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Roma. La rettrice Polimeni non sa spiegare perché i poliziotti dentro La Sapienza

La rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, ha scritto una lettera aperta agli studenti per offrire una sua ricostruzione della brutta vicenda degli studenti malmenati dalla Polizia all’interno dell’Università.

Ma i suoi ragionamenti si infrangono su un semplice dato: la Polizia può entrare all’interno dell’Ateneo solo con il permesso esplicito, ovvero su precisa richiesta, delle Autorità Accademiche.

Dunque delle due l’una: o la professressa Polimeni ha chiamato lei i poliziotti manganellatori e poi, diciamo così, se ne è dimenticata, oppure essi sono entrati nella città universitaria di loro iniziativa infrangendo le regole.

E dunque la massima autorità accademica dovrebbe pubblicamente denunciarlo per consentire magari un’interrogazione parlamentare al neo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che già si è prodotto in una contorta giustificazione dell’operato degli agenti, senza motivare in alcun modo la loro presenza all’interno della Sapienza.

La rettrice accenna, in effetti, ad un presidio fisso della Polizia di Stato ma si tratta di un numero ridotto di uomini, che tra l’altro operano in abiti civili, che dunque non c’entrano nulla con le botte di ieri ai ragazzi.

Care Studentesse e cari Studenti – scrive la Polimeni ai ragazzi della Sapienza – ritengo doveroso condividere con voi una breve nota in merito a quanto avvenuto nella mattinata del 25 ottobre scorso presso il cortile adiacente all’ingresso dell’edificio della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione.

Come è noto, era previsto in quella data un convegno organizzato da un’associazione studentesca e regolarmente autorizzato – come quotidianamente avviene con tante altre associazioni – che avrebbe dovuto vedere la partecipazione di docenti del nostro Ateneo e di esponenti politici e giornalisti.

Vista l’intenzione manifestata da parte di alcune studentesse e di alcuni studenti di contestare e impedire lo svolgimento del convegno, le autorità preposte alla sicurezza si sono adoperate per garantire la realizzazione dell’incontro e, al contempo, tutelare la sicurezza di chi avesse voluto prenderne parte.

Come certamente saprete, Sapienza ha all’interno della propria Città Universitaria un presidio fisso della Polizia di Stato che, in totale autonomia rispetto all’Ateneo, adotta le azioni che ritiene più consone, in coordinamento con la Questura territoriale di riferimento, per tutelare la sicurezza della nostra Comunità e di coloro che usufruiscono delle nostre strutture e dei nostri servizi.

Alla luce di ciò, tengo a precisare che l’intervento delle Forze dell’Ordine nel corso delle contestazioni è stato deciso e coordinato dal Dirigente del servizio predisposto dalla Questura di Roma, che lo ha ritenuto necessario per garantire l’ordine pubblico.

Ho già avuto modo di ricordare nella nota diffusa attraverso i canali ufficiali dell’Ateneo che l’Università deve essere un luogo in cui si studia, si cresce, in cui bisogna incontrarsi e confrontarsi, ma mai scontrarsi fisicamente. S

apienza condanna fermamente ogni forma di violenza. Continueremo per questo a lavorare per garantire, ad ogni individuo che agisce secondo i Principi costituzionali, il diritto a manifestare liberamente le proprie opinioni nel rispetto della pluralità delle idee. Intensificheremo gli incontri con tutte le anime della nostra Comunità, a cui nei giorni scorsi hanno preso parte anche alcuni dei gruppi studenteschi che hanno partecipato alle contestazioni.

Vigileremo affinché in ogni sede dell’Ateneo venga garantita ad ogni membro della nostra Comunità la possibilità di esprimersi e affinché non si ripetano episodi dolorosi come quello a cui abbiamo dovuto assistere lo scorso martedì”.

Falso decisamente falso; il rettore deve decidere di far entrare camionette di forze dell’ordine attrezzati di manganelli e caschi per cariche della polizia contro studenti che volevano mettere un semplice cartello con scritta antifascista davanti la facoltà. Vergogna!”, ci ha dichiarato un docente che ha assistito ai fatti.

La Polimeni, osserva un altro docente, “sembra voler dire che è stata una decisione della Questura, non sua, quella di farli entrare … mi pare strano. E poi i giornali parlando della violenza degli studenti: un gruppetto che stava manifestando in modo pacifico, ragazzi inermi trattati a manganellate”.

Incapace – elenca un terzo docente – inetta, prepotente, falsa, ipocrita, ambigua, ingannatrice e repressiva, antidemocratica, la nostra cara rettrice con la erre minuscola dice il falso, è lei che ha autorizzato l’ingresso della Polizia perché lo prevede la legge e se non è così allora denunci il Ministero dell’Interno per una non corretta intromissione nelle responsabilità del rettore”.

* da Il Faro di Roma

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