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Il “divanismo” non è mai esistito, gli attacchi al reddito di cittadinanza sì

Ieri mattina ho letto un articolo su La Repubblica nel quale – sulla base di studi dell’Anpal, l’agenzia che si occupa di politiche attive del lavoro – viene sfatato il mito del percettore del reddito di cittadinanza che “sta sul divano a prendere soldi senza fare nulla“, perché in sei casi su dieci ci sono difficoltà di vario tipo a rientrare nel mondo del lavoro e spesso le offerte non sono congrue.

Mi sono venute subito in mente due cose.

La prima è che, da quando questa misura è stata introdotta, è stata sotto un fuoco continuo non solo da parte del mondo imprenditoriale, ma anche dai giornali che pubblicavano continuamente articoli sensazionalistici sui “furbetti” e le truffe.

Bene che finalmente la realtà comprovata da dati e ricerche venga a galla, ma non ce ne si può ricordare solo ora che a Palazzo Chigi c’è Giorgia Meloni, che continuerà a colpire il reddito come hanno fatto tutti i governi precedenti.

La seconda cosa è la necessità di un miglioramento e non un restringimento del reddito di cittadinanza, mentre va condotta una critica serrata alle politiche attive, da anni spacciate come unica soluzione in un mercato del lavoro il cui vero problema è la precarietà e i salari da fame.

Né il centrodestra né il centrosinistra ci faranno favori, solo un autunno caldo ci permetterà di ottenere un miglioramento delle condizioni di vita!

 

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2 Commenti


  • Pasquale

    Ben detto Compagna Collot.


  • giancarlo

    Vi ricordate da chi è stato introdotto?

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