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22 aprile. Studenti e operai insieme, contro la miseria del presente

Intervista a Anita Palermo, studentessa genovese. Venerdi 22 aprile lo sciopero riguarderà operai e studenti così come la manifestazione nazionale a Roma. Abbiamo scritto che questa generazione di studenti è stata costretta dalla realtà a crescere più rapidamente di quelle precedenti.

In questi mesi la “contaminazione” tra studenti e operai si è materializzata in molte occasioni. Anita Palermo, studentessa di Osa, ci spiega su cosa e quando le esigenze degli studenti e quelle degli operai si sono riconosciute come simili e sono diventate conflitto e alleanza.

La giornata del 22 aprile con lo sciopero operaio convocato dall’Usb, era stata pensata in un contesto che è stato bruscamente cambiato dalla guerra. Il paese era già dentro una pesante crisi economica e sociale ma adesso sta andando rapidamente molto peggio. Anche gli studenti di Osa hanno convocato lo sciopero per il 22 aprile. Che valutazione avete fatto come studenti cresciuti praticamente in questi anni di crisi permanente?

Certo, l’idea di uno sciopero coeso tra studenti e operai nasce prima dello scoppio della guerra in Ucraina, questo perché il periodo storico nel quale stiamo vivendo è crocevia tra crisi sanitaria, economica, climatica ed è stato aggravato notevolmente dal conflitto in Ucraina.

La linea bellicista del governo Draghi, l’aumento delle spese militari a discapito di quelle sociali e il carovita sono tutti elementi che confermano una vera e propria guerra economica che stiamo subendo come blocco sociale, e che di rimando determinano una necessità di reazione.

Lo spiccato disagio generazionale che ci caratterizza e le mobilitazioni studentesche – soprattutto tramite occupazioni e manifestazioni degli scorsi mesi – hanno evidenziato la nostra consapevolezza di vivere in un mondo sull’orlo dello sfacelo, con la crisi climatica sempre più accentuata e l’impossibilità di trovare nel futuro -se lo avremo – una prospettiva che non sia fatta di precarietà e sfruttamento.

Tre settimane fa avete tenuto la vostra assemblea nazionale. Che cosa ne è emerso?

Oltre alle assemblee e le mobilitazioni sui territori, senza dubbio l’assemblea nazionale di OSA del 2/3 aprile scorsi a Roma è stato un passaggio importante per l’organizzazione  e soprattutto un importante momento di sintesi collettiva.

Con il lavoro di analisi che OSA produce su tematiche trasversali alla lotta che portiamo avanti, abbiamo raggiunto un livello politico esemplare, ma soprattutto siamo stati in grado di riportarlo alle masse studentesche, rendendo fruibile la proposta politica basata sull’analisi dell’organizzazione a tutti gli studenti e le studentesse, prima ancora che militanti.

Questa è stata la prima assemblea nazionale che OSA ha lanciato durante questo ultimo ciclo di mobilitazioni nel quale è stata protagonista, e ha visto partecipare studentesse e studenti che hanno riportato le varie esperienze di lotta da tutto il territorio nazionale.

É esemplare la partecipazione,  riflesso della crescita che ha avuto l’organizzazione in questi ultimi mesi  e il conseguente radicamento in tantissime città e province nuove.

Tramite le testimonianze ci siamo resi conto che la rabbia studentesca c’è e che c’è anche la necessità e la volontà di mobilitarsi, per questo per la giornata di sciopero del 22 aprile abbiamo deciso di far vivere nelle scuole il conflitto di massa, proprio come faranno gli operai nei magazzini, nei porti, nelle fabbriche, nei campi e nei posti di lavoro.

Un aspetto decisamente inedito che è venuto emergendo è l’unità tra operai e studenti. Su vari striscioni avete scritto “Operai-studenti figli della stessa rabbia”. Come è nato e come sta crescendo questa alleanza di due settori significativi del blocco sociale antagonista?

