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A Montecitorio non si può manifestare, “c’è la guerra russo-ucraina”

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dell’Unione Sindacale di Base contro il divieto imposto dalla Questura di Roma alla manifestazione indetta da USB in piazza Montecitorio venerdì 2 dicembre, in occasione dello sciopero generale nazionale.

Riservandosi la trattazione collegiale per il 20 dicembre, in via cautelare il Tar ha detto no a USB perché il divieto della Questura mira a salvaguardare sicurezza e incolumità pubblica in un periodo di “tensione politica derivante dalla guerra russo-ucraina e dai connessi problemi economico-sociali” e perché riveste decisiva importanza “la prescrizione dello svolgimento dell’iniziativa nella stessa data in piazza Santi Apostoli”.

Insomma, secondo il Tar del Lazio “questo o quello pari sono”: il Parlamento e la Prefettura di Roma hanno lo stesso rilievo costituzionale e istituzionale.

Che uno sia la sede del potere legislativo e l’altro un ufficio periferico dell’amministrazione dello Stato, non fa differenza. Illustrare le proprie idee e manifestare il proprio dissenso a un parlamentare eletto in rappresentanza del popolo o a un direttore amministrativo sono la stessa identica cosa.

Se poi la guerra russo-ucraina è veramente una motivazione ostativa allo svolgimento di una manifestazione, non rimane che un’amara constatazione: in Italia è stato istituito il divieto di manifestare.

Venerdì alle12 l’Unione Sindacale di Base terrà una conferenza stampa in piazza Santi Apostoli per illustrare la propria posizione, le iniziative in programma sul diritto di manifestare e farà il punto sullo sciopero generale indetto da USB e dal sindacalismo di base e sulla manifestazione nazionale in programma sabato 3 dicembre a Roma, con inizio alle 14 a piazza della Repubblica.

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