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Studenti in piazza. In testa idee chiare, non le manganellate della polizia

Aggiornamento da Roma. A Roma gli studenti  di OSA e del movimento la “Lupa” hanno contestato e cacciato dalla piazza CGIL e Rete studenti medi, le quali si sono fatte ricevere da Bianchi senza le delegazioni delle altre componenti di piazza continuando a  frapporsi fra le richieste degli studenti in lotta da mesi e gli interessi di ministero e governo.

Un “metodo” abituale nel mondo del lavoro dipendente, dove i “sindacati complici” si vedono riconoscere in esclusiva la “rappresentatività”, ma che non sempre risulta evidente anche ai diretti interessati. In un movimento giovanile, invece, questo “scippo” esplode alla luce del sole, illuminando lo scarto tra la massa di chi lotta, scegliendosi anche i propri delegati, e i gruppetti “selezionati dal potere”.

Gli studenti hanno lanciano cori contro il  governo Draghi che continua ad essere sordo alle richieste degli studenti o che le ascolta solamente mediate dalla voce dei sindacati e delle organizzazioni complici, gli studenti non ne possono più e chiedono le dimissioni del ministro Bianchi.

 

Oggi sono scesi di nuovo in piazza gli studenti in molte città italiane per protestare contro l’alternanza scuola lavoro dopo la tragica morte di Lorenzo Parelli, ma anche per stoppare lo schema di esami maturità ripristinato dal ministro tecnocrate Bianchi.

Cortei e presidi sono in corso a Roma, Torino, Milano, Bologna, Palermo, Genova, Bari, Firenze, Perugia, Verona, Padova, Varese, Lodi, Agrigento, Taranto, Venezia, Latina, Pisa, Modena e nel resto del Paese.

Il corteo di Roma, partito dalla Piramide, si è diretto al Miur. A Torino è partito da piazza XVIII Dicembre, a Milano da Piazza Fontana, in diverse scuole milanesi ci sono stati i picchetti all’entrata.

Sulle mobilitazioni degli studenti si va materializzando piuttosto chiaramente il tentativo del Pd e della Cgil, attraverso le reti studentesche ad esse collegate, di imbrigliare e abbassare la spinta di rottura dei giovani verso l’attuale assetto politico e tecnocratico che caratterizza i progetti dominanti su istruzione e formazione.

In questo contesto di unità nazionale ogni dissonanza sociale, tanto più se diventa conflitto sociale, va disinnescata o con le manganellate della polizia o con il controllo politico delle forze che supportano il governo Draghi.

 

Gli studenti lanciano cori contro il governo Draghi che continua ad essere sordo alle richieste degli studenti o che le ascolta solamente mediate dalla voce dei sindacati e delle organizzazioni complici, gli studenti non ne possono più e chiedono le dimissioni del ministro Bianchi.

Dev’essere per questo che giornali di regime come Repubblica, partiti entusiasti di prima mattina mettendo la notizia sulle mobilitazioni in primo piano, ad un certo punto l’hanno derubricata a fatterello laterale, dove ogni critica al governo viene ridotta a disquisizioni sulla “maturità”. Leggere per credere…

Anche di questo gli studenti discuteranno domani e dopodomani nella loro assemblea nazionale convocata a Roma dalla “Lupa”, come hanno battezzato il loro movimento.

Ma le contraddizioni sulla scuola, accentuate anche dalla pandemia, si sono andate accumulando vorticosamente, saldandosi con un malessere e rabbia delle giovani generazioni che può diventare un problema serio per l’attuale blocco di potere e le sue scelte di rendere tutta la società subalterna alle priorità del profitto e agli interessi confindustriali.

Cristiano Bordin ci ricorda oggi su Fb che l’industria,, un piede nella scuola, ce lo ha già messo da tempo: l’esempio dell’alternanza scuola-lavoro è solo quello più chiaro dentro un modello aziendale da tempo quello dominante nell’organizzazione del sistema scolastico.

