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La manovra del governo Meloni è come quelle dei precedenti, vergognosa l’abolizione del reddito di cittadinanza

Il consiglio dei ministri di ieri ha licenziato la prima manovra del governo Meloni. Se le prime misure di palazzo Chigi hanno fatto presagire una stretta sui diritti di manifestazione, sui soldi il nuovo esecutivo si è mostrato molto simile al precedente.

Il più dei fondi serve a confermare per il 2023 le misure dei decreti Aiuti, il taglio al cuneo fiscale e per introdurre “Quota 103”, evitando lo scalone pensionistico di “Quota 102”. È stata aumentata la tassa sugli extraprofitti del settore energetico, peccato che poco viene fatto dalle istituzioni per esigere l’ammontare dovuto dalle aziende che si oppongono a questa misura di solidarietà.

Arriviamo poi alle note dolenti, meno sbandierate dal governo. È stato dimezzato lo sconto benzina e diesel, e la maggior parte degli interventi di tutela non coprirà comunque tutto l’anno. Se da una parte viene ridotta l’Iva su assorbenti e pannolini, rimane intoccata quella su pane, pasta e latte. Insomma, scelte che sembrano più utili a fare propaganda che a stare davvero accanto alle donne più in difficoltà.

Ci sono poi le scelte identitarie del governo, come un’altra grande opera inutile come il ponte sullo Stretto di Messina, e soprattutto il colpo di grazia al reddito di cittadinanza. Nell’anno che verrà sarà possibile riceverlo per soli 8 mesi, mentre i suoi problemi di fondo non sono stati toccati. Si perderà il beneficio dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, che spesso congrua non è e che magari è dall’altra parte d’Italia.

Tutto prepara la definitiva cancellazione del reddito nel 2024, con centinaia di migliaia di persone abbandonate alla povertà. Un duro attacco ai settori popolari su cui verrà scaricato il peso della crisi e dell’economia di guerra, con tutto l’arco parlamentare concorde.

Giorgetti stesso ha detto che il mantenimento di molte misure era quasi obbligato, mentre Meloni ha rivendicato un preciso profilo politico alla manovra. Scritta in ossequioso rispetto dei vincoli di bilancio secondo l’idea che lo stato sia “come una famiglia”, a detta del capo di governo. Qual è la differenza con Draghi e i precedenti esecutivi? Stessa ideologia, stesse misure, mano un po’ più pesante, ma l’alternativa di cui abbiamo bisogno andrà costruita in piazza!

*portavoce nazionale di Potere al Popolo

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1 Commento


  • Pasquale

    Gli stolti parlano del RdC come di uno sperpero di denaro, e allora le indennità dei parlamentari italiani o quelle dei consiglieri regionali o quelle dei sindaci delle grandi città? Il problema più grande in Italia è il RdC ma si continuano ad acquistare gli F35 e a finanziare guerre per conto del padrone americano, si attacca il RdC per colpire le numerose famiglie che non mettono insieme il pranzo con la cena e tutti quei minori che le stime degli osservatori quantificano in un milione e trecentomila e vivono in regime di povertà assoluta. Questa classe politica odia i poveri non la povertà!
    Bisogna fermare questi criminali.

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