Da quando al ministro dell’Istruzione si è installato Patrizio Bianchi, professore di economia liberista, l’acronimo STEM è diventato una specie di grido di battaglia lanciato alla scuola italiana. Questo acronimo, naturalmente preso dall’inglese, che fa molto figo, significa Science Technology Engineering Mathematics,
In molti documenti del Ministero si esalta l’insegnamento rafforzato di queste materie, anzi si è giunti anche a sostenere che esiste un metodo d’insegnamento STEM, i contorni del quale però restano vaghi, dato che l’unica cosa che è chiara è che si tratta di una forsennata accelerazione digital-tecnologica e di un aumento del contatto tra scuola e imprese.
Per addolcire un pochino l’aspetto un po’ “duro” delle STEM, si è in seguito inserita una “A” che significa Arts e le STEM sono diventate STEAM. Questa aggiunta è stata apportata per evitare che una scuola basata sulle STEM (senza A) potesse essere accusata di dimenticare la cultura umanistica e le arti, cosa che fa a pugni, evidentemente, con la tradizione pedagogica italiana.
Tuttavia, si sa che anche le “arti” possono essere intese in tanti modi diversi, come quello per cui la creatività serve all’impresa, alle relazioni commerciali e al marketing e non alla liberazione dei potenziali espressivi della persona.
Se nella scuola pubblica la propaganda STEAM riscuote poco entusiasmo, con relativo disappunto del ministro Bianchi, giunge ora in suo aiuto la Fondazione Golinelli, succursale formativa della Confindustria, specializzata in digitale e in collaborazioni scuola-impresa, che a Bologna aprirà dal prossimo anno scolastico la “Scuola delle idee”, basata appunto sull’idea della cosiddetta metodologia STEAM.
La cosa non è da sottovalutare poiché per la prima volta in Italia si assiste alla nascita di una scuola media inferiore privata che si propone di costituire un’ “eccellenza” rispetto al pubblico. Sinora, le scuole medie inferiori private erano più che altro destinate ad accogliere allievi poltroni oppure provenienti da famiglie che non gradivano che i propri rampolli avessero come compagni stranieri, proletari o disabili.
Inutile dire che la “scuola delle idee” ha avuto un pronto riconoscimento dal Ministero come scuola paritaria. Vediamo in dettaglio come si presenta la scuola della Fondazione Golinelli.
Quaranta ore settimanali d’insegnamento, di cui trenta in classe e le altre destinate a studio assistito, con possibilità di ulteriori laboratori e corsi facoltativi. Naturalmente mensa a pranzo, cosa che resta un sogno per il pubblico che molto spesso deve rinunciare al tempo pieno per la sua assenza e strutture informatiche e didattiche di alto livello.
Il metodo d’insegnamento è STEAM, di cui tentiamo una decifrazione. Diverse pagine della presentazione della scuola, sul sito della Fondazione, sono in inglese, quindi immaginiamo che tale lingua avrà ampio spazio in quella scuola, forse più che il superato italiano. Questo anche perché a quella scuola ci andranno i figli di famiglie ricche, che proseguiranno probabilmente gli studi in licei e università straniere a orientamento liberista, preferibilmente private.
Del resto, si precisa che i giovani che frequentano la “scuola delle idee” svilupperanno il loro “talento” (parola assai infida) e avranno un orientamento alla scelta delle scuole future. Si tratterà di una scuola in relazione con il “mondo reale” tanto che i ragazzi saranno messi in contatto con la realtà del mondo economico e del lavoro, vale a dire che in classe saranno regolarmente presenti manager e capi d’impresa.
Tutto il progetto trasuda peraltro efficientismo aziendalista, cultura d’impresa, visione pedagogica individualista e arrivista. Ampio spazio a laboratori definiti in genere con espressioni inglesi e surdimensionato uso del digitale.
L’arrivismo e l’individualismo sono, peraltro, presenti già prima dell’inizio di tale scuola, poiché ad essa non ci si iscrive, ma si fa domanda d’ammissione. In seguito, la direzione sceglie i fortunati che saranno ammessi.
Quest’anno, avvio dell’esperienza, è prevista solo una classe prima a cui sono stati per ora ammessi solo 18 alunni/e sui 100 che hanno fatto domanda, poiché le classi non dovranno superare i 22 elementi (ma Bianchi non ha detto che le classi poco numerose non si devono fare?). Ma già si prevede di aprire molte più sezioni della scuola nei prossimi anni.
Costo della scuola: 5.500 euro l’anno, una somma non indifferente e certamente proibitiva per le famiglie povere. Tuttavia, la direttrice precisa che poiché “non si vuole lasciare indietro nessuno” ci saranno 4 borse di studio, integrali o parziali, per studenti meritevoli le cui famigli non possono pagare una simile retta. Insomma, un po’ di carità si deve fare (4 borse di studio vuol dire “non lasciare indietro 4 ragazzi”, non proprio “nessuno”).
Al di là delle battute, il progetto è preoccupante. Infatti prefigura un sistema di selezione di classe basato sulla segregazione di censo tra i giovani. Se nella scuola pubblica italiana è sempre esistito un fenomeno di selezione di classe, poi ridenominato elegantemente dispersione scolastica, in questo caso si postula che la selezione avvenga già prima dell’accesso alla scuola.
In buona sostanza, un sistema all’americana, dove alle scuole statali, definanziate e abbandonate, vanno solo i giovani delle classi popolari, mentre per gli eletti rampolli dei ricchi si aprono scuole private destinate a formare la nuova élite dirigente. Un fenomeno certamente nuovo per l’Italia e probabilmente destinato ad attuarsi su tempi piuttosto lunghi, ma non per questo meno grave.
Durante l’estate 2022, tra l’altro, la Fondazione Golinelli terrà dei corsi di formazione per insegnanti sulla metodologia STEAM. Questa, invece, non è una novità, poiché da anni le fondazioni e le associazioni padronali promuovono corsi per i docenti, promuovendo la loro visione della formazione.
Ciò che appare nuovo è che i partecipanti al corso estivo, con il nuovo anno scolastico, svolgeranno il ruolo di “ambasciatori” delle STEAM nelle loro scuole, cercando di convincere i colleghi a seguirli sulla loro strada e di coinvolgerli nella loro prospettiva educativa. Ci auguriamo che ricevano la risposta che meritano, cioè che siano mandati …..
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Marina
Bisognerebbe inoltre ricordare al Signor Bianchi che dalle scuole e dalle università dovrebbero uscire anche i futuri operatori del sociale, insegnanti di tutti i livelli, medici, infermieri, assistenti sociali, ecc.
Sulla loro formazione, silenzio? Sarà STEAM anche quella? O veramente non interessa?