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Reato di opinione: la nuova frontiera dell’attacco ai dipendenti pubblici

USB dice no alle modifiche del governo al Codice di comportamento

Non vi sono altre parole per descrivere le modifiche, in perfetto stile militaresco, che si vorrebbero introdurre al Codice di comportamento dei dipendenti pubblici e che sono contenute in uno schema di decreto del Presidente della Repubblica da adottare entro il 30 giugno 2023: reato d’opinione.

Un testo volutamente generico e indefinito nella individuazione delle fattispecie sanzionabili ed estremamente puntuale nella pervasività con la quale si vorrebbe intervenire su qualsiasi comportamento individuale  che sia espressione del legittimo diritto di critica.

Beninteso, non che in questi anni ci siano sfuggiti interventi sanzionatori limitativi della libertà di espressione anche nel settore pubblico, ma inserirli nel Codice di comportamento significa spalancare le porte a una vera e propria caccia alle streghe nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici col chiaro intento di impedire qualsiasi forma di manifestazione del dissenso.

Attraverso lo strumentale uso della “lesione al decoro, all’immagine e al prestigio della Pubblica Amministrazione” si arriva quindi ad inibire la libertà di espressione.

Lo schema del decreto è un manifesto degli orrori ma la perla è l’articolo 11 ter sull’utilizzo dei mezzi di informazione e dei social media perché è soprattutto su questi strumenti che si concentra l’accanimento, prevedendo che il dipendente sia tenuto ad “astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al decoro, all’immagine e al prestigio della PA“.

Il dipendente dovrà anche vigilare che sulla sua bacheca non vi siano commenti di terzi che nuocciano alla reputazione della PA: quindi il dipendente pubblico dovrà prestar attenzione anche a ciò che gli altri utenti scrivono sul suo profilo.

Per portare a compimento questa operazione, le amministrazioni si doteranno di una social media policy individuando le condotte che possono nuocere all’amministrazione e le modalità di rilevazione delle violazioni.

Nel commentare questa modifiche il ministro Zangrillo ha parlato di interventi diretti a valorizzare le persone che lavorano per l’interesse collettivo.

E allora delle domande ci sorgono spontanee.

Sig. Ministro, per valorizzare l’interesse pubblico lei pensa che occorra investire sulla PA potenziando gli organici e quindi i servizi pubblici alla cittadinanza e magari anche stanziando le risorse per i rinnovi contrattuali o costruire una gabbia dentro la quale nemmeno si possono esprimere le proprie opinioni?

Sig. Ministro, ledono alla reputazione della Pa i vostri (e anche quelli dei precedenti governi) tagli alla sanità che stanno attentando al diritto alla salute o il legittimo diritto di critica sulle condizioni in cui avete ridotto la sanità pubblica?

Sig. Ministro, lede all’immagine della scuola, chi denuncia l’abominio dell’alternanza scuola lavoro che sta producendo la morte di giovanissimi studenti o chi ha introdotto questa forma schiavistica e mortifera di lavoro gratuito?

Potremmo continuare all’infinito, ma ci fermiamo qua.

Il modello di dipendente pubblico che avete in mente è quello di un lavoratore impoverito che assiste – spettatore silente – allo sfascio della Pubblica Amministrazione.

Stiamo valutando tutte le iniziative che si renderanno necessarie per rispedire al mittente questo vero e proprio attacco alle libertà sancite dalla Costituzione.

Non ci avrete mai come volete voi…

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