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Strategic Compass: la Bussola Strategica per l’hard power della UE

Molti ne hanno sentito parlare per la prima volta da Draghi mercoledi sera in Senato. Illustrando i temi sui quali avrebbe partecipato al Consiglio Europeo del 16 gennaio scorso, Mario Draghi ha evocato il codice di “Bussola Strategica” che indica un significativo passaggio di qualità dell’Unione Europea in materia di difesa comune, politica militare ed estera comune.

Ma cosa significa questa Bussola Strategica o Strategic Compass come l’hanno definita i servizi di intelligence europei coordinati dentro il “Servizio Europeo per l’Azione Esterna”?

In un paper del marzo 2021, il Centro Studi Internazionali scrive che: “L’analisi, presentata ai governi degli Stati Membri, costituisce ad oggi un documento classificato, di cui non è possibile conoscere il contenuto nel dettaglio. Tuttavia, ciò che il Servizio Europeo per l’Azione Esterna ha dichiarato, è che sono state dovutamente analizzate ed identificate le minacce di carattere globale (tra cui la crescita della rivalità economica tra grandi potenze e il cambiamento climatico), regionale (principalmente relative ad instabilità e conflitti) e di carattere ibrido (cyber-threats, disinformazione, terrorismo) che metteranno negli anni a venire a dura prova la sicurezza dell’Unione e dei suoi membri”.

Il documento dovrà essere presentato ufficialmente tra tre mesi, a marzo 2022, e in questo periodo in vari stati membri dovranno pronunciarsi nel merito. Inoltre non è l’unico documento a definire ormai chiaramente gli interessi strategici europei e gli strumenti coercitivi per affermarli.

Ancora secondo il Centro Studi Internazionali nella prima metà dell’anno verrà intavolato un dialogo con gli stati membri in merito al documento, definendo quali saranno gli specifici obiettivi dell’UE all’interno delle macroaree e quali misure andranno prese in considerazione ed implementate per far fronte alle numerose minacce identificate dall’analisi dei servizi di intelligence europei. “La discussione era già prevista per il Consiglio Affari Esteri del 22 febbraio 2021, ma è stata posticipata alla prossima seduta del Consiglio, che si terrà il prossimo 22 marzo. Nel corso della seconda metà di quest’anno, una volta conclusa la discussione con gli stati membri dell’Unione, si procederà alla formulazione pratica dello Strategic Compass, con la prospettiva che esso venga adottato ed implementato nei primi mesi del 2022”.

L’altra questione richiamata da Draghi nel suo intervento al Senato ma anche nelle discussioni bilaterali di questi mesi, soprattutto con i governi di Francia e Germania, è la fine dell’unanimità nella presa di decisioni e nel passaggio a scelte operative dell’Unione Europea.

Sulla base di un’analisi dei servizi di intelligence dei 27 stati membri, lo “Strategic compass” descrive le minacce agli interessi strategici europei e i conflitti che ne possono derivare. Il documento è diviso in quattro capitoli operativi definiti basket: agire, rendere sicuro, investire e partner. L’idea principale è una forza di dispiegamento rapido dell’Ue “fino a 5 mila uomini”. Un esempio che viene fatto spesso a Bruxelles è la capacità di rendere sicuro un aeroporto in caso di evacuazione (quel che l’Ue non è stata in grado di fare a Kabul).

Un altro esempio sono le missioni di stabilizzazione in ambienti ostili. La decisione di inviare la forza militare dell’Ue verrebbe presa all’unanimità ma, se condotta da una coalizione di volenterosi, la guida operativa sarebbe poi affidata solo ai paesi partecipanti, con buona pace di chi non ne condivide l’opprtunità.

Secondo un osservatore ben dentro alle questioni europee, lo “Strategic compass riconosce le minacce ibride e prevede la creazione di capacità militari nuove. Ma, senza la volontà di usarle, l’Unione europea non sarà mai presa sul serio”.

E a quanto sembra è proprio questo il passaggio che il Triangolo di comando della Ue (ma anche la Spagna ed altri paesi) intende fare rapidamente facendo sapere di essere pronta ad utilizzare queste “capacità militari nuove”.

Sul numero di ottobre di Aspenia, la rivista dell’Aspen Institute, Sven Biscop, consulente strategico del Royal Institute for International Relations di Bruxelles, se la forza prevista dallo Strategic Compass verrà resa operativa, “l’Unione Europea può rafforzare ulteriormente la sua reattività complessiva conferendo allo Stato Maggiore della Ue un mandato permanente per intraprendere la pianificazione di emergenza di propria iniziativa. E non solo per paesi immaginari e scenari generici ma per opzioni militar reali in luoghi reali in cui si sta sviluppando una crisi che minaccia gli interessi dell’Unione Europea”.

Ma Biscop invita anche a mettere fine alla narrativa consolatoria secondo cui la politica di sicurezza Ue interviene per “proteggere i cittadini in altri paesi. Questo può essere un effetto collaterale positivo di un intervento, ma l’azione militare dovrebbe essere presa in considerazione solo quando è in gioco l’interesse europeo”.

Il cambiamento di linguaggio rispetto ai tempi del cosiddetto soft power europeo è notevole. E le scelte operative ormai sono conseguenti. Il 2022, come abbiamo visto, sarà un anno di verifiche concrete. Continuare a ignorare questo inquietante salto di qualità nella Ue non sarà più accettabile, nè per noi che ci viviamo e agiamo politicamente nè per i popoli che saranno vittime dell’hard power europeo.

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