Quelle del 25 settembre non saranno elezioni di “normale amministrazione”. Lo si capisce da alcuni fattori che stanno emergendo in queste giornate che fanno seguito alle dimissioni di Draghi e alla logica del diluvio, logica alla quale i sostenitori della governance dei ricchi e della guerra stanno facendo ampio ricorso per condizionare gli scenari.
Piuttosto strumentalmente l’allarme viene lanciato sulle presunte ingerenze russe sulle prossime elezioni in Italia. E’ una tesi piuttosto strumentale e fuorviante, anche perchè le uniche ingerenze già dichiarate su quello che dovrà essere e dovrà fare il prossimo governo sono quelle indicate qualche giorno fa dalla presidente della Banca Centrale Europea, Cristine Lagarde. Ma su questo la politica, sia quella sdraiata sul draghismo che l’opposizione della corona, continuano a fare i finti tonti, anzi appare del tutto subalterna.
Due giorni fa è riapparso il solito Urso, il presidente del Copasir inabissatosi dopo lo scandalo delle liste nere dei dissidenti anti-guerra, secondo il quale l’Italia “deve fare attenzione ai tentativi russi di influenzare, attraverso la disinformazione soprattutto, la campagna elettorale e dunque i risultati delle prossime elezioni italiane”, previste per il 25 settembre a causa dello scioglimento anticipato delle Camere dopo le dimissioni di Draghi.
Non solo, Urso, ha fatto sapere che il Comitato per la sicurezza della Repubblica (Copasir) se ne sta già “occupando”. Il che, visti i pregressi, non appare affatto rassicurante.
Il presidente del Copasir dice anche di aver avviato un’indagine conoscitiva riguardo un’ingerenza straniera “recente nel sistema di informazione anche attraverso la rete”, che rimane “uno degli strumenti principali utilizzato dalla Russia e non soltanto”.
L’esponente di Fratelli d’Italia approfitta della sua posizione per fare un po’ lo sborone e far sapere che “Qualora dovesse affermarsi quella che è la prima forza politica del Paese secondo i sondaggi, se i russi devono temere qualcosa, quelli siamo innanzitutto noi”. Urso ovviamente si riferisce a Fratelli d’Italia, che indica come “la forza politica che con più determinazione ha affermato che l’Italia dovesse schierarsi con i partner europei e atlantici, con il popolo ucraino e contro la Russia”. Insomma la destra vuole togliere il mestiere al Pd.
Ma Urso non è il solo ad alimentare il fantasma del nemico esterno, Anche l’ esponente del Pd, Enrico Borghi, membro del Copasir, ha dichiarato che : “La caduta del governo e le elezioni anticipate impediranno l’adozione, in Italia, di provvedimenti connessi al Digital services act che la Ue ha in animo di varare entro fine anno, un accordo tra l’Europa e le principali piattaforme social per il contrasto alla disinformazione e alle ingerenze. Un provvedimento protettivo della democrazia italiana che non si potrà costruire. Rischiamo, nelle prossime settimane, un inquinamento del nostro dibattito pubblico a causa di ingerenze straniere e di attacchi cibernetici che si sono già susseguiti da tempo”.
Borghi ha aggiunto che il rischio di un boom di fake news e disinformazione in vista della campagna elettorale sarà “indubbio” e spera che “si possano adottare dei codici di autoregolamentazione”.
Del resto lo stesso Draghi nel discorso al Senato, prima di chiedere la fiducia, aveva sottolineato come sia necessario “bloccare le interferenze russe nella nostra politica e nella nostra società”.
A metà della prossima settimana (la data di convocazione non è ancora disponibile) il ministro della Difesa Guerini interverrà davanti al Copasir per illustrare i contenuti del nuovo decreto interministeriale per l’invio di armi al governo ucraino. Il quarto decreto Armi, come i tre provvedimenti precedenti sarà sottoscritto, oltre che dal titolare della Difesa, anche dai ministri dell’Economia e degli Affari esteri. Anche questa volta la lista degli armamenti resterà secretata.
L’esecutivo dimissionario guidato Draghi, in carica per disbrigo degli affari correnti fino alle elezioni del 25 settembre e all’insediamento del nuovo esecutivo a Palazzo Chigi, ha infatti tra i dossier prioritari da gestire il decreto Aiuti bis e il nuovo provvedimento per l’invio delle armi all’Ucraina
Fuori dall’agenda degli affari correnti c’è invece il dossier sul salario minimo e un’anticipazione del taglio del cuneo fiscale. Insomma le ingerenze della Bce e della Nato sono già state fatte proprie, sia dal governo in uscita che da quello in entrata
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ndr60
Spero di sbagliarmi, ma pare che sia in atto uno scambio paritario tra Italia e Ukraina: armi in cambio della sua “democrazia”.
Vannini Andrea
É assai arduo stabilire chi sia il piu’ fascista: pd o fdi.