Sono arrivati scavalcando il cancello, come degli intrusi, bloccando la statale con le camionette e circondandone la casa con decine di digos. Tra le grida di rabbia di chi da giorni presidia casa di Emilio per rendere più difficile il suo arresto, tra le urla che invocano libertà, Emilio è stato tradotto in carcere a Torino in attesa di essere portato in Francia.
La sentenza della Cassazione che ha accettato l’estradizione era arrivata qualche giorno fa e da quel momento in poi, alla moda no tav, decine e decine di attivisti e attiviste si sono ritrovati in un presidio permanente per attendere insieme questo momento infausto.
Il vento della Val Susa non ha lasciato tregua durante queste notti in cui ci siamo stretti attorno a una roccia quale è Emilio, perché il movimento No Tav non lascia mai solo nessuno.
Il motivo per il quale Emilio è stato rincorso da varie misure restrittive in attesa dell’estradizione risale alla primavera del 2021 durante una manifestazione in solidarietà ai migranti al Monginevro.
Il tribunale di Gap ha emanato un mandato di arresto europeo e il 15 settembre Emilio era stato arrestato e portato in carcere a Torino. La custodia in carcere era stata poi trasformata in arresti domiciliari, durati fino ad oggi.
Molti sono stati gli intellettuali, gli artisti, i deputati, che hanno espresso solidarietà ad Emilio in quanto questa sentenza è considerata illegittima e rappresenta un vergognoso precedente e, ancor di più, sono stati i momenti di solidarietà organizzati dal movimento, dai compagni e dalle compagne di lotta di una vita.
Questa storia ha ancora una volta molto da insegnare. Insegna la solidarietà, la capacità di uomini e donne di schierarsi contro le ingiustizie mettendo in gioco le proprie vite per un obiettivo più grande, collettivo, per un’esistenza più degna.
Insegna che l’orgoglio di essere parte del movimento No Tav, che più passano gli anni e più è simbolo di molto di più di una battaglia contro un treno, non verrà mai schiacciato dagli innumerevoli tentativi dello Stato, della questura, della procura di questa città di mettere i bastoni fra le ruote a chi lotta da trent’anni.
Questa volta lo sguardo fiero si estende fin oltre i confini nazionali e ci vedrà ben presto al fianco di Emilio anche in Francia. A partire da questa sera (ieri, ndr) , alle ore 18, quando ci ritroveremo sotto il carcere delle Vallette per un presidio che chieda la sua immediata liberazione!
A sarà dura sì, ma per loro!
1 dicembre 2021
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Il comunicato di Potere al Popolo:
Il primo dicembre l’attivista No Tav Emilio Scalzo è stato portato via dalle forze dell’ordine e rinchiuso in carcere a Torino. Per allontanarlo dalla Valle di Susa e dai suoi affetti, le squadre speciali sono piombate a casa sua scavalcando il cancello.
Con un ingente dispiegamento di Polizia è stata bloccata la Statale 25 in entrambe le direzioni di marcia e tutte le vie di accesso all’abitazione di Emilio sono state chiuse.
Emilio era ristretto agli arresti domiciliari in attesa di essere consegnato alla Francia. La corte di Cassazione, il 26 novembre, ha infatti rigettato il ricorso della difesa di Emilio disponendo la sua estradizione.
Gli arresti domiciliari sono stati revocati in ragione del presidio di solidarietà che da due mesi raccoglie amici e attivisti nelle vicinanze di casa di Emilio, per non farlo sentire solo.
Nel provvedimento, la Corte di Appello di Torino scrive espressamente che viene applicata la custodia in carcere “vista la richiesta di aggravamento formulata dal P. G. in sede e preso atto della presenza costante, dinanzi all’abitazione dello Scalzo, di un presidio di attivisti del movimento No Tav che potrebbe ostacolare l’esecuzione della consegna”.
La gravità della decisione è senza precedenti. Una misura cautelare custodiale, che incide pesantemente sulla libertà personale, viene aggravata in ragione del comportamento ipotetico – è la Corte stessa ad usare il condizionale – di soggetti terzi senza che il destinatario dell’aggravio abbia tenuto alcuna condotta censurabile durante gli oltre due mesi di esecuzione della misura.
Si tratta di una violazione dei diritti umani molto grave, oltre che del mancato rispetto di uno dei principi cardine su cui si fonda il nostro ordinamento che impone l’utilizzo del carcere, tanto più in fase cautelare, solo se e quando risulti essere necessario e inevitabile.
Anche il mandato di arresto europeo è stato emesso, dalla Francia, in via cautelare, questo significa che Emilio non ha ancora avuto la possibilità di difendersi dall’accusa di aggressione a un gendarme che gli è stata mossa dalla polizia francese.
La grande umanità e la generosità disinteressata sono le gravi colpe di Emilio, il potere non ha perdonato la sua mano tesa a chiunque si trovi in difficoltà. La paura cieca della solidarietà – sia di quella offerta da Emilio ai migranti che tentano di attraversare le Alpi innevate a piedi nudi che di quella manifestata ad Emilio da amici e compagni riuniti in presidio – è evidente.
La “difesa dei confini” è una priorità che richiede che venga impedito il mutuo aiuto. Chi ha i documenti in regola perché ha la fortuna di essere nato o nata dalla parte giusta del pianeta non deve e non può aiutare chi prova a sopravvivere fuggendo da fame, guerre e miseria.
Chi tenta le traversate della disperazione, costate già moltissime vite, non deve arrivare a destinazione, costi quel che costi. La recinzione è netta e chi vive dalla parte sbagliata, lì deve rimanere.
In questo quadro desolante, il sostegno offerto a chi è in difficoltà diventa “sovversivo”.
Noi siamo orgogliosi di essere sempre stati a fianco del movimento No Tav e a fianco dei e delle migranti.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Emilio, alla sua famiglia e a tutta la Val di Susa, dandoci appuntamento all’8 dicembre per un grande corteo nazionale, perché è inaccettabile pagare con la propria libertà la costruzione di un mondo più equo e più umano.
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alfredo fabbri
.SI Questa storia ha ancora una volta molto da insegnare. Insegna la solidarietà, la capacità di uomini e donne di schierarsi contro le ingiustizie mettendo in gioco le proprie vite per un obiettivo più grande, collettivo, per un’esistenza più degna. Insegna che l’orgoglio di essere parte del movimento No Tav, che più passano gli anni e più è simbolo di molto di più di una battaglia contro un treno, non verrà mai schiacciato dagli innumerevoli tentativi dello Stato, della questura, della procura di questa città di mettere i bastoni fra le ruote a chi lotta da trent’anni. l’Odio contro in NO TAV, cioè contro chi lotta per far rispettare il territorio dalla devastazione del denaro, di chi NON pensa neppure lontanamente a volergli BENE. L’ arresto di Emilio è l’ espressione di un potere feroce, incapace di voler Bene, d’Amare.–