Ora però l’industria i piedi nella scuola ce li vuole mettere tutti e due e lo strumento usato è quello dei nuovi licei Ted (Transizione ecologica digitale) per ora sperimentali- ce ne sono solo 28- ma che dall’anno prossimo diventeranno più di mille.

Transizione ecologica e digitale è la nuova parola magica che nasconde quello che è un vero e proprio salto di qualità nella presenza dell’industria nel sistema scolastico: le imprese parteciperanno nella ideazione e realizzazione dei programmi e con i tirocini “offriranno opportunità di didattica esperienziale”.

Le aziende coinvolte in questo progetto sono riunite in un consorzio che si chiama Elis e i loro nomi chiariscono ancora meglio le intenzioni dei nuovi licei Ted. Troviamo infatti Leonardo, ManPower, Autogrill, Dhl, Snam ed Eni. Eni che insegnerà la transizione ecologica e ManPower come si diventa meglio precari. La “transizione ecologica e digitale” sarà quindi lo strumento per portare avanti ancora meglio e più velocemente i propri interessi economici.

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Mentre attendiamo aggiornamenti dalle piazze delle manifestazioni, pubblichiamo qui di seguito un interessante comunicato della Usb-Scuola e il comunicato di sostegno di Potere al Popolo alle studentesse e agli studenti in lotta.

Scuola, venerdì 4 febbraio in piazza con gli studenti con obiettivi chiari in testa

Oggi diverse città italiane saranno attraversate da manifestazioni studentesche, che si immaginano partecipate e combattive, dopo l’indegno uso delle manganellate nei giorni scorsi, giustificate maldestramente da Lamorgese e da tutto il quadro politico nazionale.

Gli ultimi anni di pandemia, la gestione approssimativa e criminale della stessa, il clima di generale disagio che è ormai endemico nelle scuole, costituiscono l’humus di una ripresa del movimento studentesco che ha avuto una tragica tappa nella morte di Lorenzo su cui abbiamo scritto ripetutamente, chiedendo in maniera chiara abolizione della 107 e dei PCTO, e sulla vicenda dell’esame di stato, con il previsto ritorno degli scritti, annunciato da Bianchi e richiesto da più parti del mondo culturale nei mesi scorsi. 

Cosa unifica tutto questo? A nostro avviso il piano di trasformazione strutturale che la scuola sta subendo, in una direzione che può qui sintetizzarsi per punti: insistenza ostinata sulle competenze e la valutazione, allineamento della formazione alle esigenze immediate dei settori produttivi, abbassamento culturale, destrutturazione delle classi, aumento dello scarto tra formazione liceale e quella tecnica e professionale, secondo una faglia di classe che è ormai totalmente scoperta.

Bianchi finge che tutto sia normale e questo è inaccettabile, e a questo modo sprezzante di andare avanti sulla pelle di lavoratori e studenti, mentre si apre il contratto scuola, è iniziata la campagna per le elezioni RSU, si discute di mobilità in un’ottica tutta da autonomia differenziata, va opposta una risposta del mondo della scuola, che abbia le idee chiare su come si inverte la rotta. La questione degli strumenti culturali e politici dei lavoratori della scuola e degli studenti è oggi il punto a nostro avviso decisivo. Occorre costruire la forza dei numeri e della partecipazione, ma anche avere un pensiero forte che non rimanga impigliato nella accettazione della destrutturazione di una scuola che sia la stessa su tutto il territorio nazionale e garantisca le medesime possibilità, obiettivo per raggiungere il quale il governo da due anni utilizza le nefaste conseguenze della pandemia e l’emergenza in cui la scuola si trova.

La posizione degli studenti, comprensibile tatticamente e anche dal punto di vista umano, come risposta a una condizione reale di difficoltà, che oggi si traduce anche nella richiesta di non svolgere l’esame di stato secondo le linee guida appena pubblicate, necessita anche di un visione strategica, per cui la destrutturazione dell’esame, come della didattica frontale e in generale dei contenuti, sono tutte tappe dell’asservimento della scuola al capitale e alle sue logiche, della costruzione di una scuola di classe in cui si venga valutati sulla base delle proprie origini o di test a crocette che poco hanno a che fare con lo capacità  critica di pensare e dunque anche di lottare. Una scuola che andrebbe ripensata, ma non a partire dalle esigenze di Confindustria.

