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I governi italiano e francese pressano Corte Ue per ottenere l’estradizione di Vincenzo Vecchi

Il governo italiano e quello francese, insieme alla procura di Angers, pressano la corte di giustizia europea del Lussemburgo al fine di ottenere la consegna alle autorità del nostro paese di Vincenzo Vecchi, condannato per “devastazione e saccheggio” in relazione ai fatti del G8 di Genova del 2001.

Vanno in questa direzione le memorie depositate presso la corte Ue, che è impegnata nell’udienza dì giovedì 20 gennaio al fine di rispondere alla Cassazione francese.

La Cassazione d’Oltralpe si è rivolta alla Ue per avere spiegazioni in relazione all’esecuzione del mandato di arresto europeo, perché il reato di “devastazione e saccheggio” non è riconosciuto dal codice francese.

Secondo la procura di Angers e i governi dei due paesi, invece, la condizione della doppia incriminazione è ugualmente soddisfatta e il mandato di arresto va eseguito dal momento che sarebbe pacifico secondo la condanna che Vincenzo Vecchi alcuni dei fatti contestati li ha commessi.

L’iter giudiziario è ancora lungo. Alla prima udienza interverranno le parti in causa. Vecchi ha come difensori Paul Mathonnet e Amedeo Barletta. Poi i giudici rivolgeranno domande ai legali.

Tra alcune settimane ci sarà l’intervento dell’Avvocato generale presso la Corte di giustizia europea, che emetterà la sentenza non prima di tre o quattro mesi. Poi tutto tornerà nelle mani della Cassazione francese.

Per il governo italiano il rifiuto opposto dalla corte di Angers alla consegna di Vecchi “equivale a garantire all’interessato l’impunità per la totalità dei fatti anche se la la maggior parte di essi non è contestato che per la maggior parte di essi la consegna sarebbe stata possibile”.

I due governi e il pm di Angers vogliono evitare la verifica delle imputazioni temendo che in questo modo salti il sistema della cooperazione giudiziaria. Si muovono in una logica repressiva con una visione di “giustizia sostanziale”.

 * da Giustiziami

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