale e diffuso della domanda, si spostano soldi verso chi è artefice dell’offerta, grandi patrimoni per primi, perché la politica è avere più capitale per resistere alla concorrenza estera ed esportare a costi più bassi.

La “domanda” che interessa non è quella interna, ma quella estera, quindi è un governo che non opera per i suoi cittadini ma per pochi “nababbi”.

Tagliare le tasse ai ceti ricchi significa inoltre depotenziare o tagliare i servizi pubblici, sanità e scuola pubblica in particolare.

I mass-media, di proprietà o controllati come la RAI, sono perciò chiamati a costruire la falsa narrazione del “governo dei migliori” e spostare l’attenzione dei ceti popolari sugli “auto-lesionisti” no-vax.

Quello che serve, perciò, e per cui dovrebbero lottare i comunisti operando per una unità di lotta, è la “Nababbo tax”.

La “Nababbo tax” non è una sola azione ma deve avere più “gambe che sposti il carico fiscale sui grandi patrimoni:

  • Con le tasse dirette è necessario tassare specificatamente i redditi alti oltre i 75mila euro con una quota almeno al 48% quando Draghi vuole fare il contrario abbassando la soglia a 50mila, leader liberista che così accumuna nella stessa tassazione redditi medio-alti con quelli dei “nababbi”.
  • Abbassare di due punti l’IVA (da 4,10 e 22 a 2, 8 e 20%) perché è con la tassazione sui consumi che si drena denaro dai ceti popolari, basta leggere lo scontrino della spesa alimentare quotidiana; con questa azione si favorisce tra l’altro il commercio suscitando i consumi.
  • Obbligo per legge di avere la residenza fiscale in Italia per tutte le aziende a partecipazione pubblica, anche con una quota minima del 5% e per tutte le aziende private che hanno una concessione pubblica, come televisioni e telecomunicazioni, aziende che troppo spesso hanno residenza fiscale all’estero ma che fanno soldi con concessioni pubbliche.

Ovviamente la “nababbo tax” farebbe infuriare Confindustria e neo-liberisti, come pure metterebbe in imbarazzo la pseudo-sinistra, ma se si è comunisti è questa la politica da perseguire.

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