Ore 19. Alla fine di una giornata nervosa, gli operatori di Borsa hanno tirato il fiato. Quella che in mattinata sembrava un crollo generalizzato si è rivelato alla fine una brutta e pesante caduta, ma non una frana inarestabile. Sul piano macro, “un avvertimento” inviato dai mercati su quello che potrebbe accadere se Berlusconi dovesse davvero – e incredibilmente – avvicinarsi pericolosamentealle poltrone di governo che contano.
Il FTSE MIB, l’indice azionario, ha chiuso a -2,2% dopo essere sceso fin oltre oltre il 3,8%. Francoforte è risultatata addirittura positiva dello 0,17%, mentre Londra pareggia (+0,1%), più o meno come Parigi. Negativa solo Madrid, più esposta alla crisi del debito.
Interessante il fatto che a Milano è andato bene soltanto il titolo azionario Mediaset (+2%), che ha ovviamente beneficiato della nuova discesa in campo di Silvio Berlusconi (una parte del mercato è abituato al fatto che il titolo vada meglio quando il boss è dentro il Palazzo, mentre una parte decisiva ha contribuito alla sua resa, tredici mesi fa, affonsandolo del 12% in meno di due ore). È stato il settore bancario a pagare invece il prezzo più caro: Mediolanum (altra azienda berlusconiana) ha chiuso a -5,9%, Mps del 5,8%, Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno ceduto il 5,15%.
Lo spread tra Btp e Bund ha toccato un massimo di 360 punti base per poi chiudere a quota 352. Ancora più evidente, su questo fronte, il carattere di “avvertimento” contenuto nella dinamica dello spread.
Ore 12,30 Lo spread continua a salire: 362 punti.
Ore 11.50. Lo spread supera i 360 punti.
Ore 11,30. Milano resta la piazza peggiore d’Europa, con il -3,3%;Madrid segue a gran distanza, con il -2%, mentre Francoforte perde soltanto lo 0,6 e Parigi lo 0,8. Londra appensa sotto la parità, con -0,3. “i mercati” stanno dunque segnalando che c’è un problema “specificamente italiano”. Lo spread sale ancora: 356 punti.
Ore 10,45. La borsa a -3,2%.
Ore 10.30 Anche il pm del “processo Ruby”, Ilda Boccassini, ha modo di inquadrare la “strategia processuale” berlusconiana alla luce delle tensioni elettorali. «Questa è una strategia per dilatare i tempi, del processo per arrivare alla campagna elettorale». La ragazza marocchina, forse non per caso, non si è presentata a testimoniare , come parte offesa, senza documentare il motivo dell’assenza. Pare che sia all’estero – spiega il suo avvocato – ma senza precisare dove e tantomeno quando intenda tornare in Italia.
Ore 10: laborsa di Milano crolla a -3%, lo spread a 354.
Appena riaperte le contrattazioni di borsa, stamattina, i corsi azionari sono precipitati del 2,3% a piazza Affari, mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi è risalito soprai i 350 punti. Un messaggio chiarissimo: “se volete affidarvi a Berlusconi, fate pure, vi sbraneremo vivi”.
La raffica di reazioni internazionali alle annunciate dimissioni dell'”uomo dei mercati” è univoca: tutte i poteri di un qualche significato esistenti al mondo è pronto a sparare ad alzo zero contro l’Italia.
Anche se «non è riuscito a stimolare la crescita economica», scrive il New York Times, Monti «ha rimesso in piedi l’Italia riaccreditandola davanti ai mercati finanziari di tutto il mondo». E’ l’argomento della “credibilità” di un paese, che ha notevole importanza per chi pretende di star dentro il sistema globale come “difensore del libero mercato”, “liberale” o “moderato”.
Anche Il Wall Street Journal – certamente non “progressista” (il proprietario è i magante australiano Rupert Murdoch) sottolinea come la decisione del presidente Monti rischi di aprire la strada ad una fase difficile per l’Italia. Perché il problema – a livello globale – non è quanto di destra sei, ma la qualità della tua “reputazione” come leader. E “la mummia” ha fatto abbastanza per azzerarla definitivamente.
Anche l’istituzionalissimo (e democristiano) quotidiano tedesco Der Spiegel elogia Monti ed è molto critico con Berlusconi. Citando Barroso, ricorda che «la relativa calma sui mercati finanziari non significa affatto che la terza più grande economia della zona euro abbia superato la crisi del debito: l’Italia deve rispettare le sue riforme». Lo scenario è semplice: se il debitore è “serio”, il creditore può anche aspettare con calma; ma se è un pagliaccio, allora bisogna cercare di “rientrare” subito, anche a costo di farlo fallire. E quindi l’ipotesi di un ritorno di Silvio Berlusconi «È l’ultima cosa che di cui l’Italia ha bisogno».
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa