Menu

Le “fonti” del direttore de La Repubblica

Wikileaks Italian questa mattina ha pubblicato un tweet in cui fornisce un file estremamente significativo, anche se riferito al 2006. L’attuale direttore di Repubblica Maurizio Molinari, allora editorialista de La Stampa, acquisiva informazioni dalla società di intelligence privata statunitense Stratfor, ritenuto vicino alla CIA.

Stratfor così ama definirsi: “Stratfor Worldview sviluppa analisi complete, indipendenti e imparziali esaminando gli eventi globali attraverso la lente della geopolitica e della metodologia proprietaria di Stratfor. Ciò consente agli analisti di interpretare il significato degli eventi globali di oggi, eliminare il rumore, informare il processo decisionale e sviluppare una visione più accurata del futuro”.

Secondo la definizione de Il Sole 24 Ore in un articolo del 2012, Stratfor è “quella che alcuni chiamano l’altra Cia ovvero StratFor, azienda specializzata in intelligence e sicurezza dei privati, fondata dallo scrittore e politologo George Friedman, una corazzata di segreti, a fine dicembre violata dagli hacker di Anonymus”.

La stessa La Repubblica – quando il direttore non era ancora Molinari – scriveva il 27 febbraio 2012 che:

“È definita “the shadow Cia”. L’ ombra della Cia. È americana, si chiama Stratfor, è un’ azienda privata, che vende e compra informazioni destinate a clienti ricchi e potenti. Governi e multinazionali. Ora, per la prima volta, è possibile aprire uno squarcio nel mondo segreto di Stratfor. L’ Espresso, con un pool di media internazionali, ha avuto accesso a una serie di documenti esclusivi, anticipati da Repubblica. Sono i Global Intelligence Files: 5,3 milioni di email interne, documenti ottenuti da WikiLeaks e che l’ organizzazione di Assange inizia oggi a pubblicare sul sito (wikileaks.org/gifiles).I file lasciano capire come gli analisti di Stratfor abbiano accesso a informazioni esclusive, come quelle sul materiale sequestrato nel covo di Bin Laden, sulle condizioni di salute di capi di Stato, su WikiLeaks e Julian Assange. Grazie a una rete di gole profonde disseminate per il pianeta. Dal Kazakhstan alla Moldavia, dalla Cina fino all’ Italia di Berlusconi. Generali, politici, accademici, hacker, giornalisti, spie e diplomatici. Stratfor non sembra aver protetto le identità di molte fonti. L’ Espresso non rilascerà i file riguardanti le fonti”.

Molinari attualmente è il direttore de La Repubblica diventato il quotidiano più “embedded” e fomentato nella nuova Guerra Fredda scatenata dagli Usa contro Russia e Cina.

Si evoca spesso di frequentazioni strette di Molinari con gli apparati di intelligence israeliani. Ma quanto rivelato da Wikileaks conferma che il giro delle fonti che ispirano editoriali, articoli e commenti è ben circoscritto. Il direttore de La Repubblica adesso può confermare o smentire il documento pubblicato da Wikileaks. Probabilmente derubricherà Stratfor non come fronte di intelligence vicina alla Cia ma come fonte di informazioni riservate a pagamento. Qualcuno negli Usa la definisce come “L’Economist di una settimana dopo ma più costoso”, ma sembra più una operazione per sminuirne l’importanza che una smentita delle strette relazioni tra Stratfor e Cia.

I files di Wikileaks riservano continuamente più conferme che sorprese. Ed è proprio per questo che vorrebbero seppellire vivo – o liquidare – Julian Assange con il complice silenzio di molti mass media che sanno di avere più di qualche scheletro nell’armadio.

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

2 Commenti


  • Joseph

    Ho usato regolarmente Stratfor quando scrivevo per il manifesto sulla crisi yugoslava soprattutto durante la guerra del Kosovo nel 1999. Allora l’accesso alle loro analisi era libero. Le informazioni erano ottime. Poi misero una barriera tariffaria..
    Joseph Halevi, Sydney


    • Redazione Contropiano

      Anche la motivazione è importante, certo! Come quando noi leggiamo IlSole24Ore o MilanoFinanza… Una cosa è sapere cosa gira sotto quella campana, un’altra farsi megafono. Il caso di Molinari sembra proprio quest’ultimo. Buon Anno, maestro Joseph!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *