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Delocalizzazioni. Approvato emendamento dettato da Confindustria, rigettato quello di Potere al Popolo

La Commissione Bilancio del Senato ha respinto l’emendamento del senatore Mantero di Potere al Popolo, scritto insieme a una rappresentanza dei lavoratori GKN e ad esperti di diritto, approvando invece quello Orlando-Todde, un emendamento letteralmente ritagliato sulle esigenze di Confindustria.

La nostra classe politica è da anni la protagonista della distruzione del sistema di diritti sociali e dei lavoratori, da anni non mostra altro obiettivo che sottomettere il sistema industriale alle esigenze dei grandi capitali. Come se ce ne fosse il bisogno, oggi ne abbiamo avuto l’ennesima conferma, a danno dei lavoratori sottoposti a procedure di licenziamento collettivo

Le differenze fra i due emendamenti parlano da sé:

– l’emendamento Mantero si applicava a tutte le imprese che stanno chiudendo, quello del governo a nessuna.

– l’emendamento Mantero imponeva la stesura di un piano industriale che obbligava l’azienda a mantenere livelli occupazionali e a tutelare il tessuto produttivo, quello del governo no

– soprattutto, l’emendamento Mantero imponeva che lo stato fosse parte attiva.

Ma chi ha votato a favore e chi contro le delocalizzazioni in sede di Commissione Bilancio?

L’emendamento “Mantero”, che non ha ricevuto parere favorevole da parte del Governo, è stato in ogni caso discusso e votato in quanto ripresentato come subemendamento all’emendamento del Governo dai senatori Mantero, Nugnes, La Mura e Lezzi. Tale norma che protegge effettivamente il tessuto occupazionale e produttivo dalla fuga delle imprese all’estero, e consente una politica industriale pubblica, è stata bocciata dai seguenti senatori.

Hanno votato contro l’emendamento Mantero:

Pd: Alan Ferrari, Daniele Manca, Antonio Misiani

Leu: Vasco Errani

Fratelli d’Italia: Nicola Calandrini, Luca De Carlo

Italia Viva: Davide Faraone, Donatella Conzatti

Lega-Salvini Premier-Partito Sardo D’Azione: Erica Rivolta, Antonella Faggi, Roberta Ferrero, Elena Testor e Paolo Tosato

Forza Italia – Berlusconi Presidente – UDC: Dario Damiani, Massimo Ferro, Fiammetta Modena, Antonio Saccone.

Idea-Cambiamo! Europeisti: Raffaele Fantetti

Rossellina Sbrana del Gruppo Misto

Gruppo per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Steger Dieter

Hanno invece votato a favore: 

Barbara Lezzi del Gruppo Misto e il gruppo degli M5s Gianmauro Dell’Olio, Agnese Gallicchio, Laura Bottici, Vincenzo Presutto, tranne il presidente della Commissione Daniele Pesco)

Quindi centro-destra e centro-sinistra hanno votato lo stesso emendamento e la pensano nello stesso modo in materia di delocalizzazione delle fabbriche dall’Italia all’estero.

Il senatore di Potere al Popolo  Matteo Mantero ha così commentato: “Va notato il silenzio di Confindustria sull’emendamento del Governo, che nei fatti accoglie tutte le sue richieste. Anche laddove l’emendamento governativo prevede un piano per la mitigazione degli effetti sociali della delocalizzazione, il non rispetto del piano comporta per l’impresa una multa ridicola di 3300 euro a lavoratore, ossia il doppio del normale ticket di licenziamento. Con questo voto centrodestra e centrosinistra si confermano essere dalla parte di Confindustria e non di quella dei lavoratori e delle lavoratrici e dei loro sindacati. Il 5 stelle è ormai pienamente assorbito dal sistema. Noi continueremo a lottare per l’approvazione del ddl anti-delocalizzazioni scritto dagli operai GKN e depositato da me al Senato e dalla collega Yana Ehm alla Camera” afferma Mantero “Su questo tema, che ormai è al centro del dibattito pubblico del paese, si può e si deve costruire un fronte di opposizione politica e sociale che ambisca a scalzare Confindustria e i suoi rappresentanti politici dal Governo e a impedire che il paese piombi nella desertificazione industriale verso cui ci stanno conducendo”.

Trent’anni di salari al palo, delocalizzazioni, desertificazioni industriali: questa è la classe politica italiana quando deve mettere mano alle esigenze di lavoratrici e lavoratori! Nessuno spazio ulteriore gli deve essere lasciato, a cominciare dalle elezioni suppletive di Roma il prossimo 16 gennaio. Un voto a Beatrice Gamberini e a Potere al Popolo significa sottrarre un deputato al blocco trasversale degli affari e del governo.

 

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