Alla luce del lavoro portato avanti dall’organizzazione, l’alleanza tra la lotta operaia e quella studentesca è stata portata avanti su tutto il territorio nazionale grazie al legame che intercorre tra OSA e USB – come dimostrato dagli interventi dell’assemblea nazionale – legame creatosi in quanto siamo consapevoli che storicamente i movimenti studenteschi, quando non si sono relazionati con le lotte dei lavoratori, sono stati incapaci di svolgere a pieno una funzione generale di cambiamento nella società.

Oltre al ragionamento sul nazionale però, l’alleanza tra questi due settori sta andando radicandosi nei territori.

Negli ultimi mesi infatti si è andata a consolidare l’unità tra operai e studenti tramite picchetti fuori dai magazzini, assemblee di istituto nelle scuole, interventi operai alle assemblee studentesche e studenteschi nelle assemblee operaie, e via dicendo.

Posso fare l’esempio della mia città -ma è uno tra tanti-  con lo sciopero del 31 marzo a Genova indetto dal Coordinamento Lavoratori Portuali USB, preceduto da un’assemblea studentesca insieme al CALP.

Anche in una città come Genova, nella quale il protagonismo della lotta studentesca è inesistente da anni, il blocco di una delle principali banchine del porto di Genova, e l’assemblea durante la mattinata, ha visto la partecipazione attiva di moltissimi studenti e studentesse, dimostrazione del fatto che sta andando profilandosi una nuova stagione di lotta che vede sempre più compatta la nostra fascia sociale e che coinvolge i due settori che più di tutti hanno una funzione generale.

Gli studenti sono stati in primo piano nelle mobilitazioni sull’emergenza ambientale e durante la pandemia di Covid. Poi la brutalità del sistema dominante li ha colpiti con i due ragazzi morti durante gli stage o l’alternanza scuola lavoro. Che effetto ha avuto la morte di questi due ragazzi sulle mobilitazioni studentesche?

L’impatto emotivo è stato decisamente forte, e ha senza dubbio portato ad una maggiore partecipazione alle proteste, che sono inizialmente esplose in poche grandi città – dove OSA ha un ruolo protagonista – ma che si sono diffuse poi a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale.

Il dato fondamentale segnato dalla morte di due nostri coetanei in un contesto come quello dell’alternanza è stata la radicalizzazione della protesta, soprattutto dal punto di vista politico. Questo perché le morti di due studenti durante l’alternanza sono la massima espressione di un fenomeno che continua latente – si pensi alle 4 morti sul lavoro quotidiane – gli studenti lo hanno riconosciuto, assumendo come propria la richiesta di abolizione dell’Alternanza Scuola Lavoro (oggi PCTO), e riconoscendola come punta di diamante di un sistema – non solo scolastico – che pone le sue fondamenta sulla precarietà, sullo sfruttamento e in molti casi sulla morte di operai e studenti a vantaggio del profitto dei privati.

Mi sento di dire che il lavoro di analisi portato avanti in tutti questi anni da OSA – e parlo da studentessa da poco entrata nell’organizzazione – è stato fondamentale. Come già accennavo prima, la capacità di sintetizzare l’analisi per renderla comprensibile e fruibile a tutti e tutte è stata senza dubbio un punto di forza che ha distinto OSA nel magma delle proteste studentesche degli ultimi mesi.

L’essere stati in grado di riconoscere la valenza politica di un sistema come quello dell’alternanza scuola-lavoro, e di conseguenza comprendere i passaggi storico-politici che hanno portato alla sua realizzazione con la Buona Scuola (2015) e la sua esistenza tutt’oggi, ha permesso di riconoscere i responsabili della morte di Lorenzo e Giuseppe e di concentrare contro di essi le nostre energie militanti.

Alla fine di due anni durissimi è arrivata anche la guerra. Gli studenti come stanno valutando e vivendo una fase durissima come questa ipotecata dalla guerra che ormai sta coinvolgendo sul piano materiale, politico ed ideologico il nostro paese?

Sicuramente lo scoppio della guerra in Ucraina e il conseguente bombardamento mediatico a riguardo sta alimentando quel diffuso sentimento di incertezza sul nostro futuro, già “impostato” da questi ultimi due anni di pandemia, che viene indistintamente condiviso da tutti i giovani del paese.

