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Sull’Italia in guerra Draghi ha la maggioranza in Parlamento, non nella società

Il discorso interventista di Draghi sulla guerra in Ucraina, ha ottenuto la grande maggioranza di consensi in Parlamento, sia alla Camera che al Senato. Il partito trasversale della guerra ormai va dal PD ai fascisti di Fratelli d’Italia. Solo piccoli gruppi di deputati e senatori hanno avuto il coraggio di votare contro la risoluzione del governo che coinvolge l’Italia nella guerra alla Russia e impone l’economia di guerra al paese. Nella società le cose sembrano però andare diversamente che in Parlamento.

Prevale sicuramente la demonizzazione di Putin, un dato inevitabile vista la campagna mediatica a reti unificate che arriva fino alle radio di intrattenimento, ma sul coinvolgimento nella guerra le cose vanno diversamente.

Stando ad un sondaggio condotta dalla società Demopolis per la trasmissione Otto e Mezzo, della 7, solo il 10% degli italiani condivide l’opzione che preveda l’invio di truppe italiane in Ucraina e un supporto militare della Nato sul campo. 

Per il 25% degli intervistati afferma che sarebbe stato preferibile puntare soltanto ad azioni diplomatiche per favorire la ripresa del dialogo con la Russia e non alle sanzioni.

Per il 58% è invece giusta la strada intrapresa di severe sanzioni economiche e bancarie alla Russia.

In termini di collocazione politica degli intervistati, appaiono significative, nel sondaggio di Demopolis, le differenze tra i votanti ai vari partiti.

Ad approvare in pieno la strategia di pesanti sanzioni economiche sono il 78% di chi vota il PD e circa 6 elettori su 10 di Fratelli d’Italia e del M5S. Questa quota si riduce al 37% nel caso degli elettori della Lega. 

L’ipotesi di invio di truppe Nato a sostegno dell’Ucraina, risulta poi estremamente minoritaria, senza sostanziale differenza tra i partiti, la quota di quanti propendono per un coinvolgimento militare dell’Italia. Esattamente il contrario di quanto è avvenuto in Parlamento.

Secondo l’indagine dell’Istituto Demopolis, le immagini da Kiev e le dichiarazioni delle ultime ore di Putin, Zelensky e dei leader della Nato, stanno alimentando le preoccupazioni nell’opinione pubblica italiana.

Il 72% degli italiani teme un’escalation del conflitto, con il rischio di un coinvolgimento dell’Europa. Quasi 2 cittadini su 3, intervistati da Demopolis, appaiono preoccupati anche dell’impatto sugli approvvigionamenti di gas per l’Italia, con l’incremento ulteriore dei costi dell’energia ed una conseguente frenata della ripresa economica appena iniziata.

Il 56% degli italiani ribadisce il timore di un coinvolgimento militare del nostro Paese, mentre il 44% pone l’attenzione sulla crisi umanitaria dei profughi in fuga dall’Ucraina.

Il sondaggio commissionato alla RWG, in questo caso dal Tg di Mentana, da invece risultati diversi e più lusinghieri per le scelte intraprese dal governo Draghi sulla guerra.

Il 53% degli intervistati ritiene che la risposta dell’Unione Europea all’attacco russo all’Ucraina sia stata troppo debole. Il 56% si è detto favorevole alle sanzioni alla Russia (anche se un 18% vorrebbe escludere il gas e il 21% vorrebbe sanzioni solo contro gli oligarchi e i leader politici russi). Il 64% si dice però poco convinto che le sanzioni avranno effetto sulle scelte politiche del governo russo.

Possiamo dunque affermare che c’è ancora uno spazio politico e sociale “da contendere” all’Uniòn Sacrée che vuole trascinare l’Italia in guerra. E questo nonostante che il governo abbia esteso lo stato d’emergenza fino a dicembre – con la scusa di facilitare il lavoro alla Protezione Civile – per cercare di mettere la museruola a chi si oppone al governo sul “fronte interno”.

***

Questa mattina avevamo scritto che:

Per il prossimo sabato la Rete per la Pace e il Disarmo ha convocato una manifestazione a Roma. I contenuti non appaiono troppo avanzati ma almeno annunciano uno stop all’escalation di guerra in cui Draghi e la “politica” intendono trascinare il paese. Sarà opportuno parteciparvi.

In mattinata è giunta invece la notizia che dalla piattaforma della manifestazione nazionale di sabato 5 marzo sono stati cancellati dei punti significativi per “favorire” la partecipazione di Cgil-Cisl-Uil.

I punti eliminati sono:

No agli aiuti militari da Italia ed Europa; no all’allargamento della NATO, sì alla sicurezza condivisa; vogliamo un’Europa di pace, senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali; siamo con la società civile, con le lavoratrici e i lavoratori ucraini e russi che si oppongono alla guerra con la nonviolenza.

Non si fa in tempo a cercare un minimo punto di convergenza che ti tolgono il tappeto da sotto i piedi. Noi non ci arruoliamo!!

 

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3 Commenti


  • Marco

    Dalla piattaforma del 5 marzo è scomparsa la condanna dell’ invio delle armi italiane all’ Ucraina. Il decreto con i dettagli sulle armi inviati è segreto, secondo analisidifesa perché Israele è contraria all’ invio di sue armi. E’ scomparso anche il No all’ allargamento della NATO ad est.


    • Redazione Roma

      grazie della segnalazione, abbiamo aggiunto questa informazione in fondo all’articolo


  • giancarlo+staffolani

    “Campane e luci spente per l’Ucraina e contro la Russia” sta girando sui “social”, è in corso una pericolosa campagna di isteria bellica che sta istigando alle provocazioni dirette verso chiunque non si schiera con la Nato.

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