Capita spesso che un ministro dell’interno sia chiamato a rispondere dei comportamenti delle truppe che comanda. E dunque capita altrettanto spesso che sia costretto ad arrampicarsi sugli specchi.
A Luciana Lamorgese, “tecnica” del mestiere elevata al massimo grado (è prefetto di carriera), l’arrampicata riesce sempre male. Comica, soprattutto.
Uno scivolone mostruoso le era già occorso in ottobre, quando – tra i fascisti che si dirigevano verso la sede della Cgil, per assaltarla sotto lo sguardo amorevole delle “forze dell’ordine” – i numerosi video avevano ripreso anche un poliziotto in borghese che faceva, con altri, oscillare un blindato con all’interno suoi colleghi in divisa.
Il ministro aveva provato a giustificarsi asserendo che “In realtà quell’operatore stava verificando anche la forza ondulatoria scaricata sul mezzo e che non riuscisse ad essere effettivamente concluso”. I social stanno ancora oggi rilasciando sghignazzi e lazzi…
Interrogata dal Parlamento sulla gragnuola di manganellate che in tutta Italia nei giorni scorsi la polizia ha scaricato sugli studenti in piazza per protestare per l’uccisione di Lorenzo, studente spedito al fronte dell’”alternanza scuola-lavoro”, Lamorgese è riuscita a fare di peggio. Ma senza far ridere nessuno, se non i suoi sottoposti.
“Deve essere sempre garantito il diritto di manifestare ed esprimere il disagio sociale, compreso quello dei tanti giovani e degli studenti che legittimamente intendono far sentire la loro voce”. Ma “purtroppo alcune manifestazioni sono state infiltrate da gruppi che cercavano disordini”.
Il suo sottosegretario leghista, Nicola Molteni, ha fatto anche di peggio negando che vi fossero state delle cariche.
Chiunque abbia vissuto in Italia negli ultimi 70 anni sa che nelle manifestazioni c’è un solo genere di infiltrati: i poliziotti in borghese. E sa anche che a volte stanno lì anche per provocare, altre per uccidere, non solo per “assistere”.
Oltretutto, l’evoluzione tecnologica consente a chiunque di fare riprese video in qualsiasi occasione, e dunque alcune decine di filmati sono stati anche in questa occasione messi in rete, tramessi dalle tv di ogni ordine e grado, ecc.
E nemmeno per sbaglio, da tutte quelle immagini si può, si può equivocare sul fatto che i ragazzi di Torino, Roma, Napoli, ecc, erano tutti giovani studenti, assolutamente privi di qualsiasi “mezzo atto ad offendere”. Tutti i video mostrano le stesse scene: poliziotti che cominciano a manganellare senza alcuna ragione, per scelta deliberata.
L’unica incertezza che il ministro avrebbe dovuto invece diradare riguardava un altra domanda: quelle cariche, avvenute in diverse città, erano state ordinate da lei o da membri del suo staff, oppure erano “iniziative assunte individualmente” dai vari responsabili di piazza locali?
Insomma: era stata una decisione del governo o una “sfortunata coincidenza” che più reparti tenessero lo stesso comportamento in più località?
Il ministro ha evidentemente ragionato da prefetto, insomma da poliziotto, non da “politico”. E quindi ha preferito buttare la colpa su “infiltrati sconosciuti” (la prossima volta dirà “sono stati gli anarchici”?).
E’ qualcosa di più di un pessimo segnale. Questo governo – come quelli che l’hanno preceduto – sa di non avere nulla da offrire ai giovani e ai settori sociali più in sofferenza. E ricorre all’unico strumento che ancora controlla: il manganello.
Ma ammetterlo sarebbe “politicamente brutto”. Dunque mente. Spudoratamente, anche davanti all’evidenza dei filmati.
Domani gli studenti saranno di nuovo in piazza. Più numerosi, perché un potere così ottuso e violento non può che ampliare la dimensione del dissenso.
Il ministro tenga i suoi uomini a freno. O si dimetta.
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Cartulio
Il 12/5/1977 Girgiana Masi fu colpita da un proiettile cal 22lr, facilmente utilizzabile con revolers anche a canna lunga (quindi pistola “a tamburo” che non espelle bossolo tale da essere analizzato e riconducibile ad un’arma specifica), calibro particolarmente usato nel tiro sportivo in quanto appunto molto preciso sulle lunghe distanze e seppur sottile (mm 6) non di meno micidiale, infatti la Masi morì velocemente per emorragia interna in quanto attinta ad un polmone; facile ipotizzare che fascisti ‘tradizionalmente’ lasciati liberi di agire dietro le file delle polizie o agenti lasciati appunto -cani sciolti- armati con armi di precisione ma fuori ordinanza abbiano sparato da una riva all’altra di Ponte Garibaldi a Roma quel pomeriggio.
L’altra foto a colori rappresenta carabinieri in borghese esattamente presso una delle uscite a mare del comando legione Liguria (Forte S.Giuliano) durante una delle 2 giornate del tragico G8 del 2001 a Genova. Bastava lasciare soggetti così conciati per riscaldare l’ambiente, menare a destra e a manca o aizzare elementi più agitati fra i manifestanti tanto da poter scatenare una repressione violenta. I misteri di Pulcinella….
Pasquale
Tutto questo ha solo un nome. FASCISMO.
Gianfranco
Strano che non abbia dichiarato che erano “agenti di Putin” (vedi J. Trodeau, peraltro fuggito come i Savoia l’8 settembre)
Giovanni
E’ la storia para-fascista di sempre, da Tambroni a Cossiga e De Gennaro, lo stato italico ha sempre sporcato di sangue innocente la strada dei diritti e della liberta’.
D’ altronde, aver proposto, addirittura, la nomination a Capo dello Stato, una figura dei servizi segreti e’ la coerente continuita’ di sistema di una persistente e ancora dominante parte di questo Paese