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Governo a tinte fosche. In carcere per un po’ di vernice

La circostanza della scarcerazione dopo una sola notte dei tre attivisti di Ultima Generazione che avevano lanciato la vernice sul palazzo del Senato non elimina la vergogna assoluta degli arresti ai quali erano stati sottoposti.

Una misura cautelare come minimo spropositata insieme allo stesso capo di imputazione, danneggiamento aggravato, quando bastava contestare il reato di imbrattamento previsto appositamente per casi simili.

Davide Nesi, Alessandro Sulis e Laura Pacini sono tornati in libertà per decisione di un giudice monocratico mentre il pubblico ministero aveva chiesto l’obbligo di dimora. La causa per la discussione è stata rinviata al prossimo 12 maggio.

Insomma, è stato fatto un altro chiarissimo passo verso una compiuta repubblica penale arrestando attivisti di un movimento che dice di seguire una disciplina rigorosamente non violenta. «Durante l’imbrattamento il Senato era vuoto, non volevamo colpire il Presidente come accusa Ignazio La Russa»,

L’azione di Ultima Generazione «è stata come sempre pacifica e non violenta, non avrebbe mai potuto né voluto arrecare danno alle persone. Il semplice imbrattamento è considerato punibile dal codice penale con un reato specifico.

Gli attivisti però, nonostante la chiarezza della previsione di legge e nonostante siano rimasti sul posto in attesa dell’intervento delle forze dell’ordine nel pieno rispetto dei principi della non violenza, sono stati trattenuti e verranno processati per direttissima con l’accusa ben più grave di reato di danneggiamento».

«Siamo di fronte all’ennesimo abuso» per «intimorire e criminalizzare chi sta cercando di portare l’attenzione sul vero crimine che questo governo sta commettendo forte dell’appoggio di una classe politica corrotta e di parte dei media» dicono in un comunicato gli attivisti.

Ignazio La Russa l’aveva messa giù dura convocando il consiglio del Senato, chiamando al telefono il ministro dell’Interno Piantedosi al fine di organizzare “misure preventive”, come se Palazzo Madama si trovasse sotto chissà quale attacco.

A contribuire a creare l’ennesima inesistente emergenza anche gli investigatori della Questura di Pavia che hanno chiesto la Sorveglianza speciale per Simone Ficicchia, 20 anni, protagonista di una serie di azioni tra le quali il lancio di vernice sull’ingresso del teatro Alla Scala il 7 dicembre scorso.

Gli investigatori mettono nero su bianco che Ultima Generazione è «un movimento oltranzista che riesca a far fronte sembra anche alle spese di sostentamento dei suoi componenti».

Sulla richiesta di sorveglianza speciale dovrà decidere il Tribunale di Milano in una udienza fissata per il prossimo 10 gennaio. Simone Ficicchia viene descritto come «un elemento di punta di tale organizzazione risultando sempre in prima linea nelle azioni delittuose perpetrate da tale associazione». Ficicchia, ripetiamo 20 anni, è in pratica accusato anche di non lavorare e di essere “mantenuto dall’organizzazione”.

La logica della risposta da parte dei poteri sembra la stessa che ha portato per fronteggiare i quattro o cinque rave all’anno che si organizzano in Italia a una sorta di legislazione speciale.

I toni e il linguaggio usati forse ancora più degli arresti e delle misure di sorveglianza dimostrano che siamo dì fronte a una evidente strumentalizzazione che si coglie anche senza avere simpatie per Ultima Generazione, che non sembra puntare all’insurrezione armata.

 * da il Riformista

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1 Commento


  • giuseppe

    si fanno prigionieri politici,innegiando alla libertà per i giovani iraniani o ai prigionieri del despota russo,galera per i giovani italiani libertà per i teppisti altrui.

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