In un grande film degli anni 70, Quinto potere, il protagonista Howard Beale è un commentatore televisivo in disgrazia, che improvvisamente raggiunge un successo ed un consenso enormi predicando contro il potere nel nome del popolo.
Poi un giorno fa un discorso incauto contro le multinazionali e viene convocato dal mega boss di una di esse, tra l’altro padrone delle tv. Costitui converte lo sprovveduto Beale al credo del potere, alla sua funzione salvifica. Così il predicatore cambia radicalmente registro e in tv inizia a fare comizi a favore delle multinazionali e del sistema. In breve l’audience crolla e la direzione della rete alla fine decide di far uccidere Beale da finti terroristi, per liberarsene senza scontentare il padrone multinazionale.
Beppe Grillo è Howard Beale. Dopo aver raggiunto il massimo successo e potere con i vaffa contro il potere, si è innamorato di Mario Draghi.
Secondo me i ripetuti colloqui tra i due non sono molto a diversi da quelli del film, tra Beale e il super padrone. Draghi avrà illustrato le meraviglie dei misteri della finanza e del potere e avrà spiegato come solo pochi eletti possano agire in essi. Grillo estasiato avrà espresso la sua ammirazione e dedizione. Draghi è del nostro movimento, ha detto quando è nato il governo del banchiere.
E così il predicatore del popolo si è “elevato” a giullare della élite. E anche per lui il gradimento è crollato.
Rispetto al film c’è una sola sostanziale differenza. Beale viene eliminato dal potere perché ad un certo punto è diventato inutile e dannoso. Grillo invece sta eliminando la sua creatura, il M5S, perché oramai gli dà solo il fastidio di ricordargli il suo passato.
Questa la triste parabola di Grillo-Beale.
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