Il luogo è quello dove “tutto ebbe inizio” nel 2017. Ieri a Roma al Teatro Italia si è svolta l’Assemblea Nazionale di Potere al Popolo, la prima in presenza dopo quasi tre anni. Visibile la felicità di tante e tanti compagni di ritrovarsi di persona tra pacche e abbracci arretrati sospesi dalla bolla della pandemia.
L’Assemblea Nazionale ha visto il resoconto della discussione avvenuta sul documento politico nella cinquantina di assemblee territoriali che testimoniano l’allargamento dell’esperienza di Potere al Popolo nel paese e nonostante la pandemia. Una estensione ancora “a macchia di leopardo”, hanno sottolineato molti interventi anche se ormai ci sono assemblee in tutte le aree metropolitane e in molti centri urbani più piccoli.
L’assemblea si è aperta con un ricordo di Giorgio Cremaschi dedicato a Valerio Evangelisti, storico , scrittore e narratore di una memoria di classe e collettiva, convinto membro del coordinamento nazionale di Potere al Popolo recentemente scomparso.
L’introduzione è stata affidata a Marta Collot, una dei due portavoce nazionali di Pap, mentre Giuliano Granato ha curato le conclusioni.
La discussione nelle assemblee sul documento politico è stata questa volta più intensa e articolata. A un impianto complessivo pienamente condiviso ci sono stati due punti – la natura imperialista dell’Unione Europea e la questione sindacale – su cui sono stati presentate tesi alternative. La sfida sul piano generale resta quella della costruzione di una rappresentanza politica degli interessi popolari.
Per questo all’apertura dei lavori ci sono stati due interventi (Viola Carofalo, Francesco Piccioni) che hanno illustrato il significato dei due punti in discussione.
Successivamente hanno preso la parola le assemblee territoriali delle città dove Potere al Popolo è impegnato in prima persona nelle prossime elezioni comunali di giugno: da Parma a Palermo, da Padova a Pozzuoli, da Catanzaro fino a centri più piccoli come Nocera, Buccino e Camaiore.
Guarda e ascolta tutti gli interventi all’Assemblea Nazionale di Potere al Popolo
I due punti di discussione sul documento politico premevano da tempo per essere posti al confronto tra tutto il corpo militante di Potere al Popolo e sui quali, come è consuetudine, si voterà su piattaforma tra il 6 e il 12 giugno. Per una parte di Potere al Popolo il cambiamento di fase storica impone un cambio di passo e di mentalità su alcuni questioni che porti questa esperienza all’altezza delle sfide imposte dalla situazione.
Domenica mattina (oggi per chi legge) si riunisce il Coordinamento Nazionale per fare un bilancio della discussione nelle assemblee territoriali ed in quella nazionale e definire l’attuazione delle scelte politiche collettive di Potere al Popolo.
Sull’immediato pesa la guerra e l’economia di guerra e dunque come trasformare in opposizione prima e in alternativa politica poi il malessere e lo scetticismo popolare, ampiamente diffuso, che vede la maggioranza della società mettersi di traverso rispetto alle scelte guerrafondaie del governo Draghi.
Un malessere e uno scetticismo che occorre trasformare in mobilitazione politica, sindacale, sociale ideologica contro un modello antipopolare e antidemocratico che sta accentuando le disuguaglianze sociali, l’infarto ecologico ed infine l’escalation di guerra. A cominciare dalla battaglia per il salario minimo a 10 euro l’ora e adesso anche dalla difesa del Reddito di Cittadinanza messo sotto attacco dalle forze più repellenti del quadro politico, obiettivi che viaggeranno in parallelo alla mobilitazione contro la guerra, l’invio di armi all’Ucraina, l’aumento delle spese militari, per l’uscita dell’Italia dalla Nato.
Sullo sfondo incombono le elezioni politiche del prossimo anno e la necessità di affrontarle a tutto tondo. Il confronto in corso con le parlamentari di ManifestA, con Luigi De Magistris e il Prc, si è avviato da alcune settimane e dovrà verificare come precedere.
Le foto sono di Patrizia Cortellessa
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