Per questo sosteniamo le manifestazioni degli studenti oggi, che gridano sostanzialmente che non si può fare scuola, se da due anni la scuola non c’è e che loro non possono essere la carne da macello di un sistema malato e concentrato sul profitto. Per questo sosteniamo la due giorni di Assemblea indetta dalla “Lupa”, il 5 e 6 febbraio, dalla quale verranno fuori le prossime tappe di un percorso di presa di coscienza e di lotta che deve avere un respiro lungo.

USB Scuola

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Al fianco delle studentesse e degli studenti in lotta

In questi giorni sono stati tantissimi gli studenti e le studentesse che sono scesi nelle piazze di tutta Italia per esprimere la loro rabbia per la morte di Lorenzo, un ragazzo di 18 anni ammazzato da questa società, in fabbrica quando invece doveva stare a scuola.

La risposta brutale delle forze dell’ordine ha mostrato il vero volto di questo governo, che a parole difendere il futuro dei giovani mentre nei fatti li condanna a un presente di precarietà e miseria, e li manganella se osano alzare la testa contro un’idea di scuola votata agli interessi delle imprese.

Come Potere al Popolo siamo al fianco degli studenti che lottano per un mondo diverso, che hanno occupato le scuole in questi mesi, che si sono mobilitati per l’abolizione dell’alternanza scuola lavoro, che oggi scendono in piazza contro la decisione del ministro Bianchi di ripristinare la maturità come se negli ultimi due anni non fosse successo nulla, dopo decenni di tagli all’istruzione e dopo due anni di pandemia in cui la scuola è stata sempre messa all’ultimo posto nelle priorità di questi governi che nulla hanno fatto per risolvere I problemi strutturali della scuola italiana costringendo un’intera generazione a una didattica a singhiozzo, privandola del diritto allo studio.

Non cadiamo nella trappola trita e ritrita in cui cerca di farci cadere la ministra Lamorgese, brava a lasciare campo aperto ai fascisti in autunno quanto oggi a parlare di infiltrati dopo le manganellate calate su giovanissimi studenti: mentre anche il sottosegretario agli Interni della Lega sostiene che le cariche non ci siano state, noi abbiamo subito presentato con il nostro senatore Matteo Mantero un’interrogazione parlamentare su questi fatti vergognosi. Così come non ci facciamo ingannare dalle lacrime di coccodrillo o di indignazione di chi è stato artefice e complice delle scelte politiche che hanno svuotato la scuola del suo ruolo di emancipazione per renderla solo un contenitore in cui preparare i precari di domani, mettendosi sulla scia di quei ministri che invocano fabbriche sicure in cui sfruttare i ragazzi durante quelle che dovrebbero essere ore dedicate all’educazione e alla formazione.

Per queste ragioni salutiamo con entusiasmo l’importante assemblea nazionale promossa dalla Lupa a cui hanno aderito decine di collettivi e coordinamenti studenteschi in tutta Italia, che si terrà a Roma domani e dopodomani, con la speranza che la determinazione e la rabbia degli studenti in lotta possa essere la miccia per dare vita a una reale opposizione sociale a questo governo e a questa idea di società malata, in grado di unire e generalizzare le lotte, come hanno dimostrato gli studenti e le studentesse scesi in piazza al fianco dei lavoratori e dei sindacati conflittuali nel nostro Paese.

Potere al Popolo

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1 Commento


  • walter Gaggero

    I giovani devono imparare, insegniamogli a lottare per i loro diritti, chi ha conoscenza la trasmetta, è un dovere !
    Perché se hai conoscenza è stato speso tempo e vita per trasmettertela.

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