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Se la sinistra radicale avanza, i media padronali silenziano

Come molti, ieri sera, siamo rimasti basiti guardando i titoli dei principali quotidiani italiani – Repubblica, Corriere, Sole24Ore, nelle loro edizioni online – che resocontavano il per loro terribile risultato delle elezioni politiche in Francia.

Tutti e tre, ed anche altri, resocontavano “Macron non ha la maggioranza, exploit di Marine Le Pen”. Poche variazioni lessicali, nessun accenno – neanche nel “catenaccio” – alla clamorosa avanzata di Nupes, la coalizione guidata da Jean-Luc Mélenchon che passa da 17 a 142 deputati.

Anche senza voler evocare una visione “complottistica” (i direttori dei vari giornali che si telefonano per concordare “come diamo ‘sta notizia?”), di sicuro si tratta di una monoliticità che va spiegata. Come minimo bisogna parlare di una “cultura unica” – ricordate il “pensiero unico”? – che fa ragionare nell’identico modo cervelli che dovrebbero essere teoricamente in competizione (per vendere prodotti con nomi diversi).

E’ la cultura unica egemonica ormai da un trentennio, secondo cui qualsiasi opzione sociale o politica di “sinistra radicale”, espressione di bisogni popolari, contrastante dunque oggettivamente con i “programmi di riforme” neoliberisti, non deve esistere.

E se pure esiste non se ne parla. Che è poi il modo con cui il sistema mediatico concorre, specialisticamente, a far sì che non esista o non sopravviva.

Nel mondo immaginario del pensiero neoliberista, insomma, può esistere solo l’interesse del grande capitale multinazionale. Quello che – indipendentemente dal passaporto in tasca ai consiglieri di amministrazione, agli azionisti o persino ai “proprietari fisici” – ragiona (perché opera) su un piano internazionale, condizionando le politiche degli stati e reclamando un “ordine sovranazionale” fatto di regole e istituzioni che gli permettano di muoversi senza ostacoli e senza resistenze.

Al massimo, visto che “in democrazia” deve pur sempre essere rappresentata una parvenza di “pluralismo”, ci può essere soltanto un “pericolo di estrema destra”, rappresentato da personaggi così clamorosamente inadeguati da non costituire mai un vero pericolo. A meno che…

E’ lo schema che in Italia ha prodotto l’ideologia del “voto utile” (in Francia si chiama barrage repubblicano), accettando la quale la sinistra comunista si è suicidata nell’arco di un ventennio.

Paradossalmente ma non troppo, proprio la rigidità assoluta di questo schema, in cui ad una destra liberista sovranazionale ed “europeista” si contrappone una estrema destra razzista e nazionalista, ha prodotto quel che si diceva volesse evitare: il radicamento sociale dell’estrema destra.

Non è difficile da capire. Se c’è un solo modo di governare, e un solo tipo di interessi sociali da affermare (“dobbiamo attirare i capitali internazionali”, dunque “eliminare lacci e lacciuoli alla libera impresa”), una sola guida politico-economica centralizzata nelle tecnoburocrazie di Bruxelles e Francoforte, è inevitabile che tutti gli interessi sociali dimenticati o attaccati da queste politiche finiscano per rivolgersi all’”unica” offerta politica di cui i media siano disposti a parlare: l’estrema destra razzista, fascista, nazionalista. Che viene però ribattezzata “sovranista”, perché rappresentante di una “borghesia minore”, senza respiro – senza business – al di fuori dei confini nazionali…

Il panorama politico francese ci offre fortunatamente un panorama che spezza questo schema liberale e neofascista (il fascismo attuale non è tanto la nostalgia per i gagliardetti e il braccio teso, quanto la neoformazione reazionaria espressione dei nuovi poteri egemoni, abbastanza disinvolta da dipingere come  “partigiani” i nazisti del battaglione Azov).

Lì esiste da anni una sinistra radicale che lotta, si interfaccia con i movimenti popolari spontanei (dai Gilets Jaunes al sindacato conflittuale, come la parte di Cgt che aderisce alla Fsm), ha un programma che prevede la revisione totale dei trattati europei o, in alternativa, un “plan B” che prevede anche l’uscita dall’Unione Europea.

La France Insoumise infatti è il centro motore dell’aggregazione elettorale chiamata Nupes. E bisogna ricordare a tutti i “sinistri del voto utile” che è proprio questa caratteristica ad aver permesso di costruire quel “cartello vincente” che qui in Italia risulta invece sempre fallimentare.

In altri termini, è proprio la forza più critica rispetto all’Unione Europea – Le Pen ha a volte cavalcato il tema, ma le sue prime dichiarazioni post-voto mostrano che si è già calata del ruolo dell’”opposizione responsabile”; euro-atlantica, insomma, in stile Di Maio o Salvini – quella che ha saputo creare la massa critica popolare necessaria a fa convergere spezzoni di partiti o movimenti (dai socialisti di sinistra agli ambientalisti, ecc) altrimenti destinati alla polverizzazione.

Per fare una forza politica, sembra banale dirlo, ci voglio idee forti. E se le metti in campo “le masse” le capiscono, magari lentamente, ma le capiscono.

Non serve una “nuova ideologia” che sostituisca gli ideali socialisti o comunisti, insomma, ma la capacità di far vivere quegli valori nella critica delle istituzioni reali che abbiamo di fronte e che contribuiscono allo sfruttamento del nostro blocco sociale.

Non è dunque strano che sia il sistema dei media – posseduto e controllato da gruppi multinazionali “europeisti” e/o euro-atlantici (do you remember Agnelli?) ad aver colto meglio e per primo “il pericolo vero”: una sinistra che critica radicalmente l’esistente e propone soluzioni altrettanto radicali. Le uniche logicamente all’altezza dei problemi che lavoratori, pensionati, giovani, poveri, ecc, quotidianamente affrontano.

E, avendo colto, i media padronali hanno messo da anni in moto i meccanismi e le tecniche per azzerare questo pericolo. Censurando, mostrificando, mentendo, dossierando…

Ma se le idee sono forti, e non si è disposti a scambiarle per una poltrona istituzionale magari anche minima, alla fine i risultati si vedono.

Anche con il “voto utile”, si sono visti. Ma ve li lasciamo volentieri…

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1 Commento


  • antonio

    …la stampa italiota coi suoi funzionari e i pseudogiornalisti sono preda sia dell’amnesia storica sia preda di una mutazione genetica che la favorisce adattandoli concretamente ad un pensiero unico; etico; reazionario con pratiche neonazistoidi. C’è poco da fare! Questa è oramai una “genia” sprecata; inutile; in preda a corruzione squallida che rincorre una sua narcisistica e isterica mutazione etica ed estetica; individualistica; ipersoggettiva (frutto di una specifica psicosi sociale e in-formativa)! Spero solo che spariscano al più presto; magari autoaffogandosi nella loro miserabile “bava comunicativa”!

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