Mai avrei immaginato di dover dare ragione a Paolo Liguori (vale anche per Toni Capuozzo, del quale non dimentico la porcata di Piazza Alimonda) .
E invece, nel mare magnum di folle retorica bellicista che ci ha letteralmente sommerso dal 24 febbraio in poi, trovo le sue argomentazioni improntate al buon senso, ragionevoli e quasi ovvie.
La guerra ha rovesciato ogni cosa ed ha fatto cadere tante maschere.
Soprattutto quella dei “democratici per la guerra” del #PD che, in piena trance bellicista, si sono messi l’elmetto in testa ed invocano, ad ogni piè sospinto, senza rendersene minimamente conto, scenari terrificanti alla dottor Stranamore.
Si, è vero, abbiamo avuto (e partecipato) ad altre guerre anche molto più feroci ed orribili di quella ora in corso in Ucraina.
In fondo, “armi per la pace” contiene lo stesso obbrobrio semantico di “guerra umanitaria” e di altri ossimori paradossali usati in passato per dare copertura ideologica e propagandistica ad altre guerre “giuste”, che l’Occidente ha condotto in varie parti del mondo macchiandosi di atrocità indicibili quasi sempre nei confronti di civili indifesi ed inermi.
C’est la guerre ed il suo maledetto business.
Tuttavia, mai come questa volta, la guerra è entrata con questa inaudita, arrogante e prepotente pretesa di legittimità nel discorso pubblico del nostro paese e, mai come ora, si sta proponendo come qualcosa che andrà ad incidere in maniera pesantissima sulle condizioni di vita di milioni di persone già dissanguate da crisi e pandemia.
Contro le spese militari e contro il carovita, il prossimo 22 aprile, ci sarà uno sciopero nazionale operaio (il primo dopo tantissimi anni) che potrebbe dare un segnale importante contro l’economia di guerra scelta da Draghi, Unione Europea e NATO.
E il prossimo 25 aprile non sarà come tutti gli altri. Vedrete.
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