La capacità di ricostruire i complicati passaggi storici che si sono susseguiti in questi ultimi 20 anni è un primo passo per riconoscere le responsabilità – anche del nostro paese- in questo conflitto, con l’obbiettivo di costruire il più possibile una consapevolezza studentesca riguardo questa guerra.

A questo proposito, la partecipazione alle assemblee studentesche o d’istituto da parte di compagni e compagne che possano aiutarci nella nostra formazione si rivela sempre più importante nel processo di acquisizione di coscienza storica, non solo a livello generale, ma anche – e soprattutto- riguardo le lotte che portiamo avanti, anche riallacciandoci storia del movimento studentesco ed operaio passato.

Come studenti e studentesse in lotta, riteniamo ora più che mai necessario guardare con occhio critico e conflittuale allo scenario che abbiamo di fronte, con il carovita che affama le famiglie, e l’indirizzamento dei fondi verso l’industria bellica invece che verso i settori della sanità, del lavoro, dell’istruzione.

Infatti, per quanto riguarda l’istruzione, questi ultimi due anni non hanno fatto altro che evidenziare ed esacerbare le problematiche già presenti da tempo, frutto di decenni e decenni di tagli alla scuola pubblica, e di mosse politiche volte ad avvicinarla sempre di più alle aziende private; è degli ultimi giorni la notizia di nuovi tagli previsti all’istruzione: destinare entro il 2025 il 3,5% del PIL riduce ancora di più le risorse destinate alla scuola pubblica statale, ponendo l’Italia all’ultimo posto dei paesi UE in tema di investimenti in istruzione e ricerca.

Credo che la stretta coesione tra due organizzazioni come OSA e USB che con modi differenti hanno un intervento di “massa”, sia un punto di forza, e gli interventi dei delegati sindacali alla nostra assemblea nazionale ne sono la dimostrazione.

La formazione – che non è mai mera formazione intellettuale – ci ha permesso di riconoscere che le classi dominanti vogliono rendere la classe operaia e noi studenti corresponsabili di guerre che passano in primis tra i banchi di scuola e università e poi nei porti.

Per questo riteniamo determinante porci di traverso ed essere la sabbia degli ingranaggi di questo sistema che ha nella sua essenza la mira a produrre solo morte e distruzione a discapito dei popoli.

Dopo anni di letargo e pensiero debole, il conflitto operaio e studentesco sembra aver ritrovato dentro la crisi – e la sua acutizzazione con la guerra – una funzione, una identità di classe e una aspirazione al cambiamento che sembravano rimosse. I lavoratori aeroportuali di Pisa e i portuali di Genova hanno bloccato il traffico di armi costruendo intorno a loro una alleanza sociale molto ampia. A distanza di decenni dai momenti alti del movimento operaio, possiamo dire che quando prendono l’iniziativa gli operai hanno nuovamente la capacità di unire intorno a sé un blocco sociale più ampio?

Certamente, d’altronde la funzione generale che ha il movimento operaio è stata ampiamente dimostrata in passato e nell’ultimo periodo, ad esempio dai blocchi delle armi passate nel porto di Genova e nell’aeroporto di Pisa, ma anche sul piano internazionale, come abbiamo visto fare dai lavoratori ferroviari e portuali greci.

Come studenti, sempre spalla a spalla con i lavoratori e le lavoratrici, mettiamo in discussione un modello di società complessivo, mobilitandoci contro il sistema nella sua totalità, per un cambiamento di rotta riguardo la crisi climatica, contro l’investimento di innumerevoli fondi sull’industria bellica e contro la guerra fomentata dal Governo Draghi e dalla NATO.

Senza dubbio, come dicevo poco fa, la stretta coesione tra operai e studenti è fondamentale, per questo motivo abbiamo deciso di lanciare la giornata di sciopero studentesco – insieme a quello operaio –  del 22 aprile, facendo vivere anche nelle scuole il conflitto di massa e inaugurando una nuova fase di Lotta.

Questo potremo farlo solo unite e uniti, studenti e operai insieme, per un futuro diverso, contro la miseria del presente.

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