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Alfredo Cospito, prigioniero in sciopero della fame, come e oltre Bobby Sands

Accade in Italia. Un prigioniero politico anarchico, Alfredo Cospito, è arrivato ormai a 68 giorni di sciopero della fame, oltre il limite di Bobby Sands, martire della lotta del popolo irlandese, che non sopravvisse al 66esimo giorno nel famigerato Blocco H del carcere di Long Kesh nel 1981.

Il caso di Alfredo Cospito è finalmente rimbalzato all’attenzione mediatica e giuridica, mentre rimane latitante quella della politica.

Alfredo Cospito è stato arrestato e condannato per il ferimento di un dirigente della Ansaldo nucleare e con l’accusa di aver fatto esplodere due ordigni a bassa intensità nella sede di una scuola per allievi carabinieri in provincia di Cuneo. L’esplosione, avvenuta in orario notturno, non ha causato alcuna vittima e neppure danni gravi. Eppure lo scorso luglio, il reato venne riformulato in una fattispecie molto più grave dell’originaria, dal momento che passò dall’art. 280 c.p, ovvero “attentato per finalità terroristiche”,  a “strage ai danni dello Stato”, ex art. 285 c.p.. Si tratta di uno dei reati più gravi previsti dall’ordinamento italiano, che apre la strada all’egastolo ostativo, conosciuto sinteticamente con la definizione “fine pena mai”. Non solo: nel maggio 2022, a Cospito venne comminato anche il regime 41bis, ovvero il regime di carcere duro.

La questione, se sul piano politico si configura come un vero e proprio accanimento giudiziario e carcerario,  si è ulteriormente complicata, dal momento che, mentre il 20 dicembre scorso il Tribunale di sorveglianza ha stabilito che il detenuto permanga nel regime carcerario previsto del 41 bis, la Corte di Torino ha contemporaneamente accolto la richiesta della difesa, tesa a contestare la riformulazione del reato il 285 c.p. Ciò è valso a inviare la questione alla Corte Costituzionale che, se l’esito risultasse positivo potrebbe vedere una riduzione della pena dall’ergastolo a 21- 24 anni di carcere.

Nel frattempo, nel paese continuano sia le mobilitazioni e si sono aperte anche brecce nel sistema mediatico. La richiesta diffusa è la sospensione immediata dell’applicazione dell’art.41 bis a Cospito ma è evidente come la vera questione sia la natura punitiva delle sentenze contro il prigioniero anarchico per l’evidente sproporzione dei fatti rispetto alla condanna.

Il rischio che un prigioniero politico muoia nelle carceri italiane a seguito di uno sciopero della fame, si va palesando concretamente, evidenziando responsabilità politiche, giudiziarie e carcerarie pesanti per lo Stato.

Per quanto riguarda le mobilitazioni, ieri a Firenze si è tenuto un Sit-In per Alfredo Cospito in piazza SS Annunziata, in giro per l’Italia si sono svolti vari presidi, mentre altri sono annunciati il 31 dicembre prossimo con una manifestazione a Roma il 31 dicembre e un presidio sotto al carcere sardo di Bancali, il 1° gennaio 2023 dove Cospito è rinchiuso.

 

 

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6 Commenti


  • Andrea Vannini

    COMPAGNI LIBERI. STATO ASSASSINO E CRIMINALE.


  • c. Sergio Binazzi

    è veramente una cosa inaudita come del resto è il paese in cui viviamo. Bisogna proprio dire che l’ingiustizia regna sovrana in italia e in una bella parte del mondo. Con tutte le stragi e le porcheria a tutti i livelli ai quali si è dovuto assistere alle quali sono state inflitte piene irrisorie si finisce per inquisire e demonizzare un poveraccio che ha fatto molto poco in rispetto a situazioni ben più gravi. diceva Bertolt Brecht: quando l’ingiustizia diventa legge la resistenza è un dovere.


  • Manlio Padovan

    Ho letto sabato scorso l’articolo di Enrico Caria su “ALIAS” l’allegato a il manifesto.
    Non so cosa pensare e mi piacerebbe che faceste un articolo serio su quell’articolo che può sembrare una favola, ma che contiene elementi legati al caso che modificano sostanzialmente la situazione.
    Grazie.


  • Oigroig

    Ecco quello che scriverei io sull’articolo del “Manifesto”, in sintesi.

    Quello di Enrico Caria è un articolo che vorrebbe essere ironicamente solidale, ma come dice il poeta “per un po’ d’ironia si perde tutto”. Ormai il carattere caricaturale e grottesco della realtà presente va molto oltre qualsiasi possibilità di satira, e la satira rischia di servire solo a far vedere che ancora “si può parlare e scherzare liberamente” perché siamo in “democrazia”, e quindi al riparo da autoritarismo e dittatura… C’è un riso che prepara la libertà e c’è un riso che è effetto della servitù, anche inconsapevole… My two cents.


  • Manlio Padovan

    Prendo atto dimettere stai un ingenuo; ma mi pare, dopo avere riletto l’articolo, che il giornalista si sia assunto un compito non suo e pericoloso.


    • Redazione Contropiano

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