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Draghi in Israele, a caccia di gas

Draghi è andato in visita ufficiale in Israele dove ha visto il il primo ministro Bennet, il Presidente israeliano, Herzog, e il ministro degli Esteri Lapid,

Successivamente si è recato a Ramallah dove ha incontrato il premier dell’Autorità Nazionale Palestinese Mohammad Shtayyeh. Ma della visita di Draghi a Ramallah non c’è traccia di resoconti nelle agenzie palestinesi così come sui giornali italiani.

Inutile dire che il dossier principale della visita di Draghi in Israele sia stato quello delle forniture di gas, in particolare un aumento delle forniture israeliane per sostituire il gas russo e il progetto del gasdotto Eastmed.

“Sul fronte dell’energia, lavoreremo insieme per utilizzare le risorse di gas del Mediterraneo orientale e per sviluppare le energie rinnovabili”, ha dichiarato il primo ministro italiano Mario Draghi in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo israeliano, Naftali Bennett. “Vogliamo ridurre la nostra dipendenza dal gas russo e accelerare la transizione energetica verso gli obiettivi climatici che ci siamo dati”.

Ma il progetto del gasdotto Eastmed ha ancora tempi lunghi, mentre la fame di gas dell’Italia – a causa delle suicide sanzioni verso la Russia – è ormai impellente. L’idea è quella di approvvigionarsi con il gas che transita dal gasdotto tra Israele ed Egitto. Il gas verrebbe liquefatto, trasportato via nave e poi rigassificato in Italia.

Israele sta sfruttando al massimo i due giacimenti di gas nelle zone marittime, il Leviatan e il Tamar, dove si stimano riserve per 900 miliardi di metri cubi. Sulle Zone Economiche Esclusive di Israele in mare ci sono però contenziosi con il Libano, la Turchia e con i palestinesi della Striscia di Gaza.

Tel Aviv ha in cantiere il progetto di un gasdotto “East Med”, che dovrebbe partire dai giacimenti israeliani, attraversare Cipro e Creta per arrivare in Puglia e poi rifornire l’Europa. In questo caso l’ostacolo maggiore è la Turchia, che rivendica diritti sulle acque territoriali di Cipro e sulle risorse sotterranee. Ma la Turchia ha avanzato anche la pretesa del possesso di tutto il braccio di mare (circa 1000 chilometri) che sta fra l’Anatolia a nord e la Cirenaica libica a sud, tagliando le zone marittime rivendicate da Israele, Grecia e Cipro.

Più est sono i giacimenti di Tanin e soprattutto Karish, che Israele rivendica quasi al confine col Libano. Il problema è che i confini marittimi fra i due stati in guerra non sono stati ancora ufficialmente tracciati.

Dopo Israele Draghi ad inizio luglio andrà ad Ankara, dove conta con l’appoggio di Turchia e Israele a sbloccare la “guerra del grano”. Un’intensa attività diplomatica su cui dovrà resocontare  nelle comunicazioni sul ruolo dell’Italia nella guerra in Ucraina che Draghi farà in Parlamento il prossimo 21 giugno.

In Israele poco prima di Draghi era arrivata anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ma i due non si sono incrociati. Sulla stampa israeliana la visita della Von der Leyen si è sovrapposta  oscurando non poco l’attenzione su quella di Draghi.

 